Io Capitano e Povere Creature! dal realismo allo steampunk
Povere Creature!, del regista greco Yorgos Lanthimos, è il film che ha soffiato il Leone d’Oro a Matteo Garrone alla Mostra Cinematografica di Venezia 2023. Io Capitano, infatti, si è aggiudicato il Leone d’Argento, insieme al film del giapponese Ryusuke Hamaguchi Il male non esiste. Ora sia Lanthimos, sia Garrone si trovano entrambi candidati agli Oscar 2024. Io Capitano, candidato insieme ad altre quattro validissime opere, quale Miglior Film Internazionale. A ben undici statuette Povere Creature!, tra cui Miglior Film, Migliore, Regia, Migliore Attrice protagonista, Migliore Attore Non Protagonista. Qual è la differenza tra i due film? Matteo Garrone racconta una drammatica storia di emigrazione, vera in ogni suo fotogramma, sebbene con qualche punta di poetica visionarietà, come in una scena di pietosa, umanissima allucinazione nella tragica disperazione del deserto da attraversare. Yorgos Lanthimos crea una potente summa di tutta la letteratura e del cinema di mostri, a partire dal più celebre di tutti Frankenstein.
In fondo si tratta delle due vie che hanno caratterizzato fin dalle sue origini la storia del cinema. La via realistica, sintetizzata già nella manciata di fotogrammi muti che mostrano L’uscita dalle officine Lumière, ossia l’uscita a fine lavoro di lavoratori, ma in prevalenza lavoratrici dai cancelli del primo stabilimento cinematografico dei Fratelli Lumiere. La pellicola di soli pochi minuti è stata mostrata a un pubblico pagante il 28 dicembre 1895 in un caffè di Parigi. È l’inizio di tutta la storia del cinema. L’altra via, quella del mostruoso e fantastico, è rappresentata dal film muto di Georges Méliès, Viaggio nella Luna, del 1902, ricordato soprattutto per quel primordiale razzo che finisce proprio nell’occhio della Luna.
Questo filone si connota spesso con il termine steampunk. In Povere Creature!, infatti, Lanthimos pone nella tipica epoca vittoriana una vicenda incentrata su una tecnologia – soprattutto medico-chirurgica – che si riallaccia si alla tradizione Frankenstein, ma che appare più avanzata, più attuale, creando una sfalsamento anacronistico, ossia fuori sincrono con le reali possibilità del tempo reale. Dicevamo che l’autore compie una sintesi vertiginosa che stratifica l’intera storia di questo cinema dentro la sua opera. Non solo, ma la ri-stilizza i suoi cliché tipici secondo un gusto ironico-retrò molto contemporaneo. Le scenografie sia per interni che per esterni sono veramente mirabolanti per invenzione creativa e investimento di mezzi economici. Questo ci immerge in una favola nera e a tratti anche disturbante, sì di ieri, ma che ha il deciso sapore dell’attualità. Anche perché il contenuto dell’opera è quello di un cosiddetto romanzo di formazione. La protagonista, Bella Baxter – interpretata da Emma Stone, che ha anche coprodotto il film – si incammina verso il mondo segnata da una condizione di minorata fisica e mentale. La sua riserva aurea di autenticità le consentirà di affrontare senza false illusioni e anche con cinismo tutti gli aspetti più scabrosi della realtà e del dominio maschile su di essa. Notevole anche le interpretazioni di Mark Ruffalo e di Willem Dafoe, dalla faccia sgarrata e cucita come un campo di battaglia con trincee e cavalli di frisia.
In un video che precede soprattutto le proiezioni dedicate alle scuole, Matteo Garrone mostra un cartellone con le foto di tutti i luoghi, dall’Africa fino alle coste della Sicilia, che lui ha visitato e su cui si è documentato fino ai minimi dettagli prima di realizzare la sua opera. Quelli che in gergo tecnico si chiamano i sopralluoghi. Anche i due attori protagonisti non sono due veri attori, ma soltanto due ragazzi senegalesi che frequentavano un corso di recitazione teatrale nella loro scuola. Anche la lingua parlata è quella originale dei veri protagonisti, resa con i sottotitoli delle altre lingue internazionali. Lo stesso protagonista – che dà il titolo al film – è un ragazzo che oggi vive, lavora e si è sposato a Bruxelles, dopo essersi fatto sei mesi di galera in Italia, in quanto arrestato al momento dello sbarco come scafista. Il film di Garrone è insieme documentario e dramma, dove questa seconda modalità narrativa serve a entrare in forma più acutamente esistenziale proprio in ciò che realisticamente le immagini mostrano, per rendere il significato umano universale della vicenda migratoria che segna largamente e profondamente il presente dell’intero nostro mondo. Per questo riteniamo che essa sia un’opera ampiamente meritevole di quel riconoscimento internazionale che dia la possibilità di essere conosciuta dal più vasto pubblico internazionale.
Riccardo Tavani