Che anno è…?

Forse i più non vi prestano molta attenzione, ma le monete euro che usiamo quotidianamente riportano, su un lato, l’anno in cui sono state coniate. Lo stesso si poteva riscontrare sulle rimpiante lire della Repubblica ma anche per quelle magari meno note del Regno d’Italia.
La pratica di datare le monete non è affatto moderna, ma risale ai tempi antichi.
Benché la nascita della moneta risalga a 2600 anni fa, bisogna attendere qualche secolo affinché questa di perfezioni, ed assuma quel ruolo di mezzo di pagamento e di diffusione della propaganda al tempo stesso.
Nel mondo greco, ad Atene, gli anni erano definiti dal nome dei due magistrati, detti arconti, che davano il nome all’anno in cui erano in carica e perciò erano detti eponimi. Sulle monete non riscontriamo nomi di questi magistrati, se non più tardi, quando la città non aveva più l’indipendenza politica ed era stretta tra la Macedonia e Roma.
In quest’ultima gli anni si contavano “Ab Urbe Condita” ovvero a partire dalla fondazione della città, fissata già durante il I secolo a.C. al 753 a.C. In alternativa, come ad Atene, l’anno era identificato dai consoli in carica in quello specifico anno: il 262 d.C. ad esempio, sarà il 1015 Ab Urbe Condita, oppure “quello sotto il consolato dell’imperatore  Gallieno e di Mummio Faustiano.
La datazione la si riscontra soltanto a partire dalla monetazione di età imperiale e segue le cariche rivestite annualmente dall’imperatore. Non sempre viene espressa sulle monete coniate, ma quando avviene essa è contata secondo la carica della Tribunizia Potestà, rinnovata annualmente dall’imperatore a partire dalla sua incoronazione. Una moneta di Caracalla con su scritto TR(ibunicia) P(otestate) XV, ad esempio, è stata emessa nell’anno della sua quindicesima Tribunizia Potestà ovvero nel 212 d.C. circa, dato che la prima venne da lui rivestita nel 198 d.C.
Esistono tuttavia rarissimi esempi in cui su una moneta si riscontra la datazione espressa “Ab Urbe Condita”. È il caso di alcune monete, del periodo di Adriano, in cui al rovescio, vi è la dicitura ANN. DCCCLXXIIII NAT VRB, ovvero “nell’anno 874 dalla nascita dell’Urbe”. Un altro caso è quello di una moneta emessa dal meno noto Pacaziano. In questo caso la moneta è datata all’anno 1001 dalla fondazione della città: siamo nel 248 d.C. Sulla moneta è raffigurata Roma in trono e la legenda recita: ROMAE AETERNA MILL ET PRIMO.
L’uso di datare le monete si rarefa a partire dal IV secolo, fino a diventare quasi del tutto desueto nel V. A partire dal VI secolo, con la riforma della moneta di bronzo operata da Giustiniano nel 538-539, gli anni saranno espressi soltanto su questo tipo di monete e coincideranno con l’anno di regno dell’imperatore. A partire dalla fine del VI e per tutto il VII, a fianco al compito annuale per anni di regno, sulle monete si affianca quello in base all’indizione, un ciclo di 15 anni che si rinnova dopo il quindicesimo.
A partire dall’VIII secolo, le monete non saranno più datate, nè nell’Impero Bizantino, nè in Occidente. Bisognerà attendere, per entrambe le parti, il XIII secolo e soltanto dal XV-XVI secolo, sulle monete, appariranno gli anni contati a partire dalla nascita di Cristo.
di Fabio Scatolini
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