L’affresco dei gladiatori

Pompei si conferma nuovamente una miniera di informazioni e di opere d’arte di raffinata esecuzione.
L’ultima, in ordine cronologico, è un affresco, un tempo collocato probabilmente nel sottoscala di una bettola. A farlo pensare sono stati i resti di impronte collegabili alla presenza di una scala, nelle vicinanze del dipinto.
La scena raffigura due gladiatori appunto. Uno è un trace, categoria di gladiatore appartenenti al gruppo dei “Parmularii” (la Parma era un piccolo scudo ricurvo) e un mirmillone, appartenente al gruppo degli “Scutati”, ovvero provvisti di ampio scudo lungo.
Queste due categorie di gladiatori si scontravano spesso durante i giochi. Pur armati in maniera differente, il combattimento non era mai sbilanciato da una parte o dall’altra, ma ogni categoria aveva i suoi vantaggi e svantaggi e per ogni combattimento si sceglieva un assortimento che garantisse equilibrio tra i duellanti.
Il mirmillone era armato di gladio e si difendeva con un grande scudo e dei parastinchi in bronzo; il trace, elmato come il mirmillone, aveva uno scudo più piccolo e una spada dalla lama ricurva.
La scena dipinta emana pathos e le figure vibrano di tensione: il trace ha ferito più volte il mirmillone, che sanguina, si rivolge verso chi osserva l’affresco e solleva il pollice della mano sinistra. Con quel gesto, egli implora pietà all’imperatore e chiede salva la vita.
Al contrario di quanto spesso si pensa, non sempre i gladiatori morivano durante gli spettacoli. Ognuno di loro aveva un costo, che comprendeva il prezzo pagato per l’acquisto e quello necessario al suo addestramento. Perdere un gladiatore, per un lanista, significava perdere denaro.
I combattimenti molto spesso si limitavano ad offrire uno spettacolo ricco di colpi di scena, che potesse comunque trovare apprezzamento negli spettatori. Qualcuno comunque, sicuramente i gladiatori più scarsi, si giocava la pelle.
Un gladiatore morto continuava comunque ad essere fonte di reddito: si diceva che il suo sangue avesse effetti miracolosi, ed era impiegato come medicamento.
Per quanto esistano numerose raffigurazioni di gladiatori pervenute a noi dai tempi antichi, questa scoperta può essere a buon titolo annoverata tra quelle più dettagliate, realistiche e vivide conosciute.
di Fabio Scatolini