Siamo in guerra

imageReparti italiani nella guerra all’Isis ma il parlamento non ne sa nulla. I libici confermano la presenza di truppe speciali italiane e inglesi al fianco dei loro eserciti. I nostri soldati, inviati a sostegno dei raid aerei Usa e dell’avanzata sul terreno delle forze fedeli al governo di unità nazionale guidato dal premier Fayez al-Serraj. Nessuno ne sa nulla. Il parlamento non solo non è stato informato, ma non ha neanche discusso è votato l’invio di soldati in quella zona di guerra. Forse neanche il presidente Mattarella, che è il capo delle forze armate, ne è stato informato.
La Costituzione, quella che vogliono cambiare, ripudia la guerra, ma il premier Renzi e i suoi alleati, Verdini compreso, pensano che sia carta straccia e inviano i nostri soldati in Libia. Hanno anche autorizzato l’uso della base aerea di Sigonella per far decollare i droni ma anche i caccia, per bombardare le postazioni Isis.
In questi giorni c’è affollamento sui cieli libici, dove i caccia-bombardieri Usa hanno compiuto 28 missioni in meno di dieci giorni, così si legge nell’ultimo aggiornamento dell’operazione Odissey Lightning pubblicato dal comando militare Usa per l’Africa (Africom).
In questi giorni le notizie sulla partecipazione delle nostre forze speciali ad attività di sostegno, sono smentite, riprese e smentite parzialmente. I soldati svolgono compiti di formazione e addestramento delle forze lealiste a Tripoli e Misurata alle milizie locali. Il generale Mohamed el Ghasri smentisce che forze speciali italiane siano impegnate nello sminamento, ma aggiunge che è favorevole ad ogni tipo di aiuto da parte dell’Italia.
La notizia della presenza in Libia di forze speciali italiane viene confermata da fonti istituzionali: i militari operano “alle dirette dipendenze” della presidenza del Consiglio. Il presidente del Copasir, il comitato parlamentare competente, Giacomo Stucchi, definisce a sua volta “inesatta” l’indicazione che Palazzo Ghigi abbia già informato della situazione il parlamento.
L’informativa redatta dal Cofs (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali) e classificata “segreta” si rifà ad una normativa approvata a novembre dal Parlamento, che consente alla Presidenza del Consiglio di autorizzare le forze speciali italiane a effettuare missioni all’estero, inquadrandole sotto la catena di comando dei servizi segreti.
Questa è la formula con cui il governo italiano ha inviato in Libia i soldati, ufficialmente per proteggere gli agenti dei servizi segreti impegnati sul campo, ma forse anche con ruoli operativi nell’avanzata dei regolari verso Sirte. Una situazione molto diversa da come il governo ha raccontato alla stampa l’utilizzo dei militari sul terreno libico. Tecnicamente l’Italia non è in guerra in Libia, perché le missioni non rispondono alla catena di comando della coalizione, ma direttamente al governo.
Le forze speciali italiane sono in Libia, al fianco del generale al Serraj, ma tecnicamente non siamo in guerra. Come dire che se qualcuno muore non è tecnicamente morto, ma ha finito di respirare.

di Claudio Caldarelli

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