“Carthago”, la città punica si mostra al Parco del Colosseo

Cartagine, l’eterna rivale di Roma, che contro di lei combatté e perse tre guerre, è celebrata in una ricca esposizione al Parco Archeologico del Colosseo.  La storiografia romana è stata molto spesso impietosa nel descrivere Cartagine e i suoi cittadini, ma la Storia, si sa, è scritta dai vincitori.
Più oggettive sono le tracce archeologiche, che ci restituiscono l’immagine di una civiltà raffinata, avanzata e dedita al commercio, grazie alla quale si aprirono nuove commerciali e il mondo divenne all’improvviso più grande.
Il mito la vuole fondata da Didone, che ne divenne in seguito regina, amante di Enea e che, da lui respinto, si suicidò.
In realtà la ricerca archeologica mostra come in realtà Cartagine, la “città nuova” (da Qart-Hadasht, nuova città, intesa come “nuova Tiro”) venne fondata da coloni provenienti dalla Fenicia tra il IX e l’VIII secolo a.C. Dipendente per un secolo dalla madrepatria, ben presto si smarcò, iniziando a darsi un governo autonomo, con un Senato e due magistrati supremi di durata annuale (Sufeti), le cui caratteristiche ricordano molto i Consoli di Roma.
Oltre a nuove rotte commerciali i fenici sono anche forieri di un nuovo metodo di scrittura che, mutuato dai Greci, giungerà con le dovute modifiche fino in Occidente: l’alfabeto.  La civiltà cartaginese iniziò a risplendere nel VI-IV secolo a.C., quando le sue propaggini arrivarono in Sardegna e nella Spagna meridionale. I suoi prodotti erano esportati in tutto il Mediterraneo e la sua pregiata arte orafa era rinomata presso le altre popolazioni che con loro intrattenevano rapporti.
I contatti con Roma avvennero ben presto. Si ha nota, attraverso le fonti storiografiche, di un trattato già nel 509 a.C. e di un secondo e un terzo nel 348 e nel 306. Fino alla fine del IV secolo tra Cartagine e Roma vi fu una sostanziale indifferenza, intervallata a tratti da forme di cooperazione, anche se gli ultimi trattati iniziavano ad essere meno favorevoli ai Romani, proprio perché la Repubblica era ormai uno Stato egemone in Italia e Cartagine temeva interferenze in Sicilia.
Il III secolo a.C. vede il tracollo della civiltà punica. Le due guerre contro Roma e le conseguenti condizioni di pace imposte dai Romani svuotarono le casse della città e impedivano alla stessa di munirsi di una flotta indipendente. Eppure, alla metà del II secolo a.C., Cartagine mostrava segnali di ripresa, tanto che Catone il Vecchio, alla fine di ogni suo discorso in Senato era solito ripetere “Carthago delenda est”, Cartagine deve essere distrutta.
Alla fine il Senato diede ascolto alle parole di Catone e con un pretesto mosse contro Cartagine con un pretesto e nel 146 a.C., dopo tre anni di guerra, la città venne espugnata e distrutta.  La luce di Cartagine si era spenta, ma la sua eredità rifulge ancora oggi attraverso l’oro abilmente trasformato in gioielli e nel vetro magistralmente trasformato in suppellettili o raffinati monili.
Cartagine resterà un mito immortale.
di Fabio Scatolini
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