Il triangolo della morte

Salvo

A Caivano è emergenza rifiuti tossici. Ora si mobilita perfino il sindaco

«Da queste parti, purtroppo, si continua a morire, perché le terre sono inquinate, perché ciò che mangiamo non è salubre, perché nelle aree periferiche siamo costretti a coltivare i campi tra lastre di amianto, discariche illegali, rifiuti tossici bruciati in aperta campagna. Alle porte dei centri abitati. Una terra “malata” che va curata e bonificata». Con questa lettera aperta all’indirizzo di Mattarella e Renzi, il sindaco di Caivano, Simone Monopoli, ha voluto sottolineare tutto il suo disagio nella gestione di una parte d’Italia così difficile e piena di contraddizioni.
Sì, perché Caivano non è solo una delle coordinate geografiche che rientra nella “Terra dei Fuochi”. No, è anche il luogo che ospita il maledetto Parco verde, con quel palazzone dei misteri da cui sono volati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro Antonio e Fortuna, i due bimbi rei soltanto di essersi ribellati alle continue sevizie che vanno avanti nell’omertà generale.
Monopoli fa riferimento anche a questo lato oscuro della sua piccola realtà, ma la lettera verte principalmente sulla tutela della salute, o meglio la questione ambientale. «I finanziamenti per le bonifiche – scrive il sindaco – sono stati sempre stanziati, in molti casi pure spesi, ma con scarsissimi risultati», invocando un piano di risanamento sociale.
Piano che, tra le righe, sollecita anche Angelo Iannelli nella sua ultima fatica dal titolo emblematico “Io, nella Terra dei Fuochi”, presentata recentemente al Salone del Libro di Torino. «Il problema non è solo della Campania; il problema è di tutta l’Italia e di tutti noi. Non siate indifferenti e non vivete nell’omertà, non siate ciechi e sordi: dobbiamo essere tutti responsabili!», ha detto lo scrittore, che il 19 maggio ha incontrato anche gli studenti del liceo statale “Alfano I” di Salerno e poi gli allievi dell’istituto “Manlio Rossi Doria” di Marigliano, concludendo poi il suo tour promozionale a Brescia.
Eppure, nonostante i proseliti, su quel “triangolo dei veleni” (il cui perimetro misura circa 1100 chilometri quadrati e va da Acerra a Nola, passando per Marigliano), l’incuria prosegue. Il tutto mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) pubblica un rapporto in cui si segnala che il numero di tumori in quei 57 comuni supera anche di quattro volte la media nazionale italiana. Non una, quattro. Non è un azzardo, allora, che la rivista scientifica The Lancet muti il nome di quel triangolo del veleno in “triangolo della morte”.

di Massimo Salvo