Berlinguer, i sogni senza tempo

Enrico Berlinguer, un comunista timido che mi ricorda Papa Francesco.I sogni senza tempo, di un leder comunista, amato dai lavoratori, dalle donne, dai giovani, ancora sono attuali e possono salvare non solo il nostro paese, ma il mondo. Il vero fascismo è il consumismo, una frase di Pier Paolo Pasolini, ma ripresa più volte da Enrico Berlinguer che condannava la schiavitù dei consumi sfrenati, della rincorsa al superfluo. La sottocultura che inquina la classe operaia e la rende schiava del capitale. I sogni di Enrico erano nei sui discorsi, nelle sue riflessioni, nelle scelte del più grande Partito Comunista d’Occidente.

Enrico Berlinguer, muore l’11 giugno del 1984 a Padova. Quella notte è naufragata un’idea alla quale milioni di italiani e italiane avevano dedicato buona parte della loro esistenza. Enrico, ha avuto nella politica italiana, e non soltanto, un ruolo in qualche modo simile a quello che sta avendo oggi Papa Francesco nella religione cattolica. Tutti e due hanno seguito un percorso di cambiamento talmente radicale da produrre effetti rivoluzionari. Tutti e due sono stati amati dal popolo degli onesti, dalla umanità degli oppressi, un po’ meno dai loro avversari. Tutti e due, hanno avuto un carisma che coglieva la realtà è alimentava un sogno.

Enrico era la forza morale del partito delle “mani pulite”, aveva il coraggio politico delle sue idee di critica della società liberista, del mercato e del capitale. Stava dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori, senza se e senza ma.

Enrico Berlinguer, muore l’11 giugno 1984, quattro giorni prima, nel mezzo di un comizio per le elezioni europee a Padova, si è  sentito male, ma ha voluto portare a termine il discorso a ogni costo, non voleva abbandonare il suo popolo. Ai suoi funerali, partecipa una folla immensa, che riempie Roma, il suo popolo che vedeva il lui il simbolo della “questione morale” e del dissolvimento della politica.  Una immagine che fa del segretario del PCI un vero innovatore delle dinamiche politiche dell’epoca, sia nazionali che internazionali. Nella sua lunga segreteria, Berlinguer, si batte per tracciare una autonomia dal Pcuss della Unione Sovietica, lavora ed elabora il progetto dell’Eurocomunismo. Il legame fortissimo con gli operai, le tensioni con i socialisti, la strategia della tensione, le bombe, il golpe in Cile, le brigate rosse e il rapimento Moro, Berlinguer riesce ad attraversare il decennio più delicato della vita politica italiana e ne esce a testa alta, con la forza di milioni di persone che lo sostengono. Ma alla dimensione politica, si affianca quella più intima, di un uomo semplice, umile, onesto, un uomo perbene. Tanto serio da essere definito triste, amato dalle compagne e dai compagni, schiacciato da una volontà stoica che non gli permise mai di sottrarsi ai suoi doveri, di restare indifferente di fronte alle rivendicazioni degli ultimi. Quel giorni, a piazza dei Frutti, a Padova, si concluse un periodo storico difficile e anomalo, una fase cruciale della politica  italiana, ma il messaggio è la condotta etica di Enrico Berlinguer continua ad essere di ispirazione per tanti, che sognano e vogliono cambiare il mondo.

Ciao compagno Berlinguer.

di Claudio Caldarelli

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