L’altra faccia di Maria Sharapova

Per i greci la kalokagathia era l’emblema della perfezione dell’uomo. Kalòs kaì agathòs, bello e buono. Perché la bellezza estetica, in una persona, deve per forza corrispondere a bontà d’animo e a purezza di spirito (oltre che a valorosità e coraggio).
Prendete Maria Sharapova, stella del tennis mondiale, seducente quanto spietata sul campo da gioco, bellissima quanto vincente. Più di 50 titoli vinti, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra 2012. È la sportiva più pagata del mondo, con quasi 40 milioni di guadagno all’anno. Frutto non solo dei premi vittoria, ma soprattutto delle sponsorizzazioni: dalla Motorola alla Canon, dalla Land Rover alla Nike, dalla Gatorade a Tiffany.
Bella, simpatica, attraente, vincente, forte, ricchissima. Insomma la kalokagathia colpisce ancora.
Ma sono tempi difficili per gli ideali di una volta. E a far tremare il paradiso della Sharapova arriva una dichiarazione sconcertante: “Sono risultata positiva agli esami antidoping”.
L’annuncio viene fatto tramite una conferenza stampa indetta dalla tennista a Los Angeles. Nei controlli effettuati durante gli Australian Open (gennaio-febbraio 2016), la russa è risultata positiva al Meldonium, farmaco prescritto per curare una forma di diabete ereditario ma entrato dal 1 gennaio nella lista dei medicinali proibiti.
La federazione internazionale del tennis aveva mandato un email a tutti gli atleti per avvertirli del cambiamento. “Ho ricevuto la lettera ma non ho guardato la lista dei farmaci. La colpa è mia, il corpo è mio e la responsabilità è mia. Ho commesso un errore enorme. Ma non voglio che la mia carriera finisca in questo modo”.
A finire intanto sono i contratti di sponsorizzazione. Nike e Porsche si sono detti “rattristati e sorpresi” e hanno stracciato il contratto della tennista, che adesso rischia 4 anni di  squalifica.
In molti si sono schierati a difesa della Sharapova. Altri invece hanno chiesto sin da subito sanzioni esemplari per punire una pratica troppo diffusa nello sport russo. Sono passati appena quattro mesi dal polverone del doping nell’atletica di Mosca e dall’inchiesta che ha svelato meccanismi di sostituzione e cancellazione dei risultati medici. Maria Sharapova ha sbagliato, si è presa tutta la responsabilità del fatto e ha chiesto scusa. È un passo in avanti, ma non può bastare.

di Lamberto Rinaldi

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *