La traduttrice italiana che ha detto no a Netanyahu

Si chiama Olga Dalia Padoa la traduttrice che si è rifiutata di  fare da interprete al Premier israeliano Benjamin Netanyahu in occasione della visita al Tempio maggiore di Roma.

Un gesto di protesta civile che si aggiunge a quello dei  piloti della compagnia aerea El Al  che si erano resi indisponibili a portare Netanyahu in Italia per incontrare il Primo Ministro Giorgia Meloni.

L’ammutinamento  dei piloti, secondo il quotidiano israeliano Times of Israel, sarebbe da attribuire alla riforma della Giustizia che il Premier vuole portare avanti mentre non si placano le proteste a due mesi dalla sua elezione.

Olga Dalia Padoa, traduttrice dall’ebraico, ha motivato il suo rifiuto  con una lettera che ha poi pubblicato  sulla  sua pagina Facebook che  riportiamo integralmente.

“Cara xxxx, volevo ringraziarla per la gentile proposta di tradurre l’intervento di Benjamin Netanyahu il 9 marzo prossimo. Purtroppo devo rifiutare. Non solo non condivido le idee politiche di Nethanyau e le ritengo altamente pericolose riguardo al benessere e alla salvaguardia della democrazia nello stato d’Israele.

C’è più di questo: se accetto di collaborare alla sua traduzione in un momento in cui l’intero Paese sta opponendosi a lui, i miei figli non mi guarderanno più in faccia. Ho provato a convincerli che si tratta solo di una questione lavorativa, e che se dovessi rifiutare, il mio gesto non cambierebbe le cose più di tanto, ma loro non hanno voluto sentire ragioni.

Mi hanno stupita: di solito sembrano avere poco speranza nel futuro della specie umana, in un periodo travagliato e difficile come questo. E mi incoraggiano sempre ad accettare nuove lavori. Invece qui sono stati inflessibili: non si collabora con chi promuove principi fascisti e liberticidi, non si fa e basta.

Ho deciso di ascoltarli. Un caro saluto”

Dalle  parole di Olga Dalia Padoa trasuda il dubbio legittimo di chi svolge un lavoro con professionalità e dedizione e si trova davanti ad un momento catalizzatore. Da un lato il lavoro dall’altro la propria coscienza civile, risvegliata anche dai figli che di quella scelta non solo stabiliscono il prezzo ma ne chiedono conto. Una scelta di coraggio contenuta in una lettera che, nelle righe finali, è lezione e monito.

Nicoletta Iommi

 

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