Odio l’estate dei serial bimbominkia

Agosto incandescente. Un caldo che neanche la svedese rompina Greta era riuscita a prevederlo. Si raggiunge in molte zone dello Stivale il picco dei 50°. Per questo ci voleva una doccia fredda, anzi gelata. Una bella crisi di governo: improvvisa, inaspettata, anzi, fulminea. Dopo la disko-conferenza stampa, il bagno di folla e d’alcol a Milano Marittima, gli Interni menano una rasoiata a sangue freddo contro il loro Presidente del Consiglio: mozione di sfiducia parlamentare. Senza dimettersi, però: né gli Interni, né tutti gli altri sei ministri, tre Viceministri, sedici Sottosegretari della Lega.

Che accade? Cosa gli cade sul cranio? – si chiedono vanamente i cronisti di oggi, e si domanderanno ancora gli storici di domani. Quesiti irrisolti, sepolti sotto la sabbia rovente del presente. Insieme a quelli sempiterni: la Storia si svolge secondo una inderogabile legge logica della Necessità, o secondo quella caotica, imprevedibile della mera Contingenza? In entrambi i casi, si staglia abbagliante contro l’orizzonte degli eventi umani la figura del Bimbominkia. E d’altronde quante volte la Storia ha amato indossare gli abiti della Follia, secondo le mode più orrendamente affascinanti d’ogni sua epoca? Il nome Matteo, d’altronde, significa dono di Dio. E tutto ciò che deriva da Lassù, si sa, non può che manifestarsi quale inevitabile, sebbene spesso incomprensibile Necessità.

È sicuramente per questo che anche l’altro Matteo, ossia il Gran Fracassa Fiorentino, non poteva che manifestarsi (pure lui non meno necessariamente), a fronte della cervellotica minkio-craniata agostana menata dall’omonimo madonnaro lombardo Salvini. Anche Renzi – lo proclama solennemente – discende tra noi come puro dono di Dio, chiamato, forzato a tornare per salvare gli italici destini da Iva e cova destro-populista. Cosa volete che conti il segretario in carica Zingaretti, eletto a tale carica con quasi due milioni di voti. Neanche si trattasse di suo fratello, quello che fa in tv il commissario Montalbano!

Il Beppeminkia, invece, continua a non candidarsi a niente. Leader e responsabile massimo del collasso della sua penta costellazione, ama starsene al vile riparo d’una irresponsabile incontaminatezza. Dalla tanto celebre quanto immaginaria scatoletta di tonno, è passato a fare lo zerbino reale di un capitone, e ora tenta il triplo salto di portale, pur di evitare la definitiva catastrofe elettorale. Così, nel folle mortaio estivo tutto fa pesto alla genovese. Renzi è pronto a impiattare un suo nuovo partito. È sì un’azzardata ribollita toscana centrista, ma proprio per questo non dispiace per niente a Berlusconi. Questi, infatti, può ammiccare ad accompagnarvi la sua ormai vuota cassouela milanese. Soprattutto con Salvini, che gli propone-impone di rovesciarla direttamente tra gli scarti alimentari, soggiacendo a una lista elettorale sovranista populista unica. Minacciando un’Altra Italia, invece, il Cav. può paventare di rinverdire il vecchio Patto del Nazareno con Renzi e il Partito della Nazione che esso delineava.

Rovesciando un noto aforisma dello scrittore Ennio Flaiano,  possiamo dunque affermare che la situazione non è per niente seria, ma proprio per questo è tragica. La copiosa fantasmagoria di bimbominkia, non solo italica ma planetaria, è infatti indice di estrema confusione, profondo smarrimento epocale. Trent’anni di sconvolgenti, travolgenti mutamenti che ne preannunciano di ancora più inimmaginabili. Mai come oggi il futuro, il divenire, ossia ciò che sta venendo al presente significa imprevedibilità. Oscura, minacciosa, tellurica, demolitrice della visione, dell’idea stessa di mondo. Non a caso proprio l’immigrazione assurge a simbolo massimo di tutto ciò che viene da là fuori, dall’ignoto, da quel nulla geografico e politico che si estende oltre i confini della civiltà occidentale. In realtà sono proprio quei confini a essersi da tempo dissolti, dato che l’Occidente ha inglobato l’intero pianeta.

L’informe magmatico marasma in atto offusca però anche i tradizionali confini del senso comune necessario alla quotidiana convivenza civile. Paura, aggressività difensiva, odio offensivo, ricorso alle non-regole, ossia alle maniere forti sia verbali che fisiche. E la forza non può che indirizzarsi che contro la debolezza, in ogni suo aspetto umano, ambientale e sociale. Il cosiddetto riflesso d’ordine, ossia la domanda di uno stato d’eccezione, di un governo, di un uomo forte dotato di pieni poteri e mezzi extra legali, appare allora come non una, ma  la– Soluzione. Dunque il vero tema all’ordine del giorno dell’attuale crisi non è: elezioni subito o governo istituzionale che le procrastini. Ma opporre progetti e percorsi concreti verso un nuovo, inedito assetto di civiltà che sappia portare al tramonto, superare la solita, soverchiante illusione dellaSoluzione. Il mero appello umanitario contro di essa, infatti, non basta più, ove fosse mai bastato in passato. Ci sono in circolazione queste parole, menti, idee inedite? Certo, ma soffocate dai serial bimbominkia della nostra torrida estate. Per questo Odio l’estate, cantava quello.

di Riccardo Tavani

 

Print Friendly, PDF & Email