Italia, Stato Satellite, interviene in Libia

MartinaÈ il 2 Agosto quando il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni dichiara: “ Se ci saranno richieste per l’uso di Sigonella le valuteremo e se prenderemo delle decisioni ne informeremo il Parlamento”. Il giorno dopo il Ministro della Difesa Pinotti conferma di fronte alla Camera la decisione di concedere le basi di Sigonella e di Aviano per la missione statunitense in Libia. Obiettivo dichiarato: liberare Sirte dagli jihadisti così da conferire piena legittimità al governo (fantoccio) di Al Sarraj. In base alle notizie fornite, sarebbe stato lo stesso Primo Ministro libico a richiedere l’intervento americano. Un’operazione lampo, trenta giorni la durata prevista dagli statunitensi e una vittoria che viene già data per certa. Peccato che, mentre Pinotti riferisce della decisione scellerata del governo di entrare a tutti gli effetti in guerra accanto agli alleati (decisione peraltro presa in totale autonomia), quella guerra sia già iniziata. Quarantotto ore prima i primi droni USA sono partiti da Sigonella in direzione Sirte. Un popolo intero si ritrova dentro un conflitto senza saperne nulla. Avvisato a conti fatti di una decisione che cara potrebbe costarci. Perché, forse, se in Italia non c’è stata una Nizza o un Bataclan non è poi merito granché merito delle straordinarie capacità di Angelino Alfano. Ma il padrone statunitense chiama e noi, noi che abbiamo il coraggio di definirci Stato Sovrano, non possiamo disattendere questa chiamata. Da bravi sudditi abbiamo risposto, pronti come quando 17 anni fa ci chiesero di partecipare al conflitto in Serbia, pronti come quando, nel 2011, un giorno prima il Governo Berlusconi baciava le mani a Gheddafi e il giorno dopo bombardava la Libia. In nome di una democrazia da esportare e da imporre anche a suon di bombe, di missioni di pace, di missioni umanitarie, di lotta al terrorismo da decenni ci inginocchiamo muti ed accondiscendenti davanti al sogno imperialista americano. Lo Stato Sovrano con più di 100 basi USA sul proprio territorio. L’ultimo no all’amico ammmericano risale probabilmente a 31 anni fa e, infatti, fu un caso. Craxi osò negare, peraltro in pieno rispetto del diritto nautico internazionale, la riconsegna agli americani dei quattro palestinesi coinvolti nel sequestro della nave da crociera italiana, Achille Lauro, durante la quale perse la vita un cittadino statunitense. Si sfiorò la crisi, secondo alcuni addirittura il conflitto a fuoco tra militari italiani e marines che, proprio nella base siciliana di Sigonella, accolsero l’aereo che trasportava i quattro palestinesi. Si poteva dire di no anche questa volta. Si poteva evitare di finire in un conflitto che con la lotta all’ISIS c’entra poco o niente. Si poteva evitare di raccontare menzogne ai cittadini, ignari dei droni già in partenza dalle nostre basi come dei soldati delle Forze Speciali spediti a Sirte e Misurata con la scusa di addestrare le milizie libiche anti- ISIS. A noi non lo ha detto nessuno, a noi nessuno ha chiesto se andasse bene. Le notizie sono arrivate poco alla volta come se così digerirle fosse un po’ più facile. Prima le balbettanti dichiarazioni di Gentiloni, poi la conferma dell’uso delle basi, e ancora l’assoluta necessità di una partecipazione italiana espressa da Al Sarraj e alla fine, dopo il reportage di Vincenzo Nigro su La Repubblica la conferma, sempre a mezza bocca, della presenza di milizie italiane in suolo libico. Però adesso pare che Sirte sia libera. Quanti morti hanno fatto i 41 (?) raid compiuti dagli americani però non è dato sapersi. A cosa dobbiamo questo ennesimo slancio di altruismo targato USA, invece, sembra quasi superfluo ripeterlo. Non si dimentichi, di fronte a chi ci racconta dell’improrogabilità di questo intervento, a chi glorifica l’alleato a stelle e strisce per la battaglia vinta contro l’ISIS, che la Libia possiede le più grandi riserve di petrolio dell’intera Africa, un primato potenziato dalla posizione strategica che la pone, da sempre, al centro delle mire espansionistiche occidentali. Insomma, impadronirsi di Sirte significa legittimare quel governo di Al Sarraj che gli Stati Uniti, strategicamente, hanno messo su in previsione di quando questo momento sarebbe arrivato. E noi? Noi siamo il solito comodo mezzo che siamo sempre stati da qualche decennio a questa parte. “L’Italia è parte dell’alleanza internazionale guidata dagli USA contro l’ISIS e sta ai comandi dell’alleanza decidere come cooperare”, dichiarava qualche giorno fa il Primo Ministro libico. Forse sarebbe il caso di andare a rileggerci la differenza tra Stato Sovrano e Stato Satellite.

di Martina Annibaldi

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