Lavoro. La generazione Millennials patisce ancora la disoccupazione
l sogno di una pensione irragiungibile, a 75 anni la soglia massima prevista.
Pensione: questa sconosciuta. O, quantomeno, molto lontana per la “Generazione Y”, che coinvolge i nati dai primi anni 80’ fino alla metà del 1990. La situazione occupazionale era già tristemente nota in Italia, ma a ribadirla sono i recenti dati Istat. Infatti, mentre a marzo 2016 l’occupazione ha ripreso a crescere, rimane inalterata per i giovani nella fascia compresa tra i 25 e 34 anni, profilando un orizzonte pensionistico sempre più fragile. Utopico, a dirla tutta. Affinché infatti la generazione dei Millennials possa accedere alla propria pensione, l’assegno di vecchiaia dovrà corrispondere almeno a 670 euro. Questo per una pensione normalissima, per quella anticipata, invece, le cose sono ancora più complicate: la pensione lorda mensile non potrà essere inferiore a 1.250 euro. Se quindi trovare lavoro rappresentava già un’impresa, la fine della propria carriera lavorativa si attesta come obiettivo ancor più complicato, che sconforta i giovani ma soprattutto le loro famiglie, alle quali rimane delegata sempre più spesso la responsabilità di mantenerli. Forse proprio per questo mutano anche le abitudini di vita, con il conseguente calo delle nascite e dei matrimoni fra i giovani. I dati sono paradossali se si considera che la generazione Millennials risulta la più istruita di sempre, ma circa il 12,9% di loro comunque non trova un impiego. Secondo un rapporto Censis datato 2015 poi, si è passati dal 69,8% di giovani di 25-34 anni occupati nel 2004 (pari a 6 milioni), al 59,1% nel 2014 (primi tre trimestri), pari a 4,2 milioni. In dieci anni, ci sono stati 1,8 milioni di occupati in meno tra i giovani, con un crollo di 10,7 punti percentuali. Una perdita di occupazione giovanile che, tradotta in costo sociale, è stata pari a 120 miliardi di euro, cioè un valore pari al Pil di tre Paesi europei come Lussemburgo, Croazia e Lituania messi insieme.
di Barbara Polidori