Urge: un voto di vastità per far ridere il pensiero

Alessandro Bergonzoni è un funambolo, un trasmutatore circense e messianico insieme della parola. Il suo Urge, prima spettacolo teatrale, ora film è uno spiraliforme avvitamento cabrato dentro l’abisso del paradosso, dell’ipocrisia, dei luoghi comuni, delle fissazioni psichiche e corporali tra i selciati scivolosi della metropoli delirante. Egli entra in scena, si siede sui pochi gradini della scaletta che dalla platea sale al palcoscenico, posa il suo cappello in terra e pronuncia un inaudito voto di vastità. Poi apre il sipario e – lucidamente, demenzialmente – ti trascina dentro questa sua vastità, in modo tanto sbalorditivo da afferrarti, convincerti all’istante. Lo stai ad ascoltare, non tanto perché ti strappa subito delle risate, ma perché senti che a ridere non è tanto la tua pancia, quanto il tuo pensiero. “Dove mi sta inabissando?” – pensi. Poi gli basta trasmutare il suono, il senso, l’accezione di una sola parola e tutto cambia, sopra e attorno a quel tavolo rettangolare e a quello spazio grigio-nero teatrale in cui si muove. I doveri diventano – dov’eri?, attraverso la quale domanda ti mette sotto una gragnuola di pugni linguistici e semantici e ti stringe all’angolo, ma forse finge e ti stinge, o dipinge attraverso i colori mutanti e lavici della sua voce e il tuo pensiero critico ride, lo spirito si inabissa e gode.

Usare parole scritte per dare senso alle insensate anse fluviali del suo limpido logos, del suo mitologico racconto per immagini sonore? No, non è possibile. Uno si deve solo abbandonare alle rapide del suo corso, alle fragorose cascate e risate dei suoi improvvisi salti di sornione pesce storione, da una pozza all’altra dell’assurdo ma tremendamente vero precipitare di ogni santa e dannata parola-pensiero che gli esce dalle mani, dai gomiti e dalla bocca. Più l’insensato implode come una stella che collassa in un buco nero, più esplode il riso che ridona forma all’orizzonte degli eventi sventrati. Un’ora e tre quarti di rotazione e retroazione  in uno spazio astrale anarchico, a bordo di una navicella senza pareti, sedili, oblò, dispositivi di comando: eppure, cavolo, stai viaggiando davvero lassù.

La regia cinematografica di Urge è firmata da Riccardo Rodolfi e riprende l’omonimo successo teatrale dell’attore bolognese, che ha avuto circa trecento repliche in tutta Italia. Lo spazio scenico e l’azione-voce di Bergonzoni ci ritornano attraverso la ripresa di ben sei cineprese, le cui immagini, nel montaggio, ci offrono prospettive, tagli, primi piani, figure intere che riconnettono le sconnessioni infinite e infinitesimali del suo vorticante e urticante corpo-bocca. Così si potrà restare simultaneamente connessi  con Alessandro Bergonzoni sia al cinema sia a teatro, dove sta calcando le scene con il suo nuovo spettacolo Nessi (se lo dice lui che ci sono nessi, potete star certi che ne troverete messi di massi e spassi).

di Riccardo Tavani

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