Il ritorno del Bazooka
È tornato, sta tornando, è solo di passaggio? Ma chi è, Ufo Robot? No, è SuperMarius, l’ex Presidente della Banca Centrale Europea (BCE) Mario Draghi. Anche lui ha parlato, di guerra. L’ha dichiarata, anzi: guerra continentale totale a SuperVirus. E per di più una Blitzkrieg, una guerra lampo. Il vecchio bazooka del Quantitive Easing, usato da lui per difendere l’Euro dalla speculazione finanziaria internazionale, oggi, però, non gli potrebbe più bastare. Occorrerebbe si trasformasse davvero in un razzo missile, proprio come Ufo Robot. Ma chi glieli fornirebbe i mezzi, il carburante, un pulsante magico, per diventare iper-galattico e lottare per l’umanità (come canta la sua gloriosa canzone)? Oggi non ha un alto incarico istituzionale, è un mega pensionato di 73 anni, età che statisticamente è già di per sé dentro il letale raggio d’azione di SuperVirus.
Lo eleggeranno Presidente della Repubblica nel 2022? Può darsi, ma è lui stesso a scrivere sul Financial Times, perentoriamente, che non c’è tempo da perdere, occorre armarsi e partire, all’istante. Non domani, non oggi: ieri! Lo nomineranno allora Presidente del Consiglio, canticchiando seducentemente a Giuseppe Conte – come facevano i Fratelli Bandiera -: “Fatti più in là…”? E lui dovrebbe disporsi a dissipare tempo, energie, propellente missilistico, imbandendo uno sciancato tavolo di discussione in mezzo alla melmosa palude politica nazionale? In più in una situazione d’emergenza, di stato d’eccezione? Neanche a pensarci! A meno che tutti lo acclamassero dopo che lui avesse cantato con poderoso tono di basso la celebre aria mozartiana: “Madamina, il catalogo è questo, osservate, leggete con me: fuor dai ball Matteini e Giginetti, Franceschini e Giorgettini, Caballeros e Meloncine. A me ne basta appena sette sui vostri mille e tre, mille e tre!”. Ossia: a meno che non potesse costituire un executive board, uno slanciato e stringato gabinetto di guerra costituito da supertecnici alla sua vertiginosa altezza, sotto l’alto scudo protettivo dell’attuale Presidente della Repubblica.
A meno che la crisi pandemica non precipiti tragicamente questo, però, non accadrà. In realtà l’ambizione di Super Marius Robot sembra un’altra. Delineare una cornice quadro di dimensioni continentali, se non addirittura mondiali, dentro la quale configurare un nuovo patto tra produttori, ossia tra lavoratori, imprenditori, vertici finanziari e bancari. L’immane motore economico-sociale planetario – ci mette in allerta Draghi –, non solo si è ingrippato ma sta vorticosamente fondendo, e al momento non ne abbiamo uno nuovo con il quale rimpiazzarlo. Salviamo questo che abbiamo. Arrestiamo la fusione della testata. Immettiamo, olio, grasso, liquidi refrigeranti in termini di colossali esborsi di danaro pubblico, sfondando il debito di Stato oltre ogni misura finora immaginata. Per ottenere quali risultati? Garantire redditi e sopravvivenza sociale ai lavoratori, capitali liquidi freschi a tasso zero alle imprese, cancellando anche i loro debiti pregressi e imminenti, per impedire che implodano e collassino. È molto più dell’helicopter money, ossia dello sparpagliamento di soldi da un elicottero sulla popolazione, immagine evocata nel 1969 dall’economista liberista americano Milton Fridman, mai però attuata fino ad oggi. Perché Draghi, invece, propone un grande progetto di ingegneria idraulico-monetaria di immensi bacini e invasi comunicanti. Dal forziere gonfio di debiti dello Stato, il flusso finanziario viene immenso attraverso ampi canali – liberi da ogni ostruzione burocratica – alle casseforti prosciugate della maggiori banche, istituti di credito e persino delle Poste. Queste le dirameranno – attraverso la rete capillare delle derivazioni idrauliche periferiche – alle loro agenzie sui territori. Le imprese – a loro volta – convoglieranno il flusso delle loro richieste monetarie su quest’ultime, le quali le soddisferanno attraverso un sistema di valvole di scambio e valutazioni. Draghi, infatti, ammonisce le imprese a non sottrarre risorse idriche alla portata generale del sistema solo perché il denaro è dato gratis, a tasso zero. Molte aziende hanno ordinazioni, commesse ora sì sospese, ma che presto potrebbero essere evase, ricevendone i dovuti pagamenti con immissione di nuova vitale liquidità.
Si dice che Draghi sia tornato agli anni della sua formazione universitaria, alla lezione teorica e pratica del suo maestro Federico Caffè, all’ascendenza del grande economista inglese John Maynard Keynes, che nel 1919 – subito dopo la Prima Guerra Mondiale – aveva scritto le Conseguenze Economiche della Pace. Lezioni e ascendenze che Draghi si è poi lasciato alle spalle nel corso della sua fulgida carriera nell’establishment finanziario planetario. Molti gli obiettano, infatti, che torna sì alle ricette economico-sociali-democratiche keynesiane, ma solo per piegarle ancora una volta al suo attuale credo liberista. Salvare dalla fusione e riavviare il motore, però, per lui significa oggi riproporre – in versione 4.0 – quel patto di tipo socialdemocratico che soprattutto alla fine della Seconda Guerra Mondiale caratterizzò la vita politica di mezza Europa, dalla Germania Ovest, alla Francia, all’Inghilterra, ecc., fino alle democrazie scandinave. Patto che soprattutto l’egemonico capitale finanziario-monetario globalizzato dovrebbe sottoscrivere e rendere operativo. Per questo Draghi prevede che l’afflusso del denaro statale – ossia di noi tutti cittadini – sfoci alla fine a irrorare proprio i loro strategici gangli cardiaci e vasi sanguigni.
Le domande cruciali, però, sono del seguente tipo. Ma non è proprio l’apice dello sviluppo neoliberista ad aver smantellato lo stato sociale, la sanità pubblica, scardinato gli equilibri ambientali, le nicchie ecologiche, favorendo così lo spillover, ossia la fuoriuscita, il salto dei virus da animale ad animale e poi all’uomo? Non prevedono già ora i virologi, infettivologi, epigenetici successive, devastanti ondate pandemiche? Come si può allora mirare solo a salvare e riavviare un motore che tornerà immediatamente a surriscaldarsi fino all’orlo della fusione? E si riuscirà, la prossima volta, ad arrestarla in extremis tale fuso-infezione? La risposta la lasciamo criticamente a chi ci legge. Ci limitiamo solo a sottolineare che la posta in gioco indicata è drammaticamente seria. Sa solo un po’ troppo di vintage il coretto dei numerosi fans multi-sembianti che sta già accompagnando il ritorno in volo del Super Ufo Mario Robot: “Raggi laser che sembran missili/ è protetto da scudi termici/ sentinella lui ci fa./ Quando schiaccia un pulsante magico/ lui diventa iper-galattico/ lotta per l’umanità”. Anche perché: è davvero tornato, sta tornando, è solo di passaggio?
di Riccardo Tavani