Marco Pannella: il secolo, l’uomo

Tavani

Con Marco Pannella scompare certamente uno dei grandi interpreti e protagonisti politici del Novecento. Potremmo anzi dire che lui si porta definitivamente via tutto il vecchio secolo. Le laudationes funebri elevate ipocritamente proprio dalle forze di potere che lo hanno sempre avversato e costretto al silenzio ne sono una conferma. Anche il fiume ininterrotto di telefonate, per notti e giorni a Radio Radicale, insieme all’intasamento dei suoi siti web, conferma questa febbricitante passione nazionale per la necrofilia mediatica quale regola privilegiata del trasformismo politico di massa.

Pannella era l’ultimo emblema, immobilizzato, reso inerme sì, ma allo stesso tempo fortemente ideale, simbolico di una concezione alta dell’azione politica. Le altre due figure che hanno tragicamente dato inizio alla scomparsa del vecchio secolo sono state Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Due figure che tentarono un’ultima possibilità di patto o elevato compromesso politico, come quello che si segnò con la stesura della Costituzione italiana alla fine del secondo conflitto mondiale.

Pannella ha cercato di squarciare un orizzonte strategico alternativo alla convergenza di potere tra le forze economiche e sociali rappresentate da Moro e Berlinguer. Un orizzonte che rompesse il fronte liturgico delle due chiese – quella cattolica e quella comunista – e aprisse l’Italia alla modernità dei diritti civili, dei costumi, della morale pubblica.

Non c’è campo – dalle camere da letto, ai manicomi, alle carceri – dove Pannella e il Partito Radicale non abbiano portato la battaglia improntata a tale loro visione alternativa. Il referendum è stato lo strumento di lotta da essi privilegiato. Uno strumento – previsto dalla Costituzione – per rimettere direttamente nelle mani dei cittadini la scelta su grandi temi della vita collettiva, quali il divorzio, l’aborto, la via nucleare. Pochi ricordano che la vittoria sul divorzio ha portato necessariamente anche a una riforma del diritto di famiglia che – per la prima volta in Italia – riconosceva la parità legale a entrambi i sessi.

Per Pannella l’individuo – nella sua peculiarità e diversità psicofisica, sessuale, ideale e sotto ogni altro aspetto – è la sede primaria del diritto. Se la libertà di essere pienamente se stesso non è riconosciuta innanzitutto all’individuo, non può poi essere estesa alla società, la quale sarà dunque sempre governata e guidata da un’etica di Stato, ossia dallo Stato etico. Le libertà e le differenze individuali non possono essere represse, soffocate ma devono essere legalizzate, ossia normate da leggi che ne consentano la pratica dentro regole precise che ne limitino al contempo abusi e soprusi. Così per l’aborto, il consumo di cannabis, la procreazione assistita, il testamento biologico, l’eutanasia, le unioni tra persone dello stesso sesso e le conseguenti adozioni dei figli.

Troppo estese la visione e l’azione politica di Pannella per essere qui riassunte in tutta la loro portata ideale e conseguenze pratiche, e d’altronde giornali, televisioni, siti web hanno inondato ogni spazio possibile, spazio che al leader radicale è stato pervicacemente negato in vita.

A fronte del cosiddetto crollo delle ideologie e dei partiti della Prima Repubblica – insieme con quello del Muro di Berlino e dell’Urss –, Pannella afferma a buon diritto che il Partito Radicale, fondato nel 1956 da una scissione a sinistra del Partito Liberale Italiano, resta il più longevo partito in Italia e l’unico sopravvissuto al calo di quel sipario storico, essendo tutti gli altri scomparsi, trasformatisi in altro o conservati come mere registrazioni notarili di nomi e simboli.

Su tale presupposto Pannella, con Radicali Italiani, il Partito Radicale Non-Violento Trasnazionale e Transpartito e gli altri soggetti della sua galassia associativa, nutre la convinzione che lui sia anche l’unico ad avere le carte in regola e la capacità strategica di affrontare lo scenario globale che si squarcia con l’ingresso nel nuovo secolo. Ritiene che la sua particolarissima visione liberale non possa alla fine che affermarsi ed essere, anzi, il solo antidoto alla pericolosa degenerazione della democrazia in atto in tutto l’Occidente.

Non che a Pannella mancassero le idee e la capacità, caparbietà pratiche per dare corpo a questa sua convinzione, solo che forse non ha colto profondamente quanto nel tramonto delle categorie, delle ideologie, delle prassi politiche del Novecento ci fosse – inesorabilmente – anche quella liberale. Tentare di ricreare in modo sempre nuovo e originale tale visione non è certo in grado di arrestare anche il suo precipitare dietro la linea d’ombra dell’orizzonte. E non poteva – proprio lui, l’uomo, la coscienza attiva che così radicalmente e altamente ha incarnato il suo secolo – saltare oltre la sua stessa ombra.

di Riccardo Tavani