La semplicità di Ago, storia di un capitano
Piazza dei Sanniti è colorata di rossoblu, come i colori delle bandiere dell’Atletico San Lorenzo. Sventolano fiere ai lati del Nuovo Cinema Palazzo, la struttura occupata dal 2011 da cittadini, studenti e artisti per bloccare l’apertura di un casinò. Da quel momento si sono organizzati spettacoli, concerti, dibattiti, seminari, fino all’assoluzione in processo civile che conferma la legittimità di quell’azione.
Lo scorso mercoledì 17 aprile era l’ennesima festa. Decine di bambini tra pennarelli, ciambelloni e palloni. Tutti baciati dal sole, lo stesso sole che brillava sui “tetti dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone”. Inizia così La leva calcistica della classe 68, di Francesco De Gregori, in cui si racconta la storia di Nino e della sua maglia numero 7. È lo stesso protagonista del libro presentato davanti ai bambini e ai loro genitori al Nuovo Cinema Palazzo, dove però si chiama Agostino e sulle spalle ha la numero 10. Giulia Franchi e Massimiliano Di Lauro, per l’editore Biancoenero, raccontano infatti la storia di Agostino Di Bartolomei, storico capitano della Roma di Liedholm, campione d’Italia nel 1982. Un eroe fragile, silenzioso, vero. Forse troppo per un mondo, quello del calcio, a volte corrotto e ambiguo. Fu così che Agostino, dimenticato e allontanato dallo sport che aveva amato, decide di togliersi la vita, con un colpo di pistola l’11 maggio 1994.
“Se dico il capitano della Roma a voi chi viene in mente?” chiede l’autrice ai bambini. “De Rossi” rispondono. “Ecco, io che sono un po’ più vecchietta se penso al capitano penso a Totti, penso a Giannini, e poi penso a Di Bartolomei”. Gianni Mura lo aveva paragonato all’odore di pane appena fatto alla mattina. Qualcosa di semplice, di genuino. Come semplici e genuine sono le parole di Giulia Franchi, classe 1982 romana, e i disegni di Massimiliano Di Lauro, pugliese adottato dalla capitale.
Schizzi di colore sulla pagina, acquarelli e pennarelli, le braccia di Ago che sembrano quelle di un gigante, le sopracciglia spesse. Poi la storia, anzi la fiaba, senza un filo di tristezza: dai primi calci ad un pallone allo Stadio Olimpico, passando per gli allenamenti in silenzio, la fascia da capitano, i gol sotto la Curva.
Un libro che serve ad educare, innanzitutto, a trasmettere valori sportivi che sembrano non esistere più. Un volume da accarezzare, scritto per i bambini ma adatto anche per i grandi. Perché i sogni valgono per tutti e il libro vuole trasmettere proprio questa idea: basta essere bravi fuori e belli dentro, basta avere rispetto e passione, e poi come dice De Gregori, un po’ di coraggio, di altruismo e di fantasia.
Perché si possono avere pure le spalle strette, ma basta avere un sogno grande. Come quello di Ago.
di Lamberto Rinaldi