Il potere uccide l’anima

Il potere e la sua conquista. Il delirio dell’umanità che uccide l’umanità. La febbre infernale dell’ onnipotenza corrompe qualsiasi morale. Questo è l’orizzonte di vita del protagonista shakespeariano. Il malvagio per scelta diviene la scelta del malvagio, in ogni sua forma, a cui piega ogni sentimento con logica perversa. Il potere deformante dell’anima al servizio del potere senz’anima. L’amore, della donna di cui ha assassinato padre e marito che riesce a circuire; gli affetti famigliari, fratelli, nipoti, madre. Il tradimento unica forma di amicizia e di comportamento nei confronti dei suoi pochi amici.

Riccardo III interpretato da un instancabile Paolo Pierobon, in scena al Quirino di Roma, per la regia di Kriszta Szèkely, vede sul palco un nutrito gruppo di attrici e attori, bravissimi, ognuno nella sua parte, con una Manuela Kustermann in ottima forma capace di regalarci momenti di teatro tragedia sopra le righe.

Ogni morale perde la sua forza e gli effetti si manifestano drammaticamente all’interno del gruppo famigliare e di coloro che per motivi diversi lo sostengono. La perversa solitudine, tra pazzia, delirio, onnipotenza, malvagità demoniaca, si manifesta in tutta la sua potenza, annullando, anzi uccidendo l’anima, rendendo l’uomo/umanità una macchina per costruire e gestire il potere per procurarsi potere. Il nucleo, che dovrebbe costituire la sua forza, diventa l’arena in cui si consumano drammi personali, vendette private dove prendono forma e si concretizzano antichi rancori. Sodalizi consolidati di lungo periodo si dissolvono liquefacendosi come neve al sole. Neanche il sentimento materno trova completa cittadinanza nelle stanze del potere. Nessuno è al sicuro. Uno ad uno i personaggi vanno ad aumentare il mucchio dei cadaveri. Una strage di cui tutti sono a conoscenza ma che tutti fanno finta di non conoscere. L’indifferenza verso “l’omicidio di Stato” attraversa tutta la tragedia, rendendo complici anche coloro che non hanno colpe dirette. Neanche il sentimento materno trova completa cittadinanza nelle stanze del potere. Il sentimento materno interpretato dalla Kustermann trasforma il pianto della madre nella condanna senza remissione dei peccati del figlio. Ogni minaccia, o presunta tale, viene cinicamente eliminata. Il cinismo del protagonista, Riccardo/Pierobon mattatore senza eguali per tre ore di recitazione appassionata e viscerale, è anche il comune denominatore di un gruppo che, parafrasando,Hastings, è deformato dal potere il quale, come la sfera di gomma usata sulla scena, non può essere deformato essendo di plastica, richiede quindi capacità di adattamento, devi piegarti alla sua logica e alle sue forme.

Il costante richiamo dei protagonisti, del momento storico che stiamo attraversando, attualizza la messa in scena, trasportandola sui nostri teatri di guerra, sulle violenze, quotidiane, sui soprusi e sulle arroganze dei poteri, che indisturbati continuano nelle loro “stragi di Stato” per contendersi il potere stesso. Adattabile, indeformabile, elastico, per questo indistruttibile. 

Le potenze, la Russia, Pechino, la Turchia, l’Iran e l’Iraq, l’Europa e gli Stati Uniti, sono evocati dalla modalità della morte di Riccardo III: mitragliato dagli elicotteri come nella scena di Apocalypse Now; l’Ucraina che chiede armi di qualunque tipo, solo armi in gran quantità, per fare la pace con la guerra, con lo stesso medesimo sangue del potere che uccide l’umanità dilaniando se stesso. Una spirale senza fine, dove ogni principio è una fine che ridiventa principio, così all’infinito.

Corrado Venti – Claudio Caldarelli

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