I dubbi del popolo di sinistra, diviso tra realtà e convinzioni

La razza umana è unica, poiché la quantità di differenze genetiche sono ridicole, per credere in una reale esistenza delle razze. Se i popoli sembrano tanto differenti, è solo per delle barriere culturali che essi stessi hanno creato, a causa di condizioni di vita differenti, spesso legate alla geografia. E così anche riferendosi alle differenti correnti politiche, parlare di “popolo di sinistra” (o di destra, o di centro, ecc.), non è cosa appropriatissima, ma aiuta a distinguere l’insieme di coloro che s’identificano in un certo pensiero politico.
Oggi, vista l’ascesa della destra sovranista e autoritaria, che non mostra spaccature sulle sue posizioni, c’è da chiedersi quali dubbi che tormentino e ostacolino il popolo di sinistra: l’aver creduto nella democrazia e l’essersi spesi per il bene comune, alla fin fine sta portando ad un mondo che è sempre più l’opposto di quello sognato. Ma quali sono i dubbi che agitano i sinistroidi, quali errori sono così forti da portare verso un tale epilogo?
COERENZA: il primo e più evidente è se continuare a portare avanti i propri ideali (accoglienza, diritti civili, antifascismo, garantismo, equità, meritocrazia, ecc…), pur se attualmente invisi al popolo che si pensa di rappresentare e deleteri, dal punto di vista elettorale. Per esempio, dato l’incattivimento dell’opinione pubblica, la diatriba è se mostrarsi opportunamente meno accoglienti nei confronti dei migranti, sperando in un maggior consenso alle elezioni, oppure restare palesemente fedeli ai propri ideali, a costo di perdere malamente il paese, cosa che poi porterebbe ad una politica ancor peggiore nei loro confronti. L’utilitarismo spingerebbe verso un atteggiamento ipocrita, ma più produttivo; il proprio DNA politico, richiede una coerenza elettoralmente deleteria. Su questo punto, il popolo della sinistra arriva inevitabilmente a spaccarsi e/o finisce per disertare le urne. Ma a chi giova?
LEADERSHIP: anche sul tipo di “condottiero” che si preferisce, cioè se uno schiacciasassi verso tutti gli avversari (ex: un Renzi), che da un senso di forza ma annulla il dissenso e la dialettica, oppure uno democratico, che fa sentire ascoltate tutte le opinioni (ex: un Bersani), ma che si fa annichilire e sconfiggere dagli opportunisti, il popolo di sinistra non sa che cosa scegliere. Il primo sfascia e frammenta il partito, ma il secondo “non attrae” nuovi votanti. Qual è più utile?
ALLEANZE: su quali debbano essere le forze politiche cui accompagnarsi, per governare il paese, è da sempre motivo di discussione interna. Il Governo Monti prima ed il patto del Nazareno poi (nonché oggi col M5S di Di Maio), hanno creato dei precedenti dei quali i sinistroidi si vergognano, pur se motivati dal “salvare il paese” ed evitare rischi peggiori. Ogni volta il risultato non è stato positivo (nel governare e nel consenso) e ogni volta la sinistra si è chiesta se non sarebbe stato meglio scegliere di andare ad un voto in cui essere probabilmente sconfitti, ma da cui “risorgere” in qualità di opposizione.
IDEALI: essendo cambiato il mondo, in molti si chiedono se non sarebbe meglio “fare un tagliando” agli ideali di sinistra, attualizzandoli e rendendoli più concreti; però, è insito nei sinistroidi il non mettere mai in discussione i propri simboli ed eroi, pur se molti oggi sconosciuti (o cancellati) dalle menti delle masse; pur se ridimensionati o condannati dalla storia. Il risultato è che la sinistra sembra sempre troppo vecchia, per guardare al futuro: non è “appetibile” per dei nuovi elettori. E’ utile, dilaniarsi e dividersi per questo?
METODI: la macchina del fango, il meccanismo dei social, sta dimostrandosi micidiale per creare un forte consenso, basato sul nulla. A sinistra, qualcuno ha provato a fare lo stesso gioco di disinformazione, ma fondamentalmente in modo troppo blando, per essere utile. La questione è se “sporcarsi” con fake news e con consensi social farlocchi (grazie a società che creano tutto ciò, ad arte) come i propri avversari, per essere più votati, o se rimanere ligi ad una corretta informazione e al dialogo aperto, regalando il paese ad una destra priva di contenuti, che macina consensi ma che non sa governare. Come dimostrato da alcuni studi, l’opera dei debunker (svela-falsità) alla fine è anche deleteria. Quindi, è il caso di restare corretti, svelando a menti già convinte le balle dell’avversario, se ciò porta comunque alla sconfitta?
Di fronte ad una destra che sta fagocitando il mondo, forte di una mancanza di spirito critico e di un cinico opportunismo, il popolo di sinistra continua a dividersi nei suoi dubbi, continua a linciare i suoi esponenti, scagliandosi ogni volta contro i suoi fratelli, prima ancora che verso i suoi avversari. Ma, alla fine, non fa né il proprio bene, né quello del paese, né di quegli ultimi che vorrebbe tutelare. Coi suoi dubbi, con le sue incertezze ricche di contenuti, il popolo di sinistra pare condannato all’oblio, sotto il peso di una nuova barbarie politica.

Mario Guido Faloci

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