Olimpico impossibile

lamberto

C’erano una volta lo stadio, la domenica pomeriggio, i tifosi. C’era una volta, soprattutto, l’Olimpico. Impianto all’avanguardia, carico di calore e di partecipazione.
C’era una volta, e ora non più. Il presente parla di uno stadio vuoto, abbandonato, difficile da raggiungere. La discesa è iniziata ormai da due anni, come suggeriscono i dati delle presenze: la Roma ha chiuso la scorsa stagione con 5 mila biglietti in meno rispetto alla media 2014/15, la Lazio con un calo di addirittura 13 mila.
È la cronaca di una fine annunciata e resa più veloce dalle nuove disposizioni in materia di sicurezza. In origine furono le barriere nelle curve, settori troppo vasti, secondo il prefetto, e quindi difficili da controllare. Fu la decisione che fece uscire dagli stadi i gruppi organizzati, il cuore del tifo per molti, il cuore della criminalità per altri.
Quest’anno nuove misure: schedatura del volto con tecnologia biometrica, parcheggio obbligato lontano dallo stadio e multe severe per chi cambia posto dentro lo stadio.
“Sono scelte che allontanano la gente dallo stadio, ormai vedere le partite è impossibile”. Questa l’opinione di quanti, domenica scorsa, erano all’Olimpico per Roma-Sampdoria (appena 28.000 spettatori). E il clima non cambia in casa Lazio: “Ero abbonato da quindici anni insieme a mio padre. Oggi ha 75 anni, fare 3km a piedi per venire allo stadio è difficile per lui. Ma come si fa?”.
Così lo storico impianto inaugurato nel 1957 e diventato Olimpico nel 1960 sarà presto abbandonato dalla squadra giallorossa. È agli sgoccioli infatti l’iter burocratico che porterà alla posa della prima pietra del nuovo stadio voluto dai proprietari americani.
Inizio dei lavori previsto per il 2020. E fino a quel momento non è nemmeno così scontata la permanenza al campo del Foro Italico. Mauro Baldissoni, direttore generale della Roma, ha lanciato la sfida: “Riempire l’Olimpico è difficile. Stiamo pensando di trasferirci in un impianto più piccolo”.

di Lamberto Rinaldi