Rinascita-Scott: maxiprocesso alla ‘ndrangheta

Il più grande processo della storia giudiziaria italiana e forse mondiale, si tiene nella aula bunker di Lamezia Terme, è iniziato a gennaio, ma i giornali e le televisioni non ne parlano. Sistematicamente ignorato. I cittadini italiani vengono tenuti all’oscuro dalle informazioni relative al processo e agli imputati sotto accusa. Pochi sanno di cosa si tratta. “La procura di Catanzaro, Nicola Gratteri in primis, scrive Piernicola Silvis su il fatto quotidiano, ha portato a giudizio 355 imputati, tutti affiliati alle cosche calabresi. È il più importante processo a un’organizzazione criminale mai celebrato in questo paese…La cortina di silenzio scesa su questo evento epocale però non stupisce. Per esperienza personale, una drammatica esperienza personale, so che da anni la mafia interessa poco alla politica. Tutto l’interesse è stato riversato sull’immigrazione e sulla possibile infiltrazione di terroristi islamici, un’attenzione ingigantita dai politici nostrani…scrive ancora il vicequestore Silvis, ma i problemi veri, reali, sono altri. Si chiamano mafie, corruzione, evasione fiscale. La mafia è dimenticata, ma intanto i clan sottraggono 100 miliardi di euro all’anno alle casse dello Stato. I mafiosi non si vedono, non si sentono, la gente tace per paura: evocare la mafia non è utile nelle cabine elettorali…” La politica che interagisce con la mafia, ha tutto l’interesse a tacitare qualsiasi voce racconti gli intrecci mafia-politica.

Il vice questore Silvis riprende “…la politica snobba la lotta alla mafia, soprattutto quella calabrese. Questa è silente, ombrosa, impenetrabile, non fa chiasso, non mette bombe, e non perché questi metodi non facciano parte del suo DNA, ma per una precisa strategia: meno si mostra, più viene ignorata. E la totale assenza di interesse pubblico per il processo Rimascita-Scott dimostra che è una strategia pirtroppo vincente”. Ma noi non ci stiamo a questa censura complice, noi siamo in prima fila per rilanciare all’opinione pubblica, quanto accade nell’aula bunker di Lamezia Terme, per raccontare che l’impegno del procuratore Gratteri e della sua squadra, nessuno escluso, sia determinante per battere la mafia calabrese e riportare alla legalità un territorio da sempre sotto il giogo mafioso.

“La forza morale di un paese, scrive Silvis, consiste nel riuscire a colpire anche le ombre, se sono pericolose. L’Italia ci riesce?…nonostante il generale blackout mediatico, c’è un processo in atto: lo stato non ha ancora abdicato alla propria funzione. È vero che non se ne parla, ma ciò che è importante è che il processo sia in corso. La procura di Catanzaro è riuscita a portare alla sbarra gli afffialiti dividendoli in vari filoni: quello principale presso il tribunale di Vibo Valentia e che si terrà nell’aula bunker di Lamezia Terme (345 imputati), poi tribunale di Catanzaro (6 imputati) Cosenza (4 imputati) Corte d’Assise di Catanzaro (13 imputati) e i riti abbreviati (91 imputati). Uno sforzo gigantesco di cui bisogna dare merito al procuratore Gratteri. Nicola Gratteri è uno che fa bene il suo mestiere, scrive il vice questore Silvis, senza tirarsi indietro e sfidando le minacce”.

di Claudio Caldarelli