Affari di famiglia

Si è svolto a Verona il “Congresso Mondiale delle Famiglie”, tra non poche polemiche, sopite le quali mi sembra opportuna qualche riflessione a mente serena.

La mia impressione, sentendo interventi e interviste dei partecipanti, è stata che il congresso ha molto giocato sugli equivoci.

Il primo dei quali è stato posto da uno degli organizzatori, Massimo Gandolfini. Intervistato, dichiarava che il congresso è in linea con la Costituzione Italiana, la quale, all’articolo 29, difende la “famiglia naturale”.

Sono andato a controllare. In realtà la costituzione recita così: “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. E non è la stessa cosa dire che difende la “famiglia naturale”, con implicita contrapposizione a una “famiglia innaturale”: qualunque famiglia è una società naturale, nel senso che nasce dalla naturale tendenza degli esseri umani a vivere in coppia. Compresi gli omosessuali, ai quali proprio la costituzione garantisce gli stessi diritti e doveri degli eterosessuali.

La dichiarazione di Gandolfini mi suonava falsa, ed infatti lo era: di “famiglia naturale” la costituzione non ne parla.

La sua personale interpretazione della nostra carta costituzionale è poi stata ribadita, laddove ha affermato, in sostanza, che sarebbe meglio che le donne stiano a casa a fare le mamme, anziché lavorare: a suo dire questo è il sentimento prevalente tra le donne. E ci credo. Ma questo contrasta proprio con l’articolo 37, citato nel congresso piuttosto a sproposito, che invece vuol garantire il lavoro proprio alle donne: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Anche questo è un po’ diverso.

Ci sono poi stati due interventi politici importanti.

Il primo, applauditissimo, dell’on. Giorgia Meloni. La quale, con pieno diritto, ha deciso di non costituire una “famiglia naturale”, avendo optato per avere un figlio fuori dal matrimonio. Ha fatto bene e, comunque, sono fatti suoi. Ma non può essere certo una buona “testimonial” dei valori della “famiglia naturale” che, evidentemente, lei non apprezza abbastanza, preferendo essere una mamma single. Forse anche questa è una famiglia innaturale.

Il secondo, altrettanto applaudito, del ministro e vice premier Salvini. Lui è divorziato ed ha avuto un figlio fuori del matrimonio. Ha fatto bene e sono fatti suoi. Ma avrebbe dovuto parlare del fallimento della famiglia o dell’inutilità della stessa, per essere coerente.

Sono simpatiche incongruenze, che mi fanno sospettare che, sotto sotto, non fosse proprio la famiglia il vero argomento del congresso.

E, in effetti, altri fatti portano verso la stessa conclusione.

La nave della ONG Sea Eye sta ancora navigando (almeno mentre scrivo) verso Malta, perché i suoi responsabili si sono rifiutati di dividere le famiglie dei naufraghi che avevano soccorso. Cosa che il ministro Salvini, sostenitore della famiglia, pretendeva. Eppure, anche quelle sono “famiglie naturali”, con “papà, mamma e figli”, come si sosteneva a Verona. Mi viene il dubbio che anche quelle parole, da tanti pronunciate, vogliano dire, in realtà, qualcosa di diverso.

Infine, bisogna ricordare che l’organizzazione internazionale che sta dietro al congresso veronese (il World Congress of Families) fa parte di uno strano intreccio politico-finanziario. Nonostante le smentite degli organizzatori italiani sulle loro fonti economiche, qualcosa di molto strano è emerso dalle indagini del tribunale di Milano per un presunto caso di corruzione a carico dell’ex deputato Luca Volontè. Risulterebbe da quelle indagini (le fonti sono L’Espresso del 16/11/18 e le registrazioni del processo di Radio Radicale presenti sul web) un traffico miliardario (circa 3,5 miliardi di euro) transitato tra varie casseforti offshore e provenienti da diverse fonti russe ed azere; un piccolo rivolo del quale (“solo” due milioni e 390 mila euro) sarebbe pervenuto alla fondazione Novae Terrae, all’epoca presieduta da Volontè, e nella quale, successivamente, anche il senatore Pillon sarebbe entrato. Al di là delle vicende investigative e giudiziarie (il processo è ancora in corso), è interessante notare l’intreccio di collegamenti tra organizzazioni e personaggi diversi. Novae Terrae è collegato al Dignitatis Humanae Institute di Benjamin Harnwell ed al World Congress of Families fondato da Brian Brown, che ha ispirato la kermesse veronese. Brown si collega ad Alexey Komov, un russo che è diventato presidente onorario dell’associazione Lombardia-Russia del leghista Savoini; e Harnwell a Steve Bannon, ex consigliere di Trump. Tutte cose in cui molto entrano i soldi e la politica, ma molto poco la famiglia.

Purtroppo, di questi personaggi sentiremo ancora parlare. Harnwell, infatti, ha ottenuto dal Ministero dei Beni culturali la gestione della Certosa di Trisulti. Guarda caso, non per dare sostegno alla “famiglia naturale”, ma per organizzare una sorta di scuola politica.

Per finire, anche Papa Francesco ha preso le distanze dal congresso veronese, dichiarando che “la sostanza è corretta, il metodo è sbagliato” (Rai news, 30 marzo). Ma un congresso, di per sé, non sembra essere un metodo sbagliato. Forse sbagliata è la bella compagnia che vi sta dietro. Forse sono sbagliati certi opachi traffici di denaro. Forse è sbagliato il metodo di usare la famiglia per far politica: una politica impresentabile, visto che gli stessi organizzatori fanno finta che non ci sia.

di Cesare Pirozzi

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