Germanico, il generale del popolo

Si commemora quest’anno il bimillenario (19 – 2019) dalla scomparsa di Germanico Giulio Cesare. Abile soldato, nacque dall’unione di Druso maggiore con Antonia minore, quest’ultima nipote di Augusto. Noto semplicemente ai più col nome di Germanico, ottenne il nome Giulio Cesare a seguito dell’adozione nella Gens Iulia, voluta da Augusto a seguito della scomparsa dei due eredi Caio e Lucio Cesari.

Tiberio, successore di Augusto, fu obbligato da questi ad adottare e nominare suo successore Germanico, sebbene Tiberio avesse già un figlio, avuto dalla prima moglie.

Nel 15 si recò nella valle tra il Reno e il fiume Elba, per vendicare l’umiliazione subito da Varo nel 9, nella foresta di Teutoburgo, ad opera del cherusco Arminio. Germanico riuscì a recuperare le aquile perse sei anni prima nella famosa imboscata e sconfisse la coalizione germanica che faceva capo allo stesso Arminio.

Pur vittorioso, egli fu richiamato da Tiberio nel 16: quei territori offrivano più rischi che vantaggi ed era meglio dimenticarsene.

Nel 17 gli fu tributato il trionfo a Roma e la sua popolarità crebbe al punto che avrebbe potuto insidiare il trono di Tiberio, se avesse voluto, il quale non era ben visto, soprattutto nell’ambiente militare, dove Germanico invece godeva di stima e rispetto.

Tiberio quindi inviò Germanico in Oriente, per sistemare una delicata questione politica, ma gli affiancò Gneo Calpurnio Pisone, uomo dell’imperatore, poiché non si fidava completamente del carattere impulsivo del figlio adottivo.

Germanico risolse in maniera decisiva la questione orientale ma, allontanatosi dalla Siria per svernare in Egitto e poi rientrato qualche mese dopo, rimase amareggiato alla scoperta che Pisone aveva annullato molti dei suoi provvedimenti e si scontrò direttamente con lui. Pisone partì per Roma e, poco tempo dopo, Germanico cadde malato e morì, in seguito ad atroci sofferenze. Confidò alla moglie Agrippina, prima di esalare l’ultimo respiro, che sospettava di essere stato avvelenato da Pisone.

Agrippina rientrò a Roma con le sue ceneri e tutto il popolo pianse l’amato generale. L’ombra del sospetto iniziò ad allungarsi su Tiberio, anche perché egli decise di non partecipare alla cerimonia in cui i suoi resti vennero tumulati nel mausoleo di Augusto.

In seguito Pisone venne processato anche per altri reati e non fu però incriminato per l’avvelenamento di Germanico. Si suicidò, comunque, per non andare incontro alla condanna per altri reati già commessi.

Proprio alla figura di Germanico è dedicata una mostra presso lo Spazio Espositivo Tritone, in cui figurerà un ritratto del principe realizzato nel I secolo in marmo pario. L’esposizione, visitabile fino al 28 febbraio 2020, inquadra Germanico come il trait d’union delle due più importanti famiglie di Roma, la Gens Giulia e la Gens Claudia, un uomo che riusciva a canalizzare nella sua persona sia il consenso popolare che quello militare, che incarnava tutte le migliori qualità del buon princeps.

di Fabio Scatolini

 

Print Friendly, PDF & Email