Quando lo scontro si sposta nelle case di Dio

Guido falociRischio di recrudescenza del conflitto con l’ISIS

Non ci vuole molto coraggio ad entrare in una chiesa semivuota, barricarsi dentro e, armati di coltello, prima minacciare e poi uccidere un vecchio prete ed un’altra persona inerme. Basta la follia, di due giovani invasati, in cerca di un senso alla propria vita. E questa follia il 26 luglio del 2016 è avvenuta a St.Etienne du Roveray, cittadina di 29000 abitanti, della Normandia. Eppure, non ci si deve fermare all’orrore o alla condanna di simili azioni: dobbiamo fare attenzione che a queste azioni, non segua l’imbecillità di chi propugni uno scontro di religioni, come neanche ai tempi delle crociate.
I diciannovenni Adel Kermiche (di St.Etienne) e Abdel Malik Petitjean (dell’Alta Savoia, cioè dall’altra parte del paese) avevano cercato più volte di andare in Siria per arruolarsi nell’ISIS, non essendoci riusciti, hanno ucciso uno “che non c’entrava niente”: riferito ad Adel, suoi coetanei correligionari, hanno usato anche l’espressione di “coglione”, che rappresenta una forma di condanna, ma non basta. Padre Jacques Hamel, il religioso assassinato, era in pensione ma sostituiva il parroco, assente e collaborava attivamente al dialogo interreligioso, tra le comunità della zona: con un sindaco comunista, malgrado la segnalata presenza di cellule terroristiche, a St.Etienne la convivenza interreligiosa, sembrava funzionare, prova ne è anche il terreno per la costruzione della moschea, che l’aveva donato la chiesa locale.
I due giovani assassini, non avevano apparentemente nessun bisogno di stravolgere la loro vita, lasciando la scuola e radicalizzandosi nell’ideologia salafita, però l’hanno fatto. Possono esserci milioni di moventi, da dipanare, ad una simile violenza; ma, oggi è altrettanto importante rendersi conto che questi due folli hanno così creato un pericoloso precedente. Infatti, non c’è paese che abbia abbastanza forze dell’ordine che, oltre ai consueti obbiettivi sensibili, possa proteggere anche tutti gli edifici di culto; quindi il rischio è che a questa follia islamica, segua quella di qualche presunto vendicatore occidentale che ora si senta in diritto di fare altrettanta violenza, in qualche moschea. Così facendo questi altri imbecilli potrebbero innescare una spirale d’odio che porterebbe all’isolamento della maggioranza d’islamici, con la conseguenza di forgiare altri “nemici” in un’ipotetica guerra di religione. Quindi, ora più che mai, servono nervi saldi; serve di trovare un punto d’incontro per cui i musulmani respingano i propri violenti e gli altri credenti tengano a bada i propri estremisti. Occorrerebbe che tutti quelli che anche parlino in modo troppo violento di altre religioni (o società) siano segnalati all’autorità, dai loro correligionari. Occorrerebbe che, come si racconta sia successo in Egitto, anche da noi i credenti di ogni religione si mettano vicendevolmente di guardia, agli edifici di culto delle altre religioni, per allontanare lo scontro ideologico-politico, dalle case di Dio.
Non c’è dubbio che chi finanzia, istiga, i cani sciolti del terrore islamico, voglia portare lo scontro da un campo militare, quale quello dei territori dell’ISIS (dove sta chiaramente perdendo), ad un campo di terrorismo cittadino, quale quello del vivere quotidiano occidentale. Quindi, per non vanificare i successi che stanno dissolvendo lo Stato Islamico, bisogna che i nostri concittadini musulmani, non siano isolati e spinti nelle braccia dell’estremismo. Ma per far ciò, occorre prima di tutto la loro opera, la loro collaborazione assieme a noi, cittadini d’altra (o di nessuna) religione. Altrimenti vinceranno gli estremisti, nostri e loro. Nel fragore dell’emergenza, verranno varate leggi speciali che mirino a dividere i popoli, con la scusa di proteggerli e dei nostri principi costituzionali di “Fratellanza” non resterà più traccia.
Quando lo scontro si sposta nella casa di Dio, il martirio non è segno di una fede più forte della propria vita, ma è sintomo di un vuoto che nemmeno la religione tradizionale, riesce a colmare. E l’esasperazione degli animi da parte di politici professionisti dell’odio, non serve a nulla e non risolve il problema, semmai lo acuisce. Probabilmente, in questa società globalizzata, in cui si è calcolati solo in base alla “capacità di spesa”, occorre ridare un senso alla figura di Dio e, con questo, renderlo alle proprie vite.

di Mario Guido Faloci

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