Quanto poco si conoscono le donne

Quanto poco si conoscono le donne” dice Beatrice Cenci, una delle nove donne che trovano voce nello spettacolo “Fantasme” in scena al Teatrosophìa  a Roma, tratto dall’omonimo libro, scritto da Claudio Marrucci e Carmela Parissi, messo in scena dal regista Guido Lomoro e interpretato da Maria Concetta Borgese, Marta Iacopini e Silvia Mazzotta, con le musiche eseguite dal vivo da Theo Allegretti.

Tutto ha il ritmo febbrile di ogni vera passione, dal dolore all’erotismo. Un coinvolgimento totale dei cinque sensi, ma anche un lungo adrenalinico viaggio nelle profondità del corpo e negli enigmi del desiderio di essere “donna” in ogni tempo.

Una storia che va da Messalina a Georgiana Masi. Millenni di sofferenza, dolore, ma anche gioia di donne diverse tra loro per epoca,  accomunate dal sentirsi “donna” libera, non schiava, consapevole della sua forza e della sua vitalità.

E quanto poco conosciamo della storia, delle loro emozioni quando queste sono state affidate per anni, secoli, ad una narrazione tutta maschile. Ne sappiamo talmente poco che, quando rimangono sospese tra la vita e l’aldilà, in una forma di immagine illusoria, un’ombra, un’apparizione, un’entità eterea, hanno solo un termine declinato al maschile: il fantasma/i fantasmi.

In ognuno dei tre quadri che compongono lo spettacolo, tre diverse fantasme prendono corpo e voce. Con le schiene nude, esposte, indomite, si muovono sulla scena e tra il pubblico, vestite solo della veste bianca e intensa della verità, a cancellare ogni traccia di lordura, di ogni denegata giustizia, non più coperte dal fango degli uomini e del potere.

Sospese in quel ponte tra ciò che volevano per loro e ciò che volevano gli altri da loro tornano insieme, tre a tre, Gaia Lavinia Volumnia, Bianca Maria Aloisia Malaspina e Bianca Lancia; Lucrezia Borgia, Artemisia Gentileschi e Beatrice Cenci; infine nell’ultimo quadro, Bianca Maria Martinengo, Rita Rosani e Georgiana Masi, di cui il 12 maggio ricorre l’anniversario  della sua uccisione.

Le attrici, con un altissimo livello di controllo e flessibilità del corpo, si muovono in modo viscerale e conducono il pubblico, allo stesso tempo, dentro inesistenze frementi e sensuali, convulse e lascive, determinate e sgomente. Musiche penetranti, sapientemente eseguite dal maestro Theo Allegretti. Un teatro fisico, sapientemente coordinato dalla regia di Guido Lomoro in cui movimento, musica e voci sono talmente ben combinati da fare della narrazione una esperienza immersiva e coinvolgente.

Una rappresentazione in cui energia e forza delle donne lasciano il segno, aprono ferite che credevamo rimarginate, ma ogni volta sanguinano e ogni volta è l’amore che ci salva dalla ferita del mondo. Ai maschi non concede più nulla. Nulla più della nuda verità, perché nulla più della verità, lei concede a se stessa. È tardi per altre generosità, ci dicono le nudità danzanti, le spalle scoperte con i tendini tesi fino allo spasmo. È tempo di fare i conti e di arrivare al cuore delle cose, oltre che di se stessi.

In questa introspezione narrativa,avviene, nel finale,”ilmiracolo della fusione”.Tre corpi diventano un solo corpo abbracciato in moto ondoso.Tre donne,arappresentare la sofferenza del mondo, si fondono in un’unica sofferenza/ donna.Un immenso dolore, ma anche un grido di gioia, occasione per una ” creazione “, dove l’esperienza dell’amore trasmuta in esperienza di resurrezione.


di Nicoletta Iommi e Claudio Caldarelli

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