Simone il suo “A me non me sta bene che no!”, che tanto insegna

Ad un paio di chilometri dalla mia casa c’è la borgata di Torre Maura, recentemente al centro di attenzioni mediatiche, più che per l’ennesima protesta organizzata da Casapound, forza politica di estrema destra, per la semplice risposta che ha dato un ragazzo di quindici anni, Simone, al tentativo d’incitare un quartiere contro qualcuno, “una minoranza”. Torre Maura, forse non è un bel quartiere, ma non è neppure così terribile da paragonarlo alle periferie degradate delle metropoli del terzo mondo. Ho amici e colleghi che abitano lì e nessuno di loro mi ha mai detto che sia un posto invivibile, anzi: anche prima della protesta di Casapound, mi dicevano che basterebbe poco per renderlo un posto migliore: servirebbe dargli una ripulita (nel senso di un miglior servizio di nettezza urbana), una maggiore presenza delle forze dell’ordine, una ripresa della manutenzione di strade e giardini e un incremento dei collegamenti col resto della città. Se Torre Maura, o un altro quartiere simile, può sembrare terribile, è perché la politica locale di Sinistra prima, di Destra poi e del Movimento 5 Stelle oggi, non ha mai dato priorità alle cose semplici.

Il fatto che gruppi politici estremisti riescano ad infiammare qualche animo (in vero poche persone, calcolando che la borgata conta più di ventimila persone e che tra i manifestanti, c’erano i soliti infiltrati di altre zone), è perché il senso di degrado del quartiere è percepito per quel senso di abbandono che chi governa lascia, quando non si curi dei luoghi in cui vivano i cittadini: affacciandosi alla finestra, le strade che da anni sono piene di buche, la spazzatura che ormai è dappertutto, gli alberi caduti non portati via e non ripiantati, la mancanza di rispetto di leggi e regole, che cosa comunicano agli occhi degli abitanti? I Rom ed i Sinti non sono simpatici a nessuno anche se sfido chiunque a dirmi qualcosa della loro storia e della loro cultura: sono una minoranza (come ricordava il pischello, in Italia siamo più di sessanta milioni) sconosciuta e vittima dei preconcetti di tutti noi, le cui peculiarità non sono mai state gestite se non dalla criminalità. Eppure, il pischello ragionava giustamente che non sono loro i colpevoli delle inefficienze dei servizi, del degrado vero o presunto che sia, perché non è colpa loro se gli autobus non passano, o se le strade sono piene di crateri e nemmeno se non si trovi facilmente lavoro. Quindi?

Quindi, il sit-in di Casapound era pretestuoso, privo di senso e Simone non ha fatto altro che dire loro pubblicamente che non era d’accordo. Di fronte a gente molto più navigata di lui, che nel rispondergli non ha esitato a mettergli bonariamente “le mani in faccia”, non si è tirato indietro forte delle sue convinzioni e della sua onestà (in quanto senza alcun tornaconto). Al vederlo affrontare dialetticamente quella squadraccia, ho pensato ad una splendida canzone di De Gregori e quasi mi veniva da canticchiare “Simone non aver paura di dire ciò che pensi…” e mi sono commosso come quando il portiere della canzone ha fatto passare il calcio di rigore: era da tanto che non ritrovavo la dignità dell’essere umano, in parole semplici come “…nessuno dev’essere lasciato indietro…”
Tanti hanno scritto e tanti hanno parlato, su questo pischello di borgata, addirittura contestandone il messaggio in virtù di un lessico sgrammaticato, ma credo che quasi nessuno lo abbia fatto con la cognizione di chi viva in quella realtà, o in una simile. Eppure, né quelli della Sinistra Radical Chic, né quelli della Destra Social (intesa da social network), si sono soffermati al messaggio di un ragazzo, di uno che con occhi obbiettivi ha raccontato il reale punto di vista di uno che in quella periferia ci viva. In quel dibattito di strada come in quello successivo di giornali e tv, hanno provato a criticarlo e a metterne in dubbio la sua capacità di ragionare con la propria testa, però la disarmante semplicità del suo messaggio ha superato critiche e malignità.

Ho avuto molto pudore (anzi no timore) a parlare di Simone, perché non credo che tutto questo rumore mediatico gli possa fare bene, però non posso non ringraziarlo, per aver mostrato che non c’è solo odio e rabbia nei cuori delle persone, che i giovani sanno ancora dare un senso alla parola “umanità”, che forse anche in modo sgrammaticato si può dire la propria verità, perché la storia è fatta sia da “quelli che hanno letto milioni di libri”, che da “quelli che non sanno nemmeno parlare…”

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