Nellie Bly ricordata come la prima giornalista investigativa e sotto copertura. Biografia di una grande donna.
Elizabeth Jane Cochran nasce a Burrell, nello stato della Pennsylvania, il 5 maggio 1864. E’ celebre con lo pseudonimo di Nellie Bly, con la quale firmava i suoi articoli giornalistici ed è ricordata come la prima giornalista investigativa. A lei si deve il genere di giornalismo sotto copertura. La sua storia è inoltre celebre per aver compiuto un giro del mondo nel tempo record di 72 giorni, emule del personaggio di Phileas Fogg, protagonista del romanzo “Il giro del mondo in 80 giorni”.
E questi sono solo i primi dati per sapere qualcosa di lei, per ripercorrere la sua storia dall’inizio, la sua vita, la sua intraprendenza e determinazione.
Tredicesima di quindici figli, suo padre Michael Cochran, giudice e uomo d’affari, muore quando lei ha solo sei anni. La madre si risposa con un uomo che presto si rivela essere violento e dedito all’uso di alcol. Elizabeth, ancora adolescente, testimonia contro di lui durante il processo di divorzio voluto dalla madre. Abbandona gli studi per le difficoltà economiche famigliari e si trasferisce a Pittsburgh dove tenta la carriera di insegnante; ma il futuro le riserva un ruolo che la proietterà nella storia del giornalismo.
Nellie Bly scrive bene, indaga, le piace, scandaglia, osa.
Fa nomi e cognomi, non la scalfisce nulla, parla nei suoi articoli di operaie sfruttate, di lavoro minorile, di salari. E’ lei la donna che ha cambiato la storia del giornalismo.
Tutto ha inizio nel gennaio del 1885.
Esce sul Pittsburgh Dispatch un editoriale firmato da Erasmus Wilson: “A cosa servono le ragazze” (What girls are good for). L’articolo parla con toni infiammati delle donne. Del fatto che le ragazze pretendono di studiare, di andare a lavorare e che puntano a crearsi una carriera, mentre il loro ruolo naturale sarebbe quello di crescere i figli e badare alle faccende domestiche. Le reazioni all’articolo sono diverse, tra adesioni e proteste. Tra queste c’è una lettera firmata da una certa “Orfanella Solitaria” (Lonely Orphan Girl), che il direttore George Madden legge con curiosità e ammirazione. Convinto che si trattasse di un uomo, subito il direttore gli risponde per offrirgli un posto al giornale. Così si presenta al giornale davanti agli occhi del direttore una giovane di 21 anni, bella e anche molto agguerrita, pronta ad assumere l’incarico. La donna si chiama Elizabeth Jane Cochran, in arte Nellie Bly. La ragazza scrive bene e non teme nulla, ma è quasi inevitabile che insieme ad apprezzamenti per le sue parole e alla notorietà, non tardino ad arrivare per lei anche i guai.
Tra i finanziatori dei giornali ci sono molti industriali di Pittsburgh, che sono infastiditi dalle inchieste della donna che parlano di operaie sfruttate, di lavoro minorile, di salari. Da qui arrivano le minacce al direttore del giornale: non saranno più disponibili a finanziarlo se la giovane donna continuerà ad impicciarsi con inchieste varie. È il motivo che spinge Madden a correre ai ripari spostando la giovane al giardinaggio. Ma Nellie, insieme ad un articolo su una dama vincitrice del premio per il miglior fiorito, presenta una lettera di dimissioni.
Dopo poco si trasferisce in Messico e da lì fa la corrispondente estera sempre per lo stesso giornale, il Pittsburgh Dispatch, e scrive dei bellissimi reportage di viaggio. Ma solo per poco. Sei mesi dopo dalla partenza e permanenza in Messico, esce un suo articolo su come il presidente messicano Porfirio Diaz abbia fatto incarcerare un giornalista dissidente. Un articolo che segna la sua probabile espulsione dietro una minaccia di arresto.
Ed ecco per lei un nuovo inizio, voluto, cercato, trovato.
La giovane donna per non restare rilegata dentro le pagine del giardinaggio, decide di bussare alla porta del The New York World, il giornale di Joseph Pulitzer, che la prende subito a lavorare con sé. Le assegna il primo incarico: un reportage sulle condizioni in cui vivono i malati mentali internati.
Così Nellie Bly si finge pazza per farsi rinchiudere nel manicomio di Blackwell’s Island. Ciò le permette di raccontare i fatti così come sono. È la prima volta in assoluto che qualcuno fa un’azione del genere e soprattutto che lo fa una donna. Nasce così “Dieci giorni in un manicomio”. Si tratta di un resoconto emozionante, crudo, onesto del trattamento che viene fatto ai malati mentali. Il suo impatto con il manicomio è spaventoso, traumatico, scioccante, sconvolgente e doloroso.
Scriverà: “I medici che mi condannano per quello che ho fatto dovrebbero provare a prendere una donna in perfetta salute, a rinchiuderla e lasciarla seduta dalle sei del mattino alle otto di sera su panche di legno, senza permetterle di parlare o muoversi durante queste ore, senza darle qualcosa da leggere e senza dirle nulla del mondo di fuori, a darle pessimo cibo e un trattamento rude. Dovrebbero fare tutto questo e vedere quanto ci vuole per vederla diventare pazza. Io dico che due mesi così la renderebbero un relitto umano.”
Riesce a resistere dieci giorni e a farsi salvare dal suo giornale, raccontando tutto ciò che ha visto con i suoi occhi. Dal reportage si va ad un’inchiesta approfondita. Grazie a Nellie Bly le situazioni in manicomio migliorano e vengono pure aumentate le sovvenzioni.
La donna si avventura nel vero giornalismo investigativo e lei è una delle prime persone ad essersene occupata. Nellie è una donna ostinata, determinata e molto coraggiosa che ha scritto in libertà contro un mondo fatto di pregiudizi. È stata la prima donna a creare un genere di giornalismo, quello “sotto copertura”. La donna si fa arrestare per raccontare la situazione dentro il carcere oppure si fa assumere per pochi centesimi in posti orribili per raccontarne la situazione lavorativa.
Poi, nel 1889 passa ad un’impresa non meno impegnativa: riesce a convincere Pulitzer a farle provare l’impresa raccontata da Jules Verne Il Giro del mondo in 80 giorni. Parte e impiega 72 giorni: un record per quell’epoca. Va da sola con due valigie. Così diventa la più celebre giornalista del suo tempo. Ma Nellie Bly al suo rientro viene accolta con una pacca sulla spalla e nessuna promozione. Ecco allora che si licenzia dal giornale. Poi torna sui suoi passi.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, diventa corrispondente di guerra: è la prima donna a farlo. Nellie Bly muore a New York all’età di 57 anni a causa di una polmonite. Poche settimane prima di morire disse:
“Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò.”
Una donna di cui non si parla, non si ricorda, di cui si sa poco ma che è stata un esempio da seguire, che con la sua determinazione è riuscita in un’epoca molto distante dalla nostra, a scardinare stereotipi, a combattere le disparità, l’ingiustizia, le diseguaglianze, il divario sociale.
Ci lascia una storia, un messaggio, un monito, un invito ad essere sempre guerrieri sulla strada della verità e del coraggio, a tuffarsi nel mondo per imparare a nuotare anche dentro se stessi.
di Stefania Lastoria