Gala, barboni e Indocina come debutto

Rendez-Vous, Nuovo Cinema Francese

Dal nostro inviato al festival, Riccardo Tavani

Un grande ricevimento di gala a Palazzo Farnese di Roma, storica sede dell’Ambasciata di Francia in Italia, e la proiezione di un film scassa botteghini al Nuovo Sacher, storico cinema di Nanni Moretti, tra Trastevere, Porta Portese e Testaccio. Questa la partenza bruciante della IX edizione del Festival Rendez-Vous, Nuovo Cinema Francese, che si svolge a Roma dal 3 all’8 aprile 2019, ma si sposta subito dopo a Palermo, Torino, Milano, Bologna, Firenze e Napoli. L’Ambasciatore Christian Masset ha fatto gli onori di casa a Palazzo Farnese, illustrando lo spirito del festival, soprattutto nel suo intento di riportare in auge una storica collaborazione e reciproca influenza tra le due nostre cinematografie cugine. Ha presentato con Isabelle Giordano, direttrice di UniFrance, il grande compositore di musica da film Alexandre Desplat, il quale la mattina seguente era ancora a Palazzo Farnese per una Masterclass dal titolo La musica come viaggio umano. È stata poi la volta del frizzante Louis Julien Petit, appena di ritorno dal Cinema Nuovo Sacher, dove Nanni Moretti aveva presentato il suo film Les Invisibles. L’Ambasciatore Masset ha dichiarato poi aperta la festa, tra coppe di champagne, tartine charmant, petit cuscus, risotti, polentine avec du fromage, seducenti dolcetti tra gli stupendi corridoi, saloni, soffitti della magica magione di Piazza Farnese.

Non un film di gala, invece, quello di Petit, Les Invisibles. Campione d’incassi in Francia, si potrebbe definire un anti-commedia sociale. Anti commedia perché non si ride della situazione sociale che coraggiosamente porta sullo schermo, ma per come i personaggi, anzi, le personagge, reali della vicenda l’affrontano, facendo ricorso alle più recondite forze di schiettezza, ironia, possibilità umane che la vita ha scaraventato nel vagabondaggio, accattonaggio al margine delle strade parigine. La vicenda si svolge all’interno di un centro di accoglienza diurno realmente esistente, l’Envol. Qui donne di ogni età e provenienza vengono la mattina presto, dopo le loro nottate all’addiaccio, per una doccia, un caffè, un the, un riposo al coperto. Poi, nel pomeriggio, devo tornare in mezzo alla strada. Il regista, trascinandoci nel divertimento irresistibile che emana da queste barbone e dalle volontarie che dirigono il centro, denuncia le paradossali situazioni di crudeltà amministrativa, astrattezza burocratica, dei call center che non rispondono mai a fronte di urgenze drammatiche da risolvere, in cui incappano le strutture centrali dell’assistenza sociale francese. C’è però da dire una cosa. In Francia un film del genere è possibile realizzarlo, con tutto il suo carico di comicità e serietà. In Italia no, perché di simili centri statali, pubblici per barboni, senza casa, persone smarrite a sé e alla società non ne abbiamo proprio. Il film esce sui nostri schermi la prossima settimana. Da non perdere, soprattutto se poi si vuole entrare in contatto – tramite le loro pagine sui social media – con queste meravigliose donne, che si sono assegnate tutti nomi altisonanti della jet society internazionale.

Un altro film proiettato a Nuovo Sacher nella seconda giornata della rassegna è stato Les Condins du monde, di Guillaume Nicloux. Ambientato nella guerra francese d’Indocina negli anni 1945-46, trasuda sudore, umidità d’acquitrini, piogge, giungle, fumerie d’oppio e bordelli vietnamiti. La natura è non solo uno dei temi ma anche uno dei personaggi incombenti della vicenda. Natura contrapposta al meccanismo bellico, agli scatti meccanici e al fuoco delle armi. Così come il tema dell’amore è contrapposto a quello dell’ossessivo accecamento vendicativo, all’orrore delle efferatezze che seviziano, sezionano spietatamente i corpi dei combattenti. Con una radice in Cuore di tenebra, il romanzo di Joseph Conrad del 1899, cui Fancis Ford Coppola si ispirò il Apocalypse Now, del 1979, con Marlon Brando. La radice comune è l’idea di arruolare nell’esercito francese giovani vietnamiti catturati e ridotti alle fame per meglio combattere e catturare Vo Binh, lo spietato e inafferrabile luogotenente di Ho Chi-Min. Il film si nutre però di tutta la grande stratificazione cinematografica sedimentata nel genere Vietnam, pur riuscendo nell’impresa quasi proibitiva di una narrazione del tutto originale. E se nel film di Coppola incombe la grande figura di Marlon Brando, nel ruolo di Kurtz, qui emerge quella corposa – non solo fisicamente ma attorialmente – di Gerard Depardieu, nelle vesti di un romanziere amaro e disilluso ma capace di amicizia esistenziale vera. Lang Khê Tran interpreta invece la perturbante Maï, tigre gialla, nello scontro tra follia e amore che sconvolge il sergente Robert Tassen, febbrilmente interpretato da Gaspard Ulliel.

 

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