Machan

Camillieri

23 persone truffano un intero Stato (la Germania) e conquistano il passaporto per il sogno di una vita migliore.

8 settembre 2004, durante un torneo internazionale, organizzato in Germania, e teso a sviluppare gli scambi culturali tra Paesi, i 23 membri della nazionale di pallamano dello Sri-Lanka spariscono tra i boschi della Baviera.

Partono le ricerche, dopo un po’ qualcuno comincia a nutrire i primi sospetti; interrogato sulla questione, il Ministero dello sport cingalese afferma, senza ombra di dubbio: “Non abbiamo mai avuto una rappresentativa nazionale di handball, nemmeno una squadra di club”.

Il mistero si scioglie velocemente, si tratta di un caso geniale di immigrazione clandestina e di quegli atleti, recita la didascalia finale, nessuno saprà più nulla.

Da questa divertente notizia, il regista trae spunto per raccontare le difficoltà ed i disagi degli abitanti di Colombo, costretti a barcamenarsi tra lavori umili e qualche intuizione fertile, per sopravvivere o, almeno, cercare una via di fuga.

Il visto per la Germania però non è facile da ottenere, i biglietti aerei costano ed alla fine la maggior parte di loro può lasciare la sua terra solo per imbarcarsi in qualche nave da crociera, o pulire i bagni di qualche lussuoso albergo mediorientale. La fase introduttiva descrive un quadretto garbato e dolceamaro che fotografa una popolazione semplice, povera ma dai modi vivaci e dalla profonda dignità, fornendo tratti comuni a tante realtà disagiate ma colorandoli con le tinte proprie dei cingalesi.

La storia funziona, il ritmo è, a tratti, troppo lento ma ciò si armonizza bene con momenti divertenti ed altri che generano moti di tenerezza, senza mai andare sopra le righe.

Una pellicola garbata, confezionata con amore e con quel poco di retorica che non guasta, perché non abusata.

di Marco Camillieri

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