Il Giubileo della Misericordia

Claudio Caldarelli

Si chiudono le porte sante a segnare la fine del Giubileo della Misericordia. Gli anti Francesco sottolineano il flop di incassi e di pellegrini, come a dire che questo pontificato non ha saputo sfruttare il commercio delle indulgenze e delle donazioni. Pochi raccontano la Misericordia voluta da papa Francesco dentro le chiese e prima ancora dentro i cuori. La Misericordia si vive con passione nell’azione del donare e dell’accogliere, condividendo ciò che si ha. Vivere con le mani aperte in segno di pace, spezzando il pane con il fratello più povero. Gli ultimi, coloro che non ce la fanno, in qualunque parte del mondo, questi ultimi sono i figli prediletti di Dio, cioè i nostri fratelli. Questa è la Misericordia che Francesco ha voluto riaffermare con questo Anno Santo straordinario.
“ Ai poveri chiedo perdono per tutte le volte che noi cristiani davanti ad una persona povera guardiamo dall’altra parte”. Da qui tutta la passione del papa verso gli ultimi, da qui tutti i richiami alla Chiesa e al clero, di occuparsi delle anime e non degli ori o delle mondanità. Un richiamo costante ad essere cristiani, vicini al Cristo che condivideva l’essenza terrena della quotidianità fatta di stenti. “Sono i comunisti che la pensano come i cristiani, Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere. Non i demagoghi, non i barabba, ma il popolo”.
Il risultato principale è consistito nell’esaltazione del tema della Misericordia. Il primato della Misericordia che coincide con quello dell’accoglienza, dell’inclusione, della bontà: dell’Amore. Poi con la messa in cantina di norme e regole e consuetudini tipiche della Chiesa della ricchezza, riprende i valori spirituali che erano stati dimenticati, sintonizzando di nuovo questa Chiesa francescana, con i bisogni del nostro tempo. Il rapporto con Dio è il rapporto con noi stessi e con i nostri fratelli. In questo spirito la Chiesa di Francesco diviene punto di riferimento per milioni di persone in fuga dalla fame e dalle bombe. Il dramma delle migrazioni generato dall’occidente opulento e dallo stesso occidente respinto, è privo di qualsiasi riferimento morale, etico e religioso. Non c’è la mano di Cristo sul cuore dei governanti degli Stati ricchi. C’è solo l’interesse dei poteri forti, delle banche, delle multinazionali, che si arricchiscono con le guerre e le carestie.
Al tempo stesso, a volte è presente il peso della solitudine e della sconfitta, sperimentiamo il dolore e la sofferenza. Solo allora abbiamo bisogno di qualcuno, o qualcosa che ci aiuti ad essere meno soli. Senza moralismi, senza paternali, ma appunto con una fraterna e disinteressata Misericordia. Questa Misericordia rilanciata dal papa trova molti nemici dentro e fuori la Chiesa. In quella parte del clero che non vuole rinunciare agli agi, allo scappella mento ai politici o ai mafiosi. Quel clero che accetta gli assegni dei boss e dei narcotrafficanti. Quel clero che fa della pedofilia la sua ragione di esistere. Su questo clero incombe la mano di Francesco come una mannaia. La mano di Cristo che scaccia i sacerdoti dal tempio. La rabbia di costoro viene temperata in pubblico dall’obbligatoria obbedienza al papa, ma in privato sperano che a succedere a Bergoglio sarà un papa reazionario.
La Misericordia di Francesco è anche politica. Qui i beneficiari della bontà e dell’Amore del pontefice sono i poveri, gli ultimi, gli zingari,i deboli, i rifugiati, gli immigrati. Il papa è un anti-Trump mondiale, l’avversario più forte della destra reazionaria e clericale, nazionalista ed egoista. Francesco, interpreta al meglio questo ruolo, anche perché a differenza dei leader politici, non ha un elettorato a cui rendere conto. Lui, Francesco, rende conto direttamente a Dio, che ha riposto in lui una immensa fiducia, inviandolo a Roma, mettendolo sul trono di Pietro, a fare ciò che altri papi, in duemila anni non hanno fatto. Insomma, è una voce altissima quella di papa Francesco, che rilancia l’immagine complessiva del cristianesimo, a farsi “misericordiosamente” portavoce degli ultimi, degli sconfitti e degli emarginati delle periferie del mondo.

di Claudio Caldarelli

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