Sharm, fermate e respinte dalla Polizia egiziana due trans baresi: «Qui non entrate»

Loredana e Mikaela, due transessuali baresi di 43 e 45 anni, di Bitonto, sono state fermate il 23 agosto scorso dalla polizia egiziana all’aeroporto di Sharm El Sheik e trattenute in camera di sicurezza in attesa di rimpatrio.

Non erano sole ma in compagnia di altri amici con i quali si apprestavano a fare la loro vacanza. Il fermo, almeno ufficialmente, è avvenuto per problemi sui documenti, di fatto perché non gradite per il loro orientamento sessuale e in tal caso si tratterebbe di un episodio di discriminazione. Ma per questo, siamo ancora nell’ambito delle ipotesi e delle supposizioni.

Fatto sta che protagoniste della disavventura sono Cosimo (Loredana) e Michele (Mikaela) partite venerdì mattina da Bari con un charter. Il fermo sarebbe avvenuto dopo le operazioni di sbarco durante il completamento della formalità del visto di ingresso nel paese egiziano: la polizia addetta ai controlli avrebbe immediatamente isolato le due transessuali portandole fuori dalla fila e separandole dal resto del gruppo.

Agli amici che le accompagnavano, sarebbe stato impedito ogni tipo di contatto e dalle poche informazioni trapelate anche attraverso il consolato, si è appreso che le due trans sarebbero state rimpatriate perché ufficialmente “respinte”.

Secondo la Polizia egiziana infatti i documenti non coincidono con i volti, avrebbero dunque contestato la difformità tra la foto sui documenti presentati e il loro viso completamente diverso. L’Ambasciata d’Italia a Il Cairo, in contatto con la Farnesina, si è immediatamente attivata per prestare loro ogni possibile assistenza e agevolarne il rientro in Italia. Resta la certezza che le due trans sono partite dall’Italia con documenti considerati regolari, quanto meno per i paesi dell’Area Schengen e poi le stesse sono ripartite perché “respinte” dall’Egitto, sabato pomeriggio con un volo diretto a Bologna e da lì poi rientrate a Bari.

Da quanto si è appreso non si tratterebbe dell’unico episodio di intolleranza da parte delle autorità competenti egiziane: nei giorni antecedenti l’episodio di cui parliamo, una trans napoletana sarebbe stata addirittura picchiata dagli agenti e ingiuriata, vittima di calci e sputi dalla polizia egiziana per il proprio orientamento sessuale.

L’Arcigay sostiene che ci vuole subito una legge sui documenti.

“Quanto è accaduto dimostra l’emergenza e l’urgenza di una legge. La richiesta principale è che le persone transessuali ottengano il cambio di documento già all’inizio del percorso di cambio di sesso”. Oggi invece siamo in un limbo legislativo perché è un giudice a stabilire il cambio di documento e possono volerci attualmente degli anni.

Una vicenda come questa è la dimostrazione che i diritti non sono un capriccio, una cosa astratta e che anche i documenti sono qualcosa che va ad impattare con risvolti pratici e rilevanti nelle attività di tutti i giorni.

I diritti che a qualcuno sembrano cosa di poco conto o al contrario qualcosa di ovvio e scontato, sono di fondamentale importanza pratica nella vita quotidiana perché, per esempio in tal caso, la vacanza di queste due persone, due donne transessuali, è diventata un incubo. Se non garantiamo documenti e diritti alle persone transessuali, anche noi non siamo diversi da Paesi come l’Egitto.

Perché forse non tutti sanno che in Egitto esiste una realtà radicata di abusi e negazione: se l’omosessualità non è un reato, il regime condanna al carcere con la scusa dell’immoralità e la blasfemia, mentre i servizi vanno a caccia di persone Lgbqi online, adescandole per poi arrestarle.

Una realtà difficile da accettare per noi ma finché le cose non cambieranno forse, le persone omosessuali e trans andrebbero informate dell’orientamento repressivo dell’Egitto affinché certi episodi non accadano o semplicemente per allertare coloro che si apprestano, come Loredana e Mikaela a fare la loro vacanza diventata un incubo, nella bellissima Sharm El Sheik.

di Stefania Lastoria