Masters of black and white: Milton Caniff” Per la prima volta in Italia il Tour Virtuale
Milton Caniff è in mostra al PAFF Palazzo Arti Fumetto Friuli di Pordenone ed è visitabile online su www.PAFF.it tramite la realtà virtuale, la tecnologia che permette la visione degli spazi espositivi a 360° e delle opere in alta definizione.
Hugo Pratt lo considerava suo sommo maestro e ispirazione ed il suo Corto Maltese lo attesta con il suo inconfondibile segno e singolare stile narrativo. Umberto Eco, grande studioso del mondo del fumetto dedicava interi capitoli nei suoi saggi nell’analisi delle sue tavole a questo al “Cittadino Caniff”, lo scrittore John Steinbeck lo stimava e la popolazione degli USA lo ricambiava di un affetto sincero.
Ma chi è questo uomo considerato il Rembrandt del Fumetto?
Milton Caniff è stato uno dei grandi maestri del fumetto americano e uno dei pionieri delle storie a fumetti guidate dai personaggi.
Le sue creazioni “Terry and the Pirates” (1934-1946) e “Steve Canyon” (1947-1988) sono ancora oggi punto di riferimento del fumetto sulla stampa cartacea.
Caniff è stato il primo a creare personaggi a fumetti estremamente realistici e multilivello, le cui personalità si sono evolute con il passare degli anni. I suoi fumetti sono rinomati per le loro storie emozionanti e ricche di azione che spesso si svolgono in luoghi esotici.
Milton Caniff non ha mai perso di vista l’elemento umano, ragione del suo popolare successo. Con il suo uso efficace degli effetti dell’inchiostro in bianco e nero e le emozioni ben bilanciate si è guadagnato giustamente il soprannome di “Rembrandt del fumetto”. Insieme ai suoi contemporanei Alex Raymond e Harold Foster, Caniff può essere considerato uno degli artisti più influenti nel campo del fumetto realistico.
Milton Arthur Paul Caniff nasce nel 1907 a Hillsboro, Ohio. Suo padre lavorava come tipografo per il quotidiano locale. Il giovane Milton cresce leggendo fumetti di giornali popolari come “Polly and her Pals” di Cliff Sterrett e “Mutt & Jeff” di Bud Fisher, ma ammira di più il lavoro del fumettista di giornale John T. McCutcheon. Ancora al liceo, lavora già part-time come impiegato nel dipartimento artistico del Dayton Herald-Journal. Nel 1926 si segna alla Ohio State University, dove lavora come redattore artistico della rivista di umorismo del campus, The Sun Dial. Caniff recita anche in produzioni teatrali nel suo campus, ma trova la sua vera vocazione ed amore nel disegno. Nel 1927 fa la sua prima apparizione sul giornale locale, The Columbus Dispatch, ancora studente.
Il Caniff adulto lavora al fianco dei fumettisti Billy Ireland e Dudley Fisher. Ed ha disegnato per Associated Press: “Dickie Dare” fu il suo lavoro più interessante per loro che debuttò nell’estate del 1933. La serie ruotava attorno a un ragazzino, Dickie, e alle fantastiche avventure che immaginava. Un po’ come faceva il pionieristico Little Nemo d Winsor Mcay dal 1905 al 1027. Questo personaggio offre a Caniff l’opportunità di dare libero sfogo alla propria immaginazione e creare storie su Robin Hood e su Re Artù. Ma dal maggio 1934 i viaggi onirici terminano, quando l’avventuriero “Dynamite” Dan Flynn si unisce al cast. D’ora in poi, Dickie e Flynn viaggiano per il mondo in avventure concrete affrontando criminali della vita reale e pericoli veri. Le strisce di “Dickie Dare” attirano l’attenzione del capitano Joseph Patterson del New York Daily News. Patterson incarica Caniff di creare un nuovo fumetto d’avventura per il suo Chicago Tribune New York News Syndicate. Nasce così Terry and the Pirates, che impegnerà Caniff dal 1934. Il giovane Terry Lee, parte per la Cina, insieme all’amico Pat Ryan, alla ricerca di una miniera che ha ereditato e combatte contro i pirati che tentano di impadronirsene. Ambientate in Asia, le peripezie del giovane Terry alle prese con furfanti di ogni tipo e con affascinanti avventuriere come la bionda Burma, e l’affascinante dark lady Dragon Lady, riflettono le tensioni internazionali degli anni ‘30. Con l’entrata degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale Terry, si arruola nell’aviazione e diventa un simbolo del patriottismo americano assumendo i connotati tipici del genere di guerra.
