La Habitación de Fermat – Luis Piedrahita e Rodrigo Sopeña

Camillieri

Questa pellicola è una di quelle che hanno attratto la mia curiosità, per così tanti motivi che le attese prodotte non potevano che restar deluse, eppure così non è stato. Il primo richiamo era legato alla possibilità di vedere un thriller associato al nome del matematico Fermat, celebrità indiscussa e romantico genio, padre di uno dei teoremi più affascinanti del millennio. Un secondo aspetto è la sua peculiare rarità, non è stata distribuita in Italia, non si reperisce facilmente e, ciononostante, è acclamata dal popolo di cinefili che popola la rete. Se si volesse capir qualcosa studiando attori e registi non si caverebbe un ragno dal buco, questo film sembra segnare l’esordio alla regia di entrambi i due registi ed al contempo anche l’ultima pellicola a loro firma, e non sono troppo familiari nemmeno i volti degli attori presenti. Ciononostante, nel sottobosco di cinefili che popola la rete, si esprimono lodi entusiastiche per questo piccolo gioiello e, in effetti, se ci approccia a questo film come lo si farebbe con un buon giallo, non si potrà restar delusi. Alcune forzature ci sono e stridono un po’; pur di far incastrare tutti i pezzi del mosaico il regista è costretto a qualche piccolo salto mortale e, in parte, la pellicola ne risente. Difficile spiegarsi infatti come possa il machiavellico Fermat inviare i suoi enigmi, oppure come possano quattro presse agire su quattro pareti che si muovono in direzione convergente senza distruggersi tra loro. L’effetto della stanza che si riduce, però, resta efficace e angosciante. Per i più smaliziati di enigmi matematici, inoltre, appare anche assurdo che affermati matematici non sappiano risolvere al volo indovinelli che appartengono ai classici della letteratura ma tutto questo, infine, fa parte della finzione scenica, del gioco narrativo ed ha poco senso accanirsi su questi dettagli, se lo scopo è quello di stimolare la mente, lasciando che corra dietro i meccanismi logici e matematici che pervadono gli indovinelli da risolvere. La Habitación de Fermat attinge a piene mani dalla letteratura filmica e letteraria creando un ibrido tra i dieci piccoli indiani di Agatha Christie ed il cubo di Vincenzo Natali. Chi ha letto il romanzo della scrittrice, infatti, non può non aver pensato, vedendo entrare Fermat, che egli stesso fosse un invitato alla riunione e che, dunque, il nodo della faccenda sarebbe stato ben più complesso da sciogliere rispetto alle premesse. La tensione è sempre buona, gli enigmi, ed il countdown ad essi connesso, non lasciano un attimo di respiro agli abitanti della casa, così come allo spettatore e, mentre si rivela il loro ruolo nella faccenda, emergono connessioni inquietanti nelle loro vite e si scopre poco alla volta il disegno della mente che ha creato il macabro gioco.
Gran bel film, avrebbe sicuramente meritato più fortuna.

di Marco Camillieri

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