Dell’offesa gratuita

Si può dire stronzo? Quant’è offensivo stronzo? Al liceo, tanti anni fa, c’era un compagno di scuola che definiva così tutti quelli che lo contraddicevano. Smise di farlo quando tutta la classe, ad ogni parola che diceva, intonava l’epiteto fecale. Io lo usavo spesso, soprattutto con le ragazze che mi facevano male – non creda Masini di essere stato il primo a inondare l’etere-. Gli insulti sono diventati comunque un po’ come il sale nelle minestre, che se non ne metti almeno qualche granello non sa di niente, e già la vita è così amara… ho sbagliato ingrediente ma credo di aver reso l’idea. Posso chiamare stronzi quelli che usano epiteti impropriamente? Quanto si offenderanno quelli che hanno intonato cori al grido di “Meloni puttana”?

Qualcuno potrebbe obiettare “ma quelli non erano gli stessi che erano in piazza con te il sette ottobre?” Sì, e allora? Perché erano in piazza con me li giustifica? Sono stronzi così come lo erano allo stesso modo, se non di più, quelli che insultavano la Boldrini qualche anno fa con lo stesso epiteto e pure peggio. Stavo dimenticando (e non è un particolare di poco conto) di dire che sia quelli del sette ottobre a Roma, che quelli della Boldrini erano maschi. Hai voglia a dire che “la cultura patriarcale” è dura a morire, anzi, sembra quasi che una buona parte di maschi su di una cosa la pensino allo stesso modo e non ci sono idee politiche del tutto opposte che tengano. Ahimè, non saprò mai se la capacità di misura di uno stronzo è uguale a quella di una puttana, ma di una cosa sono certo: non essere uno scienziato. So bene che in tanti leggeranno questo mio con il disappunto disegnato sulle labbra e magari pensando di dedicarmi uno stronzo grosso quanto una casa, ma non posso fare a meno di pensare che le verità da gridare alla Meloni devono essere piuttosto del tipo: Meloni ipocrita e bugiarda, (non potrebbero esserci smentite) oppure Meloni incapace, Meloni inetta; non “Meloni pescivendola”( perché potrebbe sembrare insito il disprezzo per una categoria di lavoratori invece nobilissimi) né “Meloni fascista” mi raccomando, perché questo per la signora in questione non è un insulto, ma una qualità di cui essere fiera.

Che poi i fascisti sopprimessero la democrazia e gli avversari politici, entrassero in una guerra drammatica con esiti disastrosi pur di conquistare un lembo di terra, che emanassero le leggi razziali e poi rastrellassero ebrei con i loro compagnucci nazisti, è del tutto relativo, perché sono cose che appartengono al passato e che se non fosse che quelli della sinistra ogni tanto lo ricordino, la gente avrebbe già digerito e dimenticato, ma questa è un’altra storia e non è offensiva. Bisognerebbe dare sempre il giusto peso alle parole che si usano e non c’è verità più assoluta di quella che vuole che le parole siano importanti, altroché. Il linguaggio segue il pensiero, lo rappresenta. Tanti anni fa una donna più grande di me mi disse: “Vedi Paolo, se io vado a letto con dieci uomini sono una puttana, se un uomo va a letto con venti donne è un uomo da ammirare. Ti pare giusto? Sei giovane, impara ad avere rispetto per le donne”. Io mi sono sempre sforzato.

Paolo Sabatino

 

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