Vincitori e vinti – Stanley Kramer

Camillieri

Kramer ci prova ad essere obiettivo ed in certi frangenti ci riesce pure. Il film si gioca su delicati equilibri ben resi dall’ottimo cast e tenta in tutti i modi di fornire uno sguardo il più possibile scevro da prese di posizione ma il regista è americano e, volente o nolente, questo emergerà. Da una parte ci sono gli americani, la loro sete di giustizia, ma anche il loro senso pratico, e la necessità di accomodare tutto; dall’altra i nazisti colpevoli ma consapevoli di avere ancora una forza. Il processo va avanti tra dubbi e tentennamenti, tra immagini forti e giuste considerazioni. In fondo, come si stabilisce la responsabilità di un uomo? Attraverso dei principi, ovvio. Ma sono uguali per tutti? Lo devono essere? La risposta, solo suggerita, è no. Non si può ragionare così perché in tal caso tutti sono colpevoli. Chi ha lasciato fare ad Hitler, chi come Churcill l’ha addirittura osannato, chi l’ha armato, chi gli ha fornito materiale umano da sterminare (tutta l’Europa, praticamente). Allora chi è sotto processo? Chi deve pagare? Non è una domanda semplice sebbene il giudice Dan Haywood, interpretato dall’ottimo Spencer Tracy, debba trovare una risposta, semplicemente perché quello è il suo ruolo. Alla fine troverà la risposta giusta, quella che intimamente tutti auspicavano ma il giovane avvocato della difesa gli proporrà una scommessa, tutti i condannati saranno rilasciati nel giro di cinque anni. Amara ma sacrosanta la replica, i calcoli potrebbero rivelarsi corretti ma non sempre la risposta corretta è anche quella giusta. Il finale darà l’esito della scommessa e, probabilmente, la vera morale della pellicola. Un film di ampio respiro, molto intenso e ben recitato dai vari comprimari, tra cui spiccano, oltre al già citato Tracy, Maximilian Schell, Marlene Dietrich ed un ottimo Burt Lancaster che sa trasmettere bene il senso di povertà del piccolo nazista, insegnando una lezione: cento azioni buone, non possono cancellare le poche cattive. Bello il suo scambio finale con Spencer Tracy. Le fasi processuali sono affrontate in maniera molto accurata e lenta; non è un film per intrattenere ma per far riflettere, per mettere sotto gli occhi dello spettatore tutte le possibili varianti e lasciare che sia lui a stabilire la sua condanna. Giusta o sbagliata che sia.

di Marco Camillieri