‘Ndrangheta, finisce la latitanza di Ernesto Fazzalari

Martina

Era in fuga dal 1996, Ernesto Fazzalari –  il latitante più ricercato d’Italia dopo Matteo Messina Denaro – arrestato all’alba del 26 Giugno  dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria con la collaborazione dei militari del Gruppo Intervento Speciale e degli uomini dello Squadrone Cacciatori Calabria. Quarantaseienne, boss ‘ndranghetista dell’omonimo clan con base tra Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova (nella Piana di Gioia Tauro), Fazzalari è stato scovato all’interno di un complesso di caseggiati nelle campagne di Molochio, ai piedi dell’Aspromonte.

Catturato mentre era ancora nel sonno, non ha opposto alcuna forma di resistenza. Accanto a lui una donna di 41 anni, finita in manette con le accuse di procurata inosservanza di pena, concorso in detenzione d’arma comune da sparo e ricettazione. Nel covo, infatti è stata ritrovata una pistola insieme ad altro materiale ancora non precisato, ma già al vaglio degli inquirenti per poter stabilire quali siano stati in questi venti anni i fiancheggiatori del boss.

La latitanza di Ernesto U’ Lentu, era iniziata a seguito della condanna all’ergastolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, duplice omicidio ( vittime Vincenzo Maisano e Francesco Asciutto), duplice tentato omicidio, detenzione illegale di armi e un’altra serie di altri reati, nell’ambito dell’inchiesta denominata Taurus.

Inchiesta incentrata sulla faida che all’inizio degli anni Novanta, per più di tre anni, ha visto coinvolte le famiglie Asciutto, Neri e Grimaldi da una parte contro i Fazzalari, i Crea ed i Viola dall’altra. Una guerra che ha insanguinato il paese con una serie di esecuzioni a dir poco efferate ( 24, in totale, gli omicidi contestati agli 80 imputati finiti a processo). Resta spaventosamente impresso nella memoria, tra tanti, il racconto di chi ha assistito all’omicidio di Giuseppe Grimaldi, decapitato di fronte all’ufficio postale del paese, la testa lanciata in aria come un pallone e colpita dalle pallottole di uno dei sicari. Una dose di mostruosità impossibile da afferrare con la mente.

Ernesto Fazzalari, di questa faida è stato uno dei protagonisti. Elemento di vertice insieme al fratello Domenico e al cugino Salvatore, vicino alla famiglia Zagari, viene descritto come uno dei killer “più spietati, partecipante attivo delle azioni delittuose con una condivisione totale degli scopi e dei programmi del gruppo Zagari”, uno che “sparava come un pazzo”. Non a caso, insieme a Messina Denaro, è l’unico italiano ad esser finito nella lista dell’Europol.

“Fazzalari era un capo, che ha continuato ad operare con un ruolo direttivo all’interno del suo clan”, spiega il Procuratore capo della Dda, Federico Cafiero de Raho. Catturarlo è una vittoria. Ma una vittoria con qualche piccola riserva. Quanto sarebbe arrivato prima questo arresto se a Fazzalari fosse mancato il consenso sul territorio? Quanto pesa su questi venti anni l’acquiescenza della gente?

di Martina Annibaldi

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