La resistibile marcia delle destre nazionaliste in Europa

Le recenti elezioni spagnole e la relativa campagna elettorale sono state al centro dell’attenzione dei media. Molto si è detto sull’alleanza tra VOX e FDI, discutendo del risultato elettorale e di un suo eventuale riflesso in Italia e in Europa. Meno si è parlato del senso profondo di quell’alleanza, che mi sembra significativa per la politica spagnola, italiana ed europea: quali valori e quale visione tengono insieme i due partiti? E a che cosa può portare un loro eventuale successo elettorale in Europa, da cui sembrano aspettarsi un cambiamento profondo delle politiche comunitarie, se non addirittura un diverso assetto dell’Unione Europea?

Per cominciare, sarebbe interessante capire qual è Il loro atteggiamento nei confronti della crisi ambientale che drammaticamente ci incalza, argomento quanto mai essenziale per il nostro futuro.

Nel suo comizio pre elettorale a favore di VOX, la presidentessa Meloni ha esposto sinteticamente il manifesto ambientalista dell’alleanza conservatrice: fermare il “fanatismo ultra-ecologista” che sta portando la sinistra ad “attaccare il nostro modello economico e produttivo”. E già, a quanto pare il problema sarebbe questo, non il disastro ambientale.

Non è ben chiaro che cosa voglia dire “fanatismo ultra-ecologista”, ma la stessa espressione è stata usata dal ministro dell’ambiente Pichetto, quasi a ribadire che su questo problema si focalizza il programma del governo. Al contrario, proprio il nostro “modello economico e produttivo” è la causa primaria della crisi climatica, le cui devastanti conseguenze sono oggi così indiscutibili ed evidenti; ed è proprio questo che si dovrebbe “attaccare”, per non veder aumentare di anno in anno i ricorrenti e prevedibili disastri, che fanno dire al ministro Musumeci che la natura è più forte dell’uomo. Bravo Musumeci, te ne sei accorto! Ma allora perché continuare sulla strada di violare gli equilibri naturali con il nostro vecchio modello economico produttivo?

Ecco il primo preoccupante significato dell’alleanza conservatrice: difendere quel “modello” – anche se ormai è chiaro quanto esso sia distruttivo ed antieconomico – basato sull’obsoleta visione di Mattei, che propugnava uno sviluppo basato su gas e petrolio in quanto beni “a basso costo”, come lui li definiva. Ma erano gli anni cinquanta, e non si prevedeva che quelle risorse a basso costo avrebbero presentato un conto così salato. L’alleanza è chiaramente orientata a demolire le pur timide politiche ambientaliste europee e a sostenere il consumo del fossile. Una strategia oggi denominata “piano Mattei”, slogan molto sbandierato ma mai ben chiarito, che ci fa capire, pur nella sua indeterminatezza, a che cosa la destra stia puntando.

Che i problemi ambientali siano molto in basso tra le priorità della destra trova conferma nei tagli al finanziamento del PNRR approvati in questi giorni dal governo. Guarda caso, sono stati definanziati i progetti per la promozione degli impianti energetici innovativi, per la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano, per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni, per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico, per la conversione a idrogeno dell’Ilva di Taranto. Capito come?

Altro aspetto sostanziale dell’alleanza conservatrice è costituito dai cosiddetti temi etici, cioè il revisionismo della legge sull’aborto, la critica al divorzio e la negazione dei diritti di chi ha orientamenti sessuali diversi. Su questi gli amici di Vox sono stati più espliciti: il diritto all’aborto deve essere abolito, le “devianze” sessuali non meritano riconoscimento alcuno, il divorzio distrugge la famiglia e mina la società.

