Dopo mezzo secolo
Pensieri e riflessioni all’alba dei propri cinquant’anni
Tra pochi giorni compirò gli anni e di per se stessa questa non è una grande notizia. Come ho sempre detto, non è che un giorno che ne segue un altro, prima del successivo. Ma questa volta è diverso e non solo per il raggiungimento di una fatidica età, quella cifra tonda che indica il mezzo-secolo, quanto perché mai come in questo periodo L’Etranger è fedele al suo nome: si sente totalmente straniero, cioè estraneo al suo mondo, anzi al mondo intero. Non riconosce più, in tutto ciò che lo circonda, quella società in evoluzione, quel “world in progress” che pensava fosse l’indirizzo cui questa comunque tendeva.
Ed invece… invece, le nuove tecnologie e le possibilità che il progresso dà all’umanità, invece che elevarla moralmente e culturalmente ancor di più, invece che eliminarne le schiavitù economiche e non, invece che fungere da strumento per quell’eguaglianza cui questa anelava sin dalla Rivoluzione Francese, si stanno rivelando sempre più come la nuova zavorra che riporti gli uomini ancora più in basso: per esempio, malgrado la potenzialità che le permetterebbe di diffondere il sapere, l’arte e la cultura, la rete e tutto ciò che ne è correlato (i social, le informazioni in tempo reale, l’interazione a distanza…), rappresentano sempre più il nuovo limite all’evoluzione umana, poiché è fonte di mistificazione dell’informazione, di diffusione di una pseudocultura dell’apparenza e dell’effimero, sta risvegliando e sdoganando cattiveria e cinismo, che oramai sembravano sopiti.
E’ passato mezzo secolo dal giorno in cui L’Etranger è nato, durante il quale si sono portate avanti lotte (anche sbagliate), si è inneggiato ad ideologie di speranza e che facevano sentire ogni persona come parte di un tutto, si è raggiunto un punto in cui ogni uomo avrebbe potuto vivere senza “essere schiavo del lavoro”, in cui si sarebbe potuto recuperare ai disastri ambientali e politici che avevano devastato il pianeta. E poi c’è stato un momento in cui sembrava che l’umanità non potesse che andare avanti, che finalmente avesse imboccato la via per una vera fratellanza. Ma non era che un’illusione e pure grossolana: dietro la luce di un radioso avvenire, si nascondeva il reflusso della peggiore involuzione. E là dove si presentava un “nuovo” che avrebbe dovuto liberarci da ogni residua ipocrisia e malcostume, nel migliore dei casi abbiamo trovato impreparazione e confusione, un pressappochismo facilistico che non produce che danni.
Arrivato ai cinquant’anni, L’Etranger si chiede se sia per l’età, che haprofondo disprezzo del mondo, che è deluso da come questo sia cambiato, da come noi stessi siamo cambiati. Si chiede se sia solo la “sindrome del matusa”, a farlo essere tanto pessimista, oppure se non sia lampante che l’umanità vada dirigendosi a gran passo verso il baratro. In metropolitana, sugli autobus, incontra troppe persone attaccate ai loro telefonini, incapaci di guardare il mondo che lo circonda, o di fronte a sé, la ricchezza delle varietà che caratterizza gli esseri umani. In tv, quando non vede guerre, faccioni d’incitatori all’odio, foreste che bruciano, rifiuti che galleggiano, trova una moltitudine di programmi e di finction che inneggiano ad un mondo irreale. Eppure…
…eppure c’è sempre qualcosa che si salvi, che dia una seppur minima speranza: vede che le persone di nuovo scendono in piazza civilmente per chiedere di cambiare; vede una ragazzina che in qualche modo risveglia la coscienza ambientalista; scopre che proprio grazie ai social e a la rete, si organizzino i movimenti di persone comuni che non vogliono che l’umanità tramonti tra odio e rifiuti e può conoscere persone splendide senza muoversi da casa. Sulle riviste on line ci sono ancora persone che denunciano e raccontano la verità, anche con la freschezza dell’ottica di nuove generazioni. E in tv c’è ancora uno degli Angela che racconti delle meraviglie delle biodiversità o delle magnificenze della storia e dell’arte. E, talvolta, in metropolitana si accorge che più che “rincoglionirsi” col telefonino, qualcuno lo usa per leggere un libro o…scrivere poesie…
Dopo mezzo secolo il mondo de L’Etranger è molto cambiato, sicuramente in peggio, ma c’è ancora la speranza di cambiarlo di nuovo, nei prossimi cinquant’anni.
L’Entranger