Migranti: e se fossimo noi?

Empatia: dal greco “empatéia”, “en” – dentro – e “pathos” – sofferenza, sentimento.                       L’empatia è “la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia che di dolore, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona”.

L’empatia è una scelta difficile, una scelta scomoda; mettersi nei panni degli altri significa essere pronti a rimettersi in discussione, a rivedere le proprie priorità. E’ più facile non farsi domande, trincerandosi dietro le proprie sicurezze, mettere distanza tra noi e gli altri.                                                                                         Gli altri: chi sono GLI ALTRI? Numeri. 13.924 migranti giunti in Europa da inizio anno, 366 morti o scomparsi in poco più di tre mesi. Numeri. Impessionanti se si pensa che questo dato è superiore del 300% rispetto a quello relativo allo stesso periodo nel 2016. Cifre che la mente umana fatica ad elaborare. Cifre che riguardano direttamente il nostro paese. La maggior parte dei decessi, infatti, si sono verificati sulla rotta del Mediterraneo centrale, che collega la Libia all’Italia. Chi sono i “migranti”? Uomini, donne, bambini. Paure, sogni, speranze. Corpi senza nomi, vittime che popolano le acque dei nostri mari, finchè correnti non restituiscono alla vista dei più le testimonianze di questo dramma, colpendo le coscienze di chi, come noi, non è forse neanche in grado di immaginare una realtà simile. Noi, che la guerra che viviamo è quella raccontata dai tg . Noi, che magari non andiamo in vacanza in Sicilia per la paura di confrontarci con l’altro, con il diverso. Dietro ogni “migrante” c’è la disperazione di chi non ha niente e niente ha da perdere; la disperazione di chi sceglie di abbandonare le proprie origini, a volte la propria famiglia, alla ricerca di una opportunità di salvezza. La disperazione di chi affida la propria esistenza incerta ad un destino ancora più incerto; la disperazione di chi chiama l’essere traghettati a centinaia ammassati come bestiame per giorni e giorni in condizioni di prigionia “il viaggio della speranza”. Persone, che come noi hanno sogni, speranze, paure, ambizioni. La questione migranti è una questione complessa; è una questione politica, una questione umanitaria. Ma, soprattutto, è la storia personale di ciascuno degli individui nascosti dietro i grandi numeri e, forse, in definitiva, ciò che ci differenzia è solo pura casualità; la casualità di non essere nati in un paese devastato.

di Leandra Gallinella

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