Mi chiedo quanto questi argomenti abbiano contribuito all’insuccesso elettorale di Vox. Non sempre gli elettori sono ingenui; e perché poi dovrebbero rinunciare a diritti ormai consolidati ed entrati nel costume, prima che nelle leggi?  A mio avviso FDI è stato più prudente nella sua campagna elettorale. Alle plateali esternazioni della Meloni sul suo essere donna e madre non hanno fatto seguito affermazioni esplicite su quei temi. D’altronde attaccare direttamente la legge sull’interruzione di gravidanza in Italia sarebbe, probabilmente, un suicidio politico. Ma è evidente, anche nei fatti, la corrispondenza d’amorosi sensi tra i due alleati: l’atteggiamento di FDI è meno esplicito ma ugualmente leggibile. Lo chiarisce, ad esempio, la vicinanza a Steve Bannon ed ai suoi sodali del World Congress of Families (organizzatore del family day di Verona), giustamente considerato da molti osservatori un tipico “gruppo d’odio”, legato agli ambienti meno raccomandabili del neofascismo europeo e dell’entourage putiniano. Gruppo che attivamente lavora contro i diritti delle donne e degli omosessuali e non si perita di sostenere governi e politici poco sensibili ai principi democratici. Questa tendenza a una restaurazione codina e liberticida è il secondo messaggio che ci viene dall’alleanza conservatrice.

FDI, più astutamente rispetto a Vox, ha evitato di impegnarsi in una polemica diretta sul tema, ma ha confermato – se ce ne fosse bisogno – la sua collocazione con l’approvazione della legge Varchi, che pretende di fare della gravidanza surrogata un reato universale. Quanto questa legge sia stupida e ingiusta l’ho già motivato in un precedente articolo ed è inutile tornarci sopra, se non per dire che l’omofobia di questa destra colpirà anche – e in maggior numero – coppie eterosessuali italiane e i loro figli legittimamente nati in paesi stranieri.

Un terzo aspetto ci viene dal ricorrente uso (e forse abuso) del termine “patrioti”. Così si era già espressa Marine Le Pen in occasione dell’affermazione elettorale di FDI: «Ovunque in Europa i patrioti stanno salendo al potere e con loro questa Europa delle nazioni che stiamo auspicando». Analogamente la Meloni auspicava in Spagna un “governo di patrioti” con Vox.

Il patriottismo è, in effetti, un sentimento nobile, che dovrebbe animare tutti i rappresentanti politici, indipendentemente dal loro schieramento. Anzi, l’amor di patria dovrebbe essere un prerequisito per la politica. Invece il termine “patriota” viene usato dalla destra per squalificare pregiudizialmente gli avversari che, automaticamente, patrioti non potrebbero più essere. Ma può un partito pretendere l’esclusiva del patriottismo? Quanti mai, proprio perché patrioti, non votano FDI, Vox o Rassemblement National?

E poi è facile dire bene di sé stessi: io sono generoso, sono onesto… oppure sono un patriota. L’affermarlo, di per sé, è un mero esercizio retorico e, comunque, la saggezza popolare vuole che non ci si fidi di chi loda sé stesso. 

Personalmente credo che i seguaci di Le Pen, Abascal e Meloni dicano patrioti, ma intendano nazionalisti.

Erano certamente patrioti, e lo dimostrarono anche a costo della vita, quelli che fecero la Repubblica Romana nel 1849. Nella loro Costituzione, al punto IV dei Principi Generali, si legge: “La repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana”. Infatti quegli antichi veri patrioti erano così rispettosi delle altre nazionalità da mettere in Costituzione (Art. 1) anche lo ius soli: “Sono cittadini della Repubblica… gli stranieri col domicilio di dieci anni”.

In queste poche parole c’è la migliore spiegazione della differenza tra patriottismo e nazionalismo. D’altronde, le destre parlano di Europa delle nazioni: precisazione che, altrimenti, sarebbe del tutto pleonastica.

In conclusione si delinea un’alleanza di destra piuttosto pericolosa: indifferente ai gravissimi problemi ambientali, retriva rispetto ai diritti civili, nazionalista. Un bel passo indietro verso un passato nefasto e non abbastanza lontano, verso il quale vorrebbero portare anche l’Europa.

Cesare Pirozzi                                                                     

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