Nel ’47 Caniff desideroso di nuovi stimoli abbandona Terry per creare un nuovo personaggio, Steve Canyon, un pilota impegnato in prima linea nella maggior parte dei conflitti successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale, dalla Corea al Vietnam.
La serie venne pubblicata per più di quarant’anni fino al 1988. Ma non va diventata Male Call, le serie creata dall’artista per allietare la lettura dei soldati al fronte.
Masters of black and white
La mostra al PAFF è realizzata con il sostegno della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e del Comune di Pordenone.
L’esposizione conta 61 tavole dell’autore e fornisce una chiave di lettura critica ma allo stesso tempo partecipata della società a cavallo fra le due guerre.
Il visitatore virtuale ha l’opportunità di avvicinarsi ai tempi in cui Caniff visse. Il grande autore di strisce è stato impegnato lungo il corso di tutta la sua produzione in una rappresentazione attenta in chiave espressiva del mondo che lo circondava, che interpretava in maniera minuziosa, a partire dagli abiti e dalle acconciature delle protagoniste femminili, per le quali Caniff si ispirava alle pagine di Vogue, fino all’uso di inquadrature cinematografiche dal basso, citando apertamente la cifra stilistica di registi rivoluzionari del suo tempo quali Orson Welles e Alfred Hitchcock.
Il percorso espositivo presenta contenuti di approfondimento sul cinema di un periodo in cui una pietra miliare della storia della settima arte come “Quarto potere” di Orson Welles usciva nella sale, sovvertendo le regole del racconto filmico. Milton Caniff si dimostra ancora una volta un artista calato nel suo tempo e che della società, della cultura che vive, vuole riportare le immagini, le abitudini, le suggestioni e le trasformazioni. Così nelle strisce dell’autore sono presenti delle immagini con punti di vista inusuali per l’estetica del fumetto, che citano apertamente il grande regista e il suo uso di inquadrature fortemente angolate, mai usate prima di allora, con l’intento di restituire un racconto dinamico ed emotivamente coinvolgente. Per approfondire il rapporto dell’autore con il linguaggio filmico dei suoi tempi, la mostra mette a disposizione una serie di contenuti di approfondimento, che fanno addentrare il visitatore nei significati di queste scelte espressive di regia, attraverso un viaggio per immagini.
«La mostra su Milton Caniff – afferma Giulio De Vita, Direttore artistico e fondatore del PAFF! – inaugura la serie di esposizioni dedicate ai maestri della storia del fumetto mondiale “Masters of Black and White” che porta per la prima volta in Italia tavole di grande valore e si integra nel progetto di creazione della collezione permanente sulla narrazione per immagini del Palazzo del Fumetto di Pordenone. Attraverso la visione delle strisce la mostra esplora i contesti sociali, culturali e storici nei quali queste sono state create, creando delle “finestre” su altre discipline artistiche, che hanno influenzato il lavoro dell’artista».
“Difficile se non impossibile – commenta Giorgio Gosetti, Direttore Casa del Cinema e Direttore Noir in Festival – sottrarsi al fascino di Milton Caniff, specie quando costeggia l’immaginario di giganti come Alfred Hitchcock e Orson Welles, aggiungendovi la dose di creatività, originalità e personalità che ne hanno fatto uno dei maestri della sua arte. La chiave interpretativa che mi sento di proporre al visitatore della mostra è quella dell’iconicità dei personaggi. Caniff lavora sul tema del mito, restituendo ad ogni “carattere” una dimensione che supera l’umano e ne fa un modello di genere. Non è solo il “punto di vista” che lo rende unico, ma la sua capacità di comprendere in anticipo le figure, il tratto, le mode, le gestualità che diventano iconiche. Fino ad anticiparle – fissandole nelle sue tavole – per trasformarle in punti di riferimento, esempi di comportamento. Per tutti questi motivi la mostra del PAFF! non è soltanto un prezioso recupero storico, ma un attualissimo specchio della mitologia americana (e per questo globale) del XX secolo”.
