International Consortium of Investigative Journalists: cos’ è ?

Martina

La più grande fuga di notizie della storia della finanza internazionale. Così è stata definita l’inchiesta sui Panama Papers. 11,5 milioni di documenti provenienti dallo Studio panamense Mosseck-Fonseca finiti nelle mani di una fonte anonima e recapitati al quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung. Più di 214.000 soci età offshore facenti capo a clienti provenienti da 200 Paesi diversi. Nel calderone dei Panama Papers ci sono un po’ tutti: da capi di Stato a politici, passando per imprenditori, magnati, sportivi , personaggi dello spettacolo, emiri, stilisti. Tutti vogliono il loro posto nel paradiso fiscale. L’inchiesta, durata più di un anno, ha visto coinvolti 378 giornalisti provenienti da testate di diversi Paesi, tutte riunite nel International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ). Ignoto ai più prima di quest’ultimo enorme scandalo, l’ICIJ è una realtà attiva da quasi 20 anni. Fondato nel 1997 dal giornalista americano Chuck Lewis – già creatore del Center for Public Integrity, organizzazione no-profit di giornalismo investigativo americano – l’ICIJ è una rete che riunisce attualmente più di 190 giornalisti investigativi provenienti da 65 Stati diversi, con la partnership di una cinquantina di testate da tutto il mondo ( unico rappresentante per l’Italia è L’Espresso). Bill Kovach, Phillip Knightley, Gwen Lister, Brant Houston, tutte le più grandi firme del giornalismo investigativo mondiale hanno scelto di aderire all’associazione no-profit messa su da Chuck Lewis in nome di un unico comune obiettivo: raccontare i crimini, i casi di corruzione, di malaffare, i giochi di potere che trasversalmente attraversano e condizionano il mondo e la vita di ognuno di noi. Smascherare i responsabili ed i loro giochi di potere. Per fare questo i giornalisti che operano all’interno del Consorzio lavorano in squadre, affiancati da professionisti esperti nel campo dell’informatica e da un team di legali.

Nei decenni che hanno visto entrare in crisi il mondo dell’editoria, con i giornali costretti a subire costanti e sempre più ingenti tagli di budget, Chuck Lewis ha messo su un sistema in grado di mantenere vivo il giornalismo di inchiesta tamponando i danni che la crescente riduzione di sedi di corrispondenza estera avrebbe implicato. E i risultati parlano chiaro. Grazie al lavoro svolto dall’ ICIJ negli ultimi anni è stato possibile portare alla luce i traffici delle multinazionali del tabacco, delle compagnie dell’amianto; abbiamo saputo degli accordi di guerra tra Iraq e Afghanistan e, ultimo lavoro prima dei Panama Papers, degli accordi segreti tra multinazionali e governo del Lussemburgo.
Nel mondo globalizzato, il mondo di Internet, dei Social, di uno sviluppo che avvicina ogni angolo del mondo, la possibilità che la rete di affari illeciti transnazionali si faccia sempre più fitta è un rischio concreto. L’ International Consortium of Investigative Journalists, anche stavolta, ha aperto un varco per raccontarci cosa accade sotto questa rete.

 di Martina Annibaldi

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