La relativa importanza di capire i motivi dei nostri gesti

Guido falociUna riflessione sulla Volontà

Nonostante la tecnologica connessione totale al mondo, c’è una porta di comunicazione essenziale, tra tutte le componenti non-materiali, dalla quale non si può prescindere: la volontà.
Se non c’è volontà di sentirsi, si possono avere tutte le connessioni, tutti i socials, del mondo, ma non si sentirà nessuno. Ovviamente, il discorso vale anche, al contrario, se la volontà sia quella di non sentire qualcuno.
Eppure, esiste anche altro, che in questo mondo tecnologico, che in questo mondo iper-analizzato, costituisce l’ulteriore limite alla comunicazione: la realtà materiale.
Esistono situazioni (contesti lavorativi, famigliari, eminentemente pratici) nelle quali non possiamo essere realmente noi stessi e non possiamo nemmeno comunicare con chi vorremmo, prescindendo dalla volontà e dal desiderio di farlo. Può sembrare un comodo alibi, ma la realtà è tangibile, provabile, oggettiva e non credere a questa, è comunque una questione di volontà…
Si potrebbe fare di più? Probabilmente sì, ma la volontà ha tantissimi aspetti e non solo palesi, ma tutti comunque legati al concetto di scelta, solo quando sia effettivamente possibile scegliere. E anche il credere o meno, a qualcosa o a qualcuno, è una questione di scelta: occorre volerlo realmente fare…
Anche in gesti semplici, come portare un caffè al collega assonnato, c’è un po’ di scelta, più che per reale desiderio di farlo. E’ un po’ come per quelle parole di Film Blu, in cui un personaggio dice all’altro: “…lei è buona, perché così vuole essere…”.
Ma non per questo la nomea di “buono” è usurpata, anche se le azioni più apprezzate restano frutto di una scelta, più che di un reale slancio emotivo. Certo, le conseguenze da pagare, o gli elogi ricevuti, dei nostri atti, sono gli stessi e, nel caso di una scelta, sono anche più valutabili; ma, scegliere di essere buoni, significa ugualmente esserlo? Parimenti, là dove si scelga, di fare o di non fare qualcosa, significa ugualmente essere o non essere buoni? Probabilmente sì, l’importante è che nella nostra scelta non vi sia mai la ricerca di un qualsiasi tornaconto.
Forse, per ridare un senso alle cose, ai rapporti umani, non dovremmo valutare se “sotto sotto” vi sia stata o meno una scelta, quanto quale sia stata la volontà che c’ha spinto verso questa. Probabilmente, dovremmo provare ad essere un po’ più semplici ed accettare di più, il fatto che noi siamo le nostre azioni, perché siamo la volontà di metterle in atto, conscia od inconscia che sia.

di Mario Guido Faloci

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