Recita il testo di Luca Raffaelli, presente nella mostra:
“Il fumetto come fenomeno di massa nasce sui quotidiani statunitensi alla fine dell’Ottocento. Prima nei supplementi domenicali a colori poi, in bianco e nero, nelle pagine che sono appunto dedicate alle strisce. Molti autori e personaggi apparivano sia la domenica nelle tavole a colori che nei giorni feriali in bianco e nero e così per quarant’anni Caniff ha consegnato ogni settimana sei strisce in bianco e nero e una tavola a colori.
Le strisce sono composte da quattro vignette (con rare eccezioni) di diversa grandezza: la prima deve riassumere la situazione (Caniff è molto bravo nell’evitare inutili ripetizioni), l’ultima ha il compito di far rimanere con il fiato sospeso fino alla striscia del giorno successivo. Di solito le nuvolette di Caniff sono dense di parole perché il tempo di lettura della striscia non sia troppo breve. Le tavole domenicali a colori hanno la vignetta iniziale che riporta il titolo della serie. Caniff, oltre alla prima, costruisce la tavola su 9/10 vignette, spesso della stessa grandezza, per rendere la lettura ritmata e regolare. Anche colorate le tavole di Caniff offrono la magia del fumetto. La sua capacità narrativa (che consiste nel creare attesa ed emozione) è quella di un Maestro assoluto, sempre capace di sorprendere e innovare. Dal punto di vista del disegno però è il suo bianco e nero ad essere esplosivo: influenzato dal collega Noel Sickles (che poi ha preferito l’illustrazione al fumetto), Caniff ha creato uno stile in cui è fondamentale il confronto tra le masse dei bianchi e quelle dei neri.
Hugo Pratt ha sempre dichiarato di essersi ispirato a Caniff per le sue opere. E affermava che la cosiddetta linea chiara non era nata in Francia, ma nella mente e tra le dita del creatore di Terry e Steve Canyon.”
L’esposizione delle 61 tavole dell’autore, infatti, danno anche l’opportunità di avvicinarsi ai tempi in cui Caniff visse, fornendo una chiave di lettura critica ma allo stesso tempo partecipata della società a cavallo fra le due guerre. Il grande autore di strisce è stato impegnato lungo il corso di tutta la sua produzione in una rappresentazione attenta in chiave espressiva del mondo che lo circondava, che interpretava in maniera minuziosa, a partire dagli abiti e dalle acconciature delle protagoniste femminili, per le quali Caniff si ispirava alle pagine di Vogue, fino all’uso di inquadrature cinematografiche dal basso, citando apertamente la cifra stilistica di registi rivoluzionari del suo tempo quali Orson Welles e Alfred Hitchcock.
PAFF! PALAZZO ARTI FUMETTO FRIULI
Il PAFF! Palazzo Arti Fumetto Friuli di Pordenone è la prima istituzione culturale in Italia e una delle pochissime in Europa che promuove la divulgazione dell’arte, della scienza e della storia attraverso lo strumento facilitatore del fumetto, che permette una comprensione immediata e divertente delle tematiche culturali. Tramite il linguaggio intuitivo e giocoso delle immagini, PAFF! propone esposizioni temporanee, corsi di formazione, percorsi ludico-didattici, eventi e conferenze per varie fasce di pubblico.
Fondato nel 2018 da Giulio De Vita, insieme a un team di professionisti provenienti da esperienze in settori eterogenei, PAFF! utilizza lo strumento del fumetto per interagire in maniera creativa, smart e multidisciplinare con gli utenti e farli avvicinare in modo divertente alla cultura.
Il museo PAFF! è gestito dall’Associazione Vastagamma APS e sostenuto dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dal Comune di Pordenone. Concepito inizialmente come progetto sperimentale, è oggi un’istituzione permanente che promuove la cultura, favorisce la formazione professionale, facilita lo scambio sociale e valorizza le risorse del territorio, grazie alla sua originalità e alla capacità, data dalle caratteristiche tipiche del fumetto, di coniugarsi con ambiti e tematiche anche molto distanti fra loro: l’arte, la scienza, le discipline sociali.