Papa Francesco e le sorti del mondo e della Chiesa
A chi volesse rendersi conto di quanto in basso ci sta portando il quadro politico mondiale, consiglio di leggere (“La Repubblica”, 11 novembre u.s.) l’intervista-incontro-dialogo tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari (più di centosettanta anni in due), con riferimento ai relativi commenti dell’anonimo popolo del Web.
Nell’intervista c’era una ventata di speranza, un tentativo di dare uno squarcio in positivo per il panorama del futuro.
Nell’assoluta maggioranza dei commenti, invece, c’era l’evidenza di un’umanità senza ideali, esasperata, acre, senza amore. All’insegna del dio-denaro per ogni cosa, dalle guardie svizzere all’otto per mille, dai musei alle mense della Caritas. Terribile.
Papa Francesco è un “Pontifex”, per tutte le donne e gli uomini della terra ed è insieme un capo religioso, che incessantemente si adopera perché la sua Chiesa ritrovi lo spirito originario, il cristianesimo delle origini.
Ma è anche, lo ha scritto Scalfari, “un rivoluzionario e un profeta”.
Richiesto di un parere sull’elezione di Trump, ha detto: “Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi”. Ed ha spiegato che nel mondo di oggi bisogna amare il prossimo “più di te stesso”, e che “Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi siano loro a decidere..” E pochi giorni fa, nel saluto al presidente Usa per l’insediamento, ha scritto: “Possa la grandezza dell’America continuare ad essere misurata soprattutto in base alla sua sollecitudine per i poveri, gli emarginati e i bisognosi”..
E’ un uomo, papa Francesco, che fonde in una sintesi vera, nel segno dell’amore, religione e politica.
Che cita con ammirazione Martin Luther King: “Quando ti elevi a livello dell’amore, della sua grande bellezza e potere, l’unica cosa che cerchi di sconfiggere sono i sistemi maligni. Persone che sono intrappolate in quel sistema le ami, però cerchi di sconfiggere quel sistema”…
Forse la citazione è un riferimento di Francesco ad una opposizione interna alla chiesa cattolica assolutamente minoritaria, ma virulenta ed aggressiva, che avversa la sua azione di ritorno alle origini, di unità per tutti i cristiani ed insieme di incontro con tutte le donne e gli uomini di buona volontà.
Una opposizione che a me, da osservatore laico, sembra lontana anni luce dall’amore di Dio e del prossimo dei due principali comandamenti.
Una opposizione che per rifiutare pratiche anticoncezionali crede ad un dio vendicativo, al punto da preferire, vietando l’uso di profilattici, che disgraziate popolazioni dell’Africa muoiano di Aids (vedi le recenti vicende del Sovrano Militare Ordine di Malta).
Una opposizione che ha uno strano concetto di misericordia, applicabile a preti pedofili ma inammissibile per divorziati che si avvicinino ai sacramenti, e che non tiene in conto che i divorzi riguardano ormai oltre la metà dei matrimoni.
Una opposizione che non vuole la trasformazione della curia da struttura di potere e di malversazioni economiche (ricordate lo Ior?) a strumento sinodale di missione cristiana, e ne rallenta i lavori di una riforma organica, affidati al competente Comitato C9.
Una opposizione per la quale le parole dei papi Pio XII° e Giovanni Paolo II° sono vangelo, mentre sono discutibili le conclusioni della Amoris Laetitia, del Concilio Vaticano II° e le posizioni dei papi Paolo VI° e Francesco.
Un opposizione che non vuole accettare l’impegno ecumenico di Francesco per l’unità di tutti i cristiani ed ha considerato blasfema la partecipazione del pontefice alla commemorazione del quinto centenario della Riforma. Qualcuno ha anche deriso come “san Lutero!” la sua considerazione: “All’inizio quello di Lutero era un gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa”, era una reazione alla “tentazione di costituire una Chiesa autoreferenziale”.
Altri elementi di non tacito confronto ci sono oggi, per le sostituzioni (limiti di età) dei cardinali Scola a Milano, Vallini a Roma e Bagnasco alla Conferenza Episcopale Italiana, quest’ultima piuttosto conservatrice, come la corrispondente Conferenza Usa (nella quale un discreto numero di vescovi si è adoperato per l’elezione di Trump).
Ma papa Francesco non si lascia sgomentare da queste difficoltà.
Ha sensazioni che il suo pontificato non durerà a lungo, ma non si ferma, porta avanti le cose del Concilio, il rinnovamento da fare. Da fare insieme, come il prossimo sinodo sui giovani e la loro scelta di una formazione di vita.
E non teme le accuse di svendere la dottrina, di protestantizzare la Chiesa. Ha detto che non gli tolgono il sonno, quelle critiche. Ha detto che la riforma della curia non è un trattamento estetico, non è una modernizzazione di strutture. E’ un adeguamento di conversione delle persone che vi operano, per svolgere un percorso missionario verso le donne e gli uomini del mondo.
Perché diversamente “il cancro nella Chiesa è darsi gloria l’un l’altro”.
Lasci perdere le sensazioni, per favore, santità.
Il mondo ha bisogno di Lei. Oggi più che mai. Ha bisogno di riferimenti.
Ha bisogno di ritrovare la speranza di un nuovo Umanesimo.
“Ad multos annos” , papa Francesco!
di Carlo Faloci