La giustizia “non sempre coincide con la legalità e le leggi”

Ho sempre pensato che i delinquenti fossero persone malvagie, che non si fanno scrupoli nel compiere le azioni più abiette. E lo penso ancora. Per questo non riesco a capacitarmi che lo sia anche Mimmo Lucano. Eppure è quello che ha stabilito il tribunale di Locri.

L’ex sindaco e le molte persone che hanno lavorato al suo peculiare modello di accoglienza, sono stati ritenuti colpevoli di associazione a delinquere finalizzata a deviare risorse pubbliche a fini privati.

Certo è che si tratta di criminali alquanto strani se, come riconosce il Tribunale, nessuno dei condannati ha mai intascato un solo euro.

E allora? Considerando la sproporzione della pena, 13 anni e 2 mesi, rispetto a quelle di altri processi – come mafia capitale, dove i condannati lucravano sull’accoglienza facendo ricorso a minacce e violenza – viene da pensare che il reato sta nell’aver messo in piedi un modello di accoglienza che non ghettizza. Per di più in un territorio problematico, dove forte è la presenza di organizzazioni malavitose e parte dell’economia è fondata sullo sfruttamento della manodopera, soprattutto straniera.

Mi sembra che la vera colpa di Lucano sia di aver tentato di modificare modelli culturali ed economici consolidati, alla ricerca di giustizia, uguaglianza e riscatto sociale.

È probabile che per portare avanti questa rivoluzione siano state commesse irregolarità contabili, non per arricchimento personale ma ispirate da finalità di integrazione e progresso sociale. Irregolarità che, nel caso, andavano valutate e sanzionate sotto il profilo amministrativo. Si è scelto, invece, di spostarle sul piano penale addebitando a Mimmo Lucano reati infamanti.

Ma chi è Mimmo Lucano, e qual è il suo “percorso criminale”?

Nel 1998, Lucano non è ancora sindaco, una barca partita dalla Turchia approda sulle coste di Riace marina. A bordo ci sono 184 persone, tra loro 72 bambini. Sono tutti curdi fuggiti dalle persecuzioni in Turchia, Siria e Iraq.

Mimmo Lucano, un emigrante di ritorno, non vede in quei volti un pericolo, un’invasione, ma un’umanità in cerca di aiuto. E che può fornire aiuto.

Il borgo medioevale di Riace è in quegli anni quasi una città fantasma. Gli abitanti rimasti sono solo 900, moltissime sono le case abbandonate e la scuola sta per chiudere per mancanza di alunni.

La folle idea di Lucano è immaginare che, insieme, i profughi e gli abitanti rimasti possano ripopolare il paese e ricostruirne il tessuto sociale ed economico.

Nel 1999, viene fondata l’associazione “Città futura” che si impegna nell’accoglienza e cerca di facilitare l’integrazione attraverso il lavoro, l’istruzione e la valorizzazione delle case abbandonate.

Nel 2004, Lucano diventa sindaco e inizia a delinearsi un modello che non prevedeva di stipare gli immigrati in hotel o centri di accoglienza, dove tenerli il più a lungo possibile, solo per intascare i contributi. Lucano puntava a farne dei cittadini impegnati e produttivi.

Prima di tutto il sindaco concede le case disabitate in comodato d’uso ai migranti. Una volta risolta la questione abitativa, trasforma i 35 euro destinati al sostentamento dei profughi, o dei richiedenti asilo, in borse di lavoro, girate a cooperative che le utilizzano per pagare i migranti impiegati nelle botteghe che gestiscono.

Succede, allora che gli immigrati imparano un mestiere, dispongono di un reddito e non sono merce disponibile per il caporalato nei campi. L’economia del paese calabro si rivitalizza. Gli abitanti salgono, dai 900 del 1998, a 2000. Di questi, 400 sono stranieri di 20 nazionalità diverse, il resto Riacesi di ritorno. Insieme hanno ricostruito un paese e dato slancio alla ripresa.

Il mondo si accorge di Riace e di Mimmo lucano. La Bbc, il New York Times, il Los Angeles Times e molte altre testate dedicano al modello del paese calabro articoli e approfondimenti. Il regista Wim Wenders realizzato un cortometraggio sul suo modello d’accoglienza. Nel 2010 Mimmo Lucano è terzo nella World Mayor, la classifica dei migliori sindaci del mondo. E anche papa Francesco esprime al sindaco “ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati “.

Ma si sa, nessuno è profeta in patria. Nel 2016, dopo un’’informativa” della Guardia di Finanza che denuncia irregolarità nella gestione dei fondi, a Riace non arrivano più i soldi della Prefettura e i fondi Sprar. Da quel momento il modello Riace va avanti a credito.

Nel 2018, il ministro dell’interno Salvini, appena nominato, lo definisce “uno zero”. Lucano non se la prende, anzi risponde che “è vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero. In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso il sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie”.

Il 2 ottobre dello stesso anno, Lucano viene messo agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’accusa è di illeciti – senza che per il giudice si siano commessi reati di concussione, truffa allo stato e abuso d’ufficio – nell’affidamento del servizio di nettezza urbana a due cooperative locali che occupavano anche migranti e di aver progettato di far ottenere la cittadinanza italiana ad una donna nigeriana senza permesso di soggiorno un matrimonio combinato, peraltro mai avvenuto. Per queste accuse, Mimmo Lucano viene sospeso dalla carica.

Il 16 ottobre 2018 il tribunale del riesame revoca i domiciliari ma vieta a Lucano di risiedere a Riace.

Il 26 febbraio 2019 la Cassazione annulla il divieto di dimora. La decisione, però, verrà applicata dal tribunale di Locri solo 6 mesi dopo.

L’11 aprile 2019 l’ex sindaco viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e iscritto nel registro degli indagati, insieme ad altre nove persone, per truffa e falso in relazione alla gestione dei migranti a Riace.

Nel dicembre 2019 un nuovo avviso di garanzia. Lucano è accusato di aver rilasciato una carta d’identità ad una giovane eritrea, e al figlio neonato, senza permesso di soggiorno.

Sempre nel dicembre 2019 riceve un ulteriore avviso di garanzia per aver attestato la conformità di tre appartamenti assegnati a migranti che, in realtà, erano privi di certificati di collaudo statico e di abitabilità.

E siamo al 30 settembre 2021, quando arriva la pesante condanna in primo grado.

Ecco chi è Mimmo Lucano. La sua è la storia di un uomo che non ha preso un euro per sé né ha arricchito le associazioni che gestivano i soldi per l’accoglienza ma ha seguito con coerenza un ideale di giustizia sociale.

Ma purtroppo la giustizia “non sempre coincide con la legalità e le leggi”. Non per questo le donne e gli uomini di buona volontà smetteranno di ribellarsi contro le leggi ingiuste.

di Enrico Ceci

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