Provenzano e il cono d’ombra

image“Quando regnava Totò Riina, Bernardo Provenzano viveva nella sua ombra. Quasi un alter ego che ne condivideva le scelte restando in disparte. Favorendo leggende impastate di nebbia che narrava no tutto e il suo contrario. Secondo Saverio Lodato era l’uomo ombra che c’è e non c’è, l’uomo grasso e malato, l’uomo asciutto e atletico, l’uomo che non decide mai, l’uomo che ha sempre perseguito una strategia, l’uomo con un cervello di gallina, ,uomo dall’intelligenza curiale. Qualcuno ne parlava persino come di un uomo refrattario alla violenza, nonostante fosse detto U tratturi per la sua ferocia…” così scrive Gian Carlo Caselli su il Fatto Quotidiano
Provenzano era diverso da Totò Riina, diverso nella strategia, non meno mafioso o più buono. Dopo l’arresto di Riina, Provenzano lascio la linea stagista e delle bombe, per adottare una linea più morbida che gli permettesse di trattare con le istituzioni salvaguardando il suo immenso tesoro. Infatti è morto portando nella tomba i segreti delle sue ricchezze, che non sono mai state trovate,
Con Provenzano la mafia inizia un nuovo corso, simboleggiano anche dalle diverse abitudini di vita, Riina viveva in una villa, Bernardo in un casolare desolato di campagna, un ambiente sciatto, una costruzione diroccata. Per comunicare i famosi Pizzini e Vangeli sottolineati, “perfetto emblema, per un assassino, della sacralità atea della mafia”.
Un vivere defilato e povero, quasi da far pensare chi potrebbe mai avere rapporti d’interesse o di scambio con un simile barbone. Eppure in quel capanno desolato dall’odore di concime e di rancido, ci sono passati gli interessi economico finanziari di tutte le attività illecite legate agli interessi pubblici. Collusioni e connivenze, voto di scambio e appalti, regolamento di conti e trattative con i servizi segreti.
Provenzano riesce a fare di Cosa Nostra, la mafia degli affari che si intromettersi in tutina gli appalti e ricicla su scala internazionale. “Così riesce ha traghettare Cosa Nostra verso il terzo millennio. Con una strategia meno sanguinaria ma più insidiosa, anche per laffievolirsi dell’attenzione sulla questione mafia in conseguenza del calo statistico dei fatti di sangue.”
L’arresto di Provenzano nel 2006 latitante da quaranta anni, ci pone due riflessioni, chilo ha protetto per tutto questo tempo? Chi lo ha sostituito? La protezione è passata attraverso la trattativa Stato mafia, e le mancate catture, con l’ausilio dei servizi, in prima linea nelle strategie di depistaggio. La sostituzione è stata effettuata con Messina Denaro, altro super latitante eccellente.
Secondo la Procura di Palermo, della ricchezza accumulata negli anni da”Zu Binnu” la risposta è da ricercare nella trattativa Stato mafia. Infatti Provenzano è stato uno dei perni di quella trattativa, avendo accettato in qualche modo, per il tramite di Vito Ciancimino, i contatti con i generali e i servizi che avrebbe portato alla cattura di Riina, in cambio della libertà per sé e forse anche della messa in sicurezza del suo patrimonio. Bernardo Provenzano è morto e si porta nella tomba il suo segreto, con la chiave della cassaforte del tesoro.

di Claudio Caldarelli

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