Salvini & Di Maio: finché (non) c’è memoria, c’è speranza



La politica del terzo millennio, premia i nani e gli arrivisti          

Se c’è qualcosa che si può dire dei politici italiani è che sembrano eterni. A differenza che in altri paesi, in cui la parola data e disattesa diventa un macigno, per ogni successivo incarico, o rielezione, sembra che la caratteristica principale della nostra classe politica sia quella di non saper scomparire, di non saper abbandonare la scena. Tutto questo, però, succede anche e soprattutto per quella che è la caratteristica principale dell’elettorato italiano, cioè quella di avere la memoria piuttosto corta, alquanto labile…

Prendiamo Berlusconi: la prima volta si presentò come un “uomo nuovo”, un non-politico, anche se era notorio che le sue fortune fossero legate alla profonda amicizia col politico allora più importante d’Italia, Bettino Craxi. Giurò pure sulla testa dei suoi figli per una delle sue balle, promise un milione di posti di lavoro, disse che una giovane prostituta nordafricana era la nipote di Mubarak, s’inventò una cordata d’imprenditori (allora inesistente) che voleva rilevare l’Alitalia, negò la crisi che già colpiva anche il nostro paese, non tornò dalla Russia a causa di una fantomatica bufera (smentita da foto satellitari) e una volta affermò pure che se avesse perso le elezioni avrebbe lasciato l’Italia: pur avendo chiaramente mentito e non avendo mantenuto a nessuno dei suoi impegni, successivamente l’elettorato gli diede ancora e ancora il suo voto. Prendiamo Renzi: dopo aver fatto fuori il segretario del suo partito, remandogli contro nell’occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, dopo aver fatto cadere il suo premier Gianni Letta (celebre il suo “stia sereno”), il suo sindaco della capitale, dopo aver promosso un referendum su una riforma costituzionale ostentando un suo presunto ritiro dalla politica in caso di sconfitta (disatteso), ora dopo averlo demonizzato, è diventato lo sponsor principale di un governo coi grillini: nonostante questo, ancora c’è chi lo idolatra, e gli darebbe il voto. Prendiamo Di Maio: finché aveva margine numerico, ha espulso i dissidenti del movimento rei di voler rispettare il mandato e il programma originario, ha sovvertito i principi ed il codice etico del suo gruppo politico, ha sconfessato il suo programma elettorale e si è alleato con la Lega (forza politica che disprezzava), alla stessa maniera con cui ora si avvia a ripetere la cosa col PD (partito accusato di ogni nefandezza): i sondaggi lo danno in ripresa. Guardando alla Meloni, presunto nuovo volto della destra, come non ricordare che sia in politica da parecchi anni e che, dai banchi dei governi-Berlusconi, ha votato ed accettato diverse cose di quello che oggi dice di voler combattere, ci stupisce dei suoi buoni consensi. E Salvini? Costui è il campione del cambio di linea politica, in nome di una redditività elettorale, fatta in modo spregiudicato e cinico, sulla pelle dei disgraziati alla deriva su barche e barconi. Da diverso tempo le tornate elettorali lo vedono in continua ascesa, seppure dall’essere un comunista padano, antiproibizionista, spregiatore dei “terroni”, l’essere connivente coi governi Berlusconi, l’essere stato “no-tav”, avverso ai 5 Stelle, l’essersi dichiarato pronto ad affrontare processi per chiudere i porti, sia passato al reinventarsi nazionalista, anti-immigrati, contro le droghe leggere, l’aver fatto un governo coi 5 Stelle ed avere usato l’immunità parlamentare, per non affrontare i processi; in più, dulcis in fundo, oggi accusa i suoi ex-alleati ed il PD di aver costituito sottobanco e in modo illegittimo, un governo espressione dei “poteri forti” della finanza mondiale, sorvolando sul fatto che sia stato proprio lui a far cadere il governo Lega-5 Stelle, che era stato formato più o meno allo stesso modo (cioè legittimamente, a norma di Costituzione): se per ciò, l’elettorato in futuro lo dovesse premiare…sarebbe l’ennesima dimostrazione della scarsa memoria del cittadino-elettore italiano. Salvini, ad onor del vero, una volta fù anche sincero e coerente, cioè quando da ragazzo, ad un gioco a premi televisivo si dichiarò…nullafacente: viste le sue effettive presenze a Bruxelles ed al Viminale, non gli si può dar torto!

La pochezza dei nostri politici di spicco è piuttosto evidente, guardando i loro strafalcioni (impreparazione), le loro giravolte (incoerenze), il loro cinismo spregiudicato (mancanza di umanità), le loro mancate promesse (falsità), il loro evidente attaccamento alle poltrone (arrivismo). Senza voler mancare di rispetto nei confronti delle persone-piccole (per dimensioni fisiche), non possiamo che definirli delle piccole-persone, per la loro statura politica ed umana. Ma, se costoro imperversano nei nostri palazzi del potere, se tanto arrivano ad incidere sulle nostre vite e sul futuro dei nostri figli, lo debbono al fatto che quello italiano sia un popolo senza cultura politica, senza memoria di ciò che in teoria dovrebbe aver visto e vissuto, che spesso premia col voto proprio coloro che meno fanno gli interessi del paese. Quindi, proprio per questa scarsa capacità di ricordare, per la permeabilità a “falsità ad effetto”, persone come Salvini e Di Maio avranno sempre qualche speranza di sopravvivere. Non così i loro complici, ovvero i loro elettori, che non capiscono più concetti fondamentali, quali “programmi” e “progetti politici”.

di Mario Guido Faloci