Se un pescatore dà lezioni ai potenti

Siamo all’inizio del periodo più caldo, di un periodo di rinascita. Specularmente, però, siamo anche alle porte della stagione più mortale. Come per beffa, il momento della rinascita della vita coincide con quello in cui inizia a salire il numero dei morti in mare. Come un rito, ormai stanco, con il salire delle temperature più persone partono dalle coste africane lanciandosi in mare, e di conseguenza aumentano i naufragi. Lo sa bene Chamseddine Marzoug, pescatore tunisino, recentemente invitato a parlare al Parlamento europeo di Strasburgo. Lo sa bene perché quei morti gli sono letteralmente arrivati addosso, spinti dalla corrente. Così, spesso, quando usciva in mare da pescatore si è trovato a raccogliere uomini e donne invece che pesci.

Sul canale di Strasburgo, nel cuore dell’Europa, Chamseddine si è ritrovato a simulare gli stessi gesti che compie tutte le volte che si imbatte in un corpo in mare. Tanti altri pescatori a Zarsis, sulle coste meridionali della Tunisia, come lui da anni uscendo in mare trovano uomini e donne vittime di naufragi, spesso senza vita. Quella di Chamseddine, però, è diventata una missione di vita. La missione di dare a quei corpi una sepoltura dignitosa.

Dice di aver sotterrato più di 400 corpi. A volte si tratta di bambini, altre volte di corpi mutilati e resi irriconoscibili dal mare. Le coste libiche sono vicine. Luoghi dove ricominciano le tratte di uomini, che già hanno afflitto per secoli l’Africa e la memoria degli africani. Uomini venduti alla stregua di merci.

Il governo tunisino ha messo a disposizione un piccolo terreno di poco più di 50 m2, ribattezzato ‘il cimitero degli sconosciuti’. Da più di dodici anni Chamseddine si prende cura di quegli sconosciuti come volontario della Mezzaluna rossa. Tutte le lapidi sono ignote ad eccezione di un’unica tomba, quella di Rose-Marie, nigeriana che è stata riconosciuta dal compagno sopravvissuto al naufragio. Però, ora quel piccolo pezzo di terra posto su una vecchia discarica e costeggiato da ulivi, è quasi colmo. Per questo Chamseddine ha deciso di lanciare una petizione online che gli permetta di raccogliere i soldi sufficienti per acquistare un nuovo terreno.

Quella di Chamseddine è una missione di dignità per dare una memoria a quelle vite spezzate nel silenzio. La dignità di un povero pescatore che da ultimo aiuta quelli ancora più ultimi di lui. Che sente più vicino il dramma di coloro che non riescono ad arrivare in Europa e di tutti i migranti perché proprio due dei suoi figli hanno già percorso quella rotta verso il nord ricco. E ora da pescatore dà una lezione ai governi europei che dall’Austria alla Francia hanno dimenticato l’umanità.

di Pierfrancesco Zinilli

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