“Illa” e il non detto del 9 novembre

Per Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio del Ministri, ci permettiamo e proponiamo di usare il nome di Illa. È l’unione tra “il” e “la”, tra il maschile da lei stessa scelto per la sua carica e l’ineliminabile femminile della persona.

Illa, dunque, ma anche Giuseppe Valditara, attuale Ministro dell’Istruzione e del Merito, il 9 novembre scorso si sono riferiti alla Giornata della Libertà. Il 9 novembre del 1989, infatti, gli abitanti di Berlino Est, passarono in massa – senza più essere fermati dalle guardie armate – l’invalicabile Muro posto dalla Germania comunista aderente al Patto di Varsavia quale sbarramento fisico e politico alla Germania Ovest, con capitale Bonn e aderente al Patto Atlantico della Nato. È l’inizio del successivo smantellamento reale del cosiddetto Muro di Berlino. I giorni successivi in molti partirono da diverse città europee, e io stesso lo feci in automobile da Roma con altri, per andare a prendere a picconate quel Muro.

Il Parlamento italiano ha successivamente istituito una Giornata della Libertà per ricordare quella data. Illa, nel suo video discorso dal podio della Presidenza del Consiglio, ha richiamato più volte i martiri che hanno sacrificato la propria vita per combattere il comunismo sovietico, consentendo a molti le libertà occidentali di oggi. Tale richiamo ai combattenti deceduti è presente anche nel discorso d’insediamento nella sua attuale alta carica. Gli eroici morti anticomunisti europei coincidono con i propri morti, ossia quelli della sua storia di militante politica della destra italiana di origine fascista, perché anche loro hanno combattuto contro il comunismo sovietico. A questo, infatti, era legato il Partito Comunista Italiano e – attraverso esso – tutta la variegata sinistra nel nostro Paese.

Al video messaggio di Illa, come alla lettera alle scuole del suo ministro, è stato rimproverato di non aver fatto la minima menzione di un altro significato del 9 novembre. Le Nazione Unite, infatti, l’hanno proclamata Giornata Mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo. Ben prima della caduta del Muro di Berlino, la notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938 scatta in tutta la Germania la Kristallnacth, la Notte dei Cristalli, inizio del pogrom antisemitico, avviato frantumando finestre e vetrine di case e negozi della popolazione tedesca di origine ebraica. Ora, a parte il valore spesso solo retorico che sempre più assumono col tempo queste Giornate, il silenzio su fascismo e antisemitismo italiano ed europeo di quel passato si rovescia direttamente nel presente.

Il Movimento Sociale Italiano, partito da cui Illa proviene, è voluto innanzitutto dagli americani proprio in funzione anticomunista. L’esercito Usa cerca in tutti i modi di catturare Mussolini, prima di Hitler, per processarlo sì, ma per poi utilizzarlo come spauracchio per “ricattare” costantemente le nostre istituzioni antifasciste e la presenza in esse dei comunisti italiani, che inizialmente fanno addirittura parte del primo Governo post-bellico, con il loro segretario Palmiro Togliatti Ministro di Grazia e Giustizia.

Per questo in Italia non è mai stato possibile fare i conti pubblici, storici, giudiziari col nostro passato fascista. In Germania, almeno, tra i 1963 e il 1965 si celebra il Processo di Francoforte, nel quale sono messi alla sbarra i responsabili degli stermini nel campo di Auschwitz. Un processo in cui la Germania mette sul banco degli imputati quel suo recente passato. E lo fa proprio perché esso continuava a pullulare sotto la pelle della società, con crimini e colpevoli ingiudicati.

Alla stessa stregua e allo stesso fine, in Sicilia si imbottirono le nuove istituzioni locali di ben noti mafiosi. I servizi segreti italiani pullulavano di agenti e ufficiali fascisti e golpisti. S’innesca in essi la ben nota dialettica che va sotto il nome di chi usa chi? Si usano i fascisti, ma questi volentieri si fanno usare, con l’intento di provare a restaurare il loro potere.

È l’efferata, lunga stagione delle Stragi di Stato, in banche, piazze, treni, stazioni, oltre che una scia di politici e testimoni ammazzati per sigillare la tomba del silenzio. Stragi e scie di omicidi che si sono e si continuano a trascinare nel tempo senza che mai si arrivi ai veri responsabili. Non ci si arriva perché tutto, anche le più sordide nefandezze, fu concepito ed eseguito in nome della suprema lotta al comunismo. Il crollo del Muro di Berlino e la successiva rapida caduta dell’intero impero sovietico sanciscono i vincitori di questa lotta. E i vincitori non si fanno sbattere da nessuno e per nessuna ragione sul banco degli imputati. La corona di alloro e crimini che cinge la loro testa li rende immuni, perché li pone oltre qualsivoglia verità storica e giudiziaria. Essi sono definitivamente insediati sul soglio più alto del potere mondiale e nazionale. Così che l’Italia continua a essere una nazione non solo a sovranità limitata, ma soprattutto a verità negata.

Col discorso del 9 novembre Illa tacitamente proclama la sua appartenenza alla schiera dei combattenti e dei vincitori, ergo l’essere – pure lei e i suoi camerati vivi e morti – completamente immuni da ogni accusa e condanna, soprattutto da quelle sulla loro origine fascista e antisemita.

Quello che tutti i vincitori, però – in virtù dei mezzi e dei modi della loro lotta –, hanno lasciato sulle distese d’Occidente e d’Europa sono proprio i semi di un odio fascista, antisemita e razzista che cresce sempre più rigoglioso. E per quanto anche da questo essi si credano assolti, sono per sempre coinvolti.

Riccardo Tavani

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