Il lotto 285 – capitolo cinquantanove

“Phebas il Fenicio, morto da quindici giorni,

      dimenticò il grido dei gabbiani, e il fondo gorgo del mare, e il profitto e la perdita. Una corrente sottomarina gli spolpò le ossa in mormorii. Come affiorava e affondava passò attraverso gli stadi della maturità de della giovinezza procedendo nel vortice. Gentile o Giudeo o tu che volgi la ruota e guardi verso il vento, considera Phebas, che un tempo fu bello e alto come te.”

  1. S. Eliot – la morte per acqua

   Come sono esistite stragi collettive, come le Fosse Ardeatine, S. Anna di Stazzema, Marzabotto, Babij Jar ed altre, vi sono state tante altre singole uccisioni che compongono  il  mosaico di un’enorme strage che è durata fino ai tempi recenti.

   Queste morti (e la storia del ‘900 ce le racconta fin dai primi anni del secolo)  sono dovute a repressioni perpetrate da forze fasciste e naziste ancora prima della nascita di quei regimi, o morti per suicidio a seguito di eventi bellici o di persecuzioni ancora una volta condotte da forze militari della Wehrmacht o dalle SS, o da altri corpi speciali.

   Jean Jaurès, socialista e pacifista, assassinato da un nazionalista il 31 luglio 1914.

   Rosa Luxembourg, ebrea di origine polacca, fondatrice del partito socialdemocratico polacco, assassinata a Berlino il 15 gennaio 1919.

   Karl Liebknecht, capo della sinistra socialdemocratica, assassinato a Berlino il 15 gennaio 1919.

   Kurt Eisner, presidente del consiglio  dei ministri bavarese, assassinato il 21 febbraio 1919 a Monaco di Baviera da un esponente della destra radicale, il conte Arco Valley.

   Leo Jogiches, ebreo, socialdemocratico polacco di origini lituane, assassinato il 10 marzo 1919 nella prigione di Moabit (Berlino) dal poliziotto Tamschick.

   Gustav Landauer, ebreo, filosofo e militante libertario, fu ucciso il 2 maggio 1919 in prigione a Monaco di Baviera, lapidato dai Freikorps. Heinrich Dorenbach, capo della Divisione polacca della Marina di stanza a Berlino, assassinato il 17 maggio 1919 nella prigione di Moabit dal poliziotto Tamschick.

   Eugene Leviné, ebreo,  rivoluzionario e leader della Repubblica Sovietica Bavarese, morì fucilato il 5 luglio 1919 nella prigione di Stadelheim, Monaco di Baviera. (le Guardie Rosse uccisero 8 ostaggi, i Freikorps, per ritorsione circa 700 persone).

   Hugo Haase, ebreo, presidente del Partito Socialdemocratico Tedesco, morì il 7 novembre 1919 a Berlino, a seguito di un attentato organizzato da Joahnn Voss, un malato di mente, che lo ferì gravemente con un colpo di arma da fuoco.

   Vladimir Dmitrievich Nabokov, padre del noto scrittore, già segretario del Governo Provvisorio dopo la Rivoluzione Bolscevica di febbraio, fu assassinato a Berlino il 28 marzo 1922 da un ufficiale antisemita russo.  

   Walther Rathenau, ministro degli esteri della Repubblica di Weimar, fu ucciso a Berlino, in un attentato, da terroristi di destra il 24 giugno 1922.  Un ruolo nell’organizzazione dell’assassinio lo ebbe un ex militare dei Freikorps, Ernst von Salomon, in seguito scrittore.

   Giacomo Matteotti, deputato socialista, fu rapito ed ucciso il 10 giugno 1924 da una squadra fascista, capeggiata da Amerigo Dumini.

   Piero Gobetti, intellettuale antifascista, morì esule il 15 febbraio 1926 in una clinica a Neully-sur-Seine (Francia), dopo aver subito due aggressioni da parte di elementi fascisti a Torino.

   Giovanni Amendola, deputato antifascista, morì il 7 aprile 1926, nella clinica La Cassy Fleur di Cannes, a seguito delle percosse subite l’anno precedente da un’aggressione fascista in Italia.

    Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, anarchici italiani, condannati alla pena capitale nello stato del Massachussets con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill», proclamatisi sempre innocenti, salirono sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927.

   Il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss viene ucciso da nazisti austriaci in un fallito colpo di stato il 25 luglio 1934.

   Antonio Gramsci, tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, morì il 27 Aprile 1937 nella clinica “Quisisana” a Roma, dopo aver scontato più di dieci anni di carcere..

   Carlo e Nello Rosselli, antifascisti di “Giustizia e Libertà”, furono assassinati il 9 giugno 1939 a Bagnole-de-l’Ouse (Cannes) da una squadra di “caguolards”, miliziani della “Cagoule”, formazione eversiva di destra francese.

   Walter Hasenclever, scrittore e drammaturgo tedesco, morì il 22 giugno 1940 nel campo di sterminio di Les Milles, vicino Aix-en-Province (Francia), uccidendosi con una dose di barbiturici per non cadere nelle mani dei nazisti.

   Milena Jesenskà, traduttrice ceca, nota per la sua breve relazione con Franz Kafka, arrestata nel novembre del 1939 dalla Gestapo, fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck, dove morì, a causa di una malattia renale, il 17 maggio 1944.  

   Christa Winsloe, romanziera, drammaturga e scultrice ungherese, sfuggita negli anni trenta alle persecuzioni naziste ed unitasi alla resistenza francese, fu uccisa a colpi d’arma da fuoco, insieme alla sua compagna, la scrittrice svizzera Simone Genter, il 10 giugno 1944, nei pressi di Cluny (Francia), da quattro uomini francesi che la sospettavano di essere spia per conto dei tedeschi.

   Julie Wohryzek, ebrea boema, ebbe una breve relazione  dal 1918 al 1919 con Franz Kafka,  fu in seguito deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morì il 26 agosto 1944.                     

   Hannah Szenes, ebrea ungherese immigrata in Israele, inviata dall’esercito inglese in Jugoslavia per una pericolosa azione a fianco dei partigiani di Tito, nel tentativo di raggiungere Budapest viene catturata alla frontiera dai nazisti, sottoposta a  processo sommario, e fucilata il 7 novembre 1944.

   Il presidente della Federazione Sionista, Otto Komoly, viene assassinato a Budapest il 1° gennaio 1945 dalle Croci Frecciate, formazione antisemita di estrema destra ungherese. Sopravvissuto, si suicida a Salisburgo, ingerendo una forte dose di barbiturici, il 17 ottobre 1978.

   Una nota: anche stavolta ho dovuto necessariamente citare i protagonisti per nome e cognome, sia per il dovuto riconoscimento del loro prestigio, sia per amore della verità nel  concludere degnamente questi due capitoli.

di Maurizio Chiararia

(continua)

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