100 anni per un 8 marzo diverso

silviaЀ un vero peccato che una ricorrenza importante come l’8 marzo, Festa Internazionale dei Diritti della Donna, venga presa alla leggera, soprattutto quest’anno che si celebrano i 100 anni da quando questo giorno è stato indetto come celebrazione a livello mondiale. Lo dico da madre di due figlie che, anche se immagino sappiano la vera origine ed il vero significato della Festa della Donna, poi in realtà vengono trascinate dalla moltitudine di amiche, di festeggiamenti, di eventi, di incontri, di balli, di ristoranti, di cene tra colleghe, che è vero, vengono organizzati fra donne ed hanno l’obiettivo del festeggiare insieme, ma in realtà nulla hanno a che vedere con il vero senso di questa giornata di festa.

Sappiamo tutti, che la vera anima di questa ricorrenza è il ricordare la lotta alle discriminazioni sociali, alle violenze fisiche e psicologiche subite nel tempo, un memoriale sempre vivo e attuale che va dalle disparità economiche a quelle politiche, dalle ingiustizie alle privazioni. Sappiamo quanto sia doveroso il portare alla memoria le violenze a cui le donne hanno dovuto sottostare in passato (e purtroppo in alcune parti del mondo, ancora oggi), ma sappiamo anche che nonostante tutti gli sforzi, le leggi, i decreti ed i tentativi di equiparare i due sessi all’interno della nostra società, le donne, ancora sono oggetto di una atavica discrepanza di trattamento. Bisogna riconoscere che molti progressi si sono fatti, almeno in questi ultimi cento anni, in cui la società, strutturata per essere guidata esclusivamente da uomini, ha dovuto prendere atto di dover considerare anche la presenza dell’altro sesso.

Essere obbligati a cambiare la visione maschilista della società, permettere alle donne di ambire a lavori egualmente pagati, il diritto all’istruzione , al voto, sono cose che dette adesso fanno sorridere, ma in effetti non sono così scontate: spiegare alle ragazze d’oggi che prima di queste lotte per l’emancipazione, non avrebbero potuto laurearsi per esempio, oppure non avrebbero potuto eleggere i propri rappresentanti al governo ( in verità ancora adesso non è che sia tanto facile vedere in parlamento esattamente la persona che si è votata), non avrebbero potuto guadagnare lo stesso salario di un uomo, guidare un automobile e nemmeno indossare un paio di pantaloni. Dette oggi, sembrano assurdità ma in realtà sono solo alcune tra le centinaia di assurde ingiustizie a livello sociale, per le quali cento anni fa, si è dovuto lottare.

Oggi ci sembra naturale avere lo stesso stipendio, ambire ad un incarico all’interno di una azienda, uno stesso titolo di studio o una carica politica, ultimamente (ma neanche da tantissimo tempo in realtà) proprio perché le donne hanno insistito a portare avanti le loro lotte contro le discriminazioni, si è ricorsi a studi di settore focalizzati sulle pari opportunità, ma ancora parecchia strada dovrà essere fatta per equiparare veramente e definitivamente i due sessi. Ma quale è la vera origine della Giornata Internazionale della Donna e perché si è scelto l’8 marzo per festeggiarla? In realtà la data fu fissata a livello internazionale nel 1921, in ricordo di due eventi importanti per la storia della dichiarazione dei diritti delle donne, il primo evento riguardava la morte di 134 lavoratrici di una fabbrica tessile di New York, che persero la vita l’8 marzo 1911,  impossibilitate ad uscire dalla loro fabbrica che andava a fuoco mentre per protesta, scioperavano al suo interno da giorni, proprio per ottenere delle condizioni di lavoro migliori; il secondo evento invece è datato 8 marzo 1917, data in cui scesero in piazza per la prima volta, insieme agli uomini, anche le donne per protestare contro lo zar di Russia, durante la “Rivoluzione di Febbraio”.

Entrambi gli eventi erano comunque legati al fatto che le donne non riuscivano a portare il pane a casa, non riuscivano a far valere i loro diritti di lavoratrici sfruttate e malpagate, non riuscivano a far sentire la loro voce. Fu la tedesca Clara Zetkin insieme alla sua amica Rosa Luxemburg che in Europa all’interno del partito socialista, si impegnarono molto nelle politiche femminili, e che durante i lavori della “Seconda Conferenza delle donne comuniste” nel 1921, accolse la proposta delle donne del partito socialista americano, che avevano chiesto di fissare una data che valesse per tutte le donne del mondo e che suggerivano l’8 marzo come data internazionale. Da allora le donne non hanno mai smesso di  reclamare quello di cui hanno bisogno e di lottare per guadagnare centimetro per centimetro gli spazi che in realtà spetterebbero loro per diritto, ecco infatti la definizione di pari opportunità: Le pari opportunità sono un principio giuridico inteso come l’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale di un qualsiasi individuo per ragioni connesse al genere, religione e convinzioni personali, razza e origine etnica, disabilità, età, orientamento sessuale o politico. Insomma, comprendono tutte le possibilità di disparità, nessuna esclusa. Quello che mi chiedo oggi, in previsione del prossimo 8 marzo è: ma si ha ben chiaro in mente quello che è stato fatto e quello che ancora si dovrà fare? Hanno le ragazze e le giovani donne di oggi idea della fatica del lavoro che in questo ultimo secolo si sono sobbarcate le donne che le hanno precedute? Hanno ben chiaro il vero senso di questa festa, che va oltre allo scambio del ramoscello di mimosa? La speranza è l’ultima a morire, si dice. Ai posteri l’ardua sentenza.

di Silvia Amadio

 

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