Aristotele e la felicità

di Emanuele Caldarelli

Il fine principale dell’uomo è la felicità, sostiene Aristotele, non deriva dal piacere ma dalla coscienza razionale dello sviluppo della propria essenza. Aristotele un filosofo, scienziato greco, una mente universalmente riconosciuta brillante. Nasce nel 384 avanti Cristo e muore nel 322 avanti Cristo. Aristotele cerca di spiegare la struttura e la loro trasformazione. Per primo diede una impronta scientifica alla filosofia, infatti veniva considerato uno scienziato filosofo. Sicuramente è uno dei padri della filosofia insieme a Platone e Socrate. Aveva intuito per primo i principi del ragionamento è della logica. Per logica si intende i “logoi” cioè discorsi corretti. Il procedimento dimostrativo, cioè argomentare correttamente.

“Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo” diceva Aristotele aggiungendo che la saggezza è imperativa, perché il suo fine è quello di determinare ciò che si deve fare e che non si deve fare.

Tornando alla felicità aristotelica, una specie di dono divino, che l’essere umano conquista una volta che ha sfruttato tutte le sue potenzialità ed è riuscito a realizzarsi. La beatitudine, diceva Aristotele, un qualcosa di immutabile e stabile, raggiungibile anche con beni esteriori. La felicità si raggiunge facendo ciò che ti fa stare bene, secondo Aristotele ciò che fa stare bene è pensare. Seguire La Sapienza. Esercitare liberamente il proprio ingegno. Questa è la felicità di Aristotele.

Print Friendly, PDF & Email