Italia SI Italia NO!

camillieri

Manca meno di un mese per decidere le sorti di un’intera nazione, dal voto del 4 dicembre dipenderà ogni cosa. Renzi ha detto che se perde cambierà mestiere, il che potrebbe significare che si dedicherà alla politica. E noi questo dobbiamo evitarlo.
Franceschini ha detto che se vince il no, non si faranno riforme per dieci anni e, probabilmente, sta riservando le altre nove piaghe bibliche per i giorni prima del voto, si consiglia di nascondere i primogeniti maschi, per ogni evenienza.
La Boschi ha promesso più latte e meno cacao, un mondo giusto, fiumi di ambrosia e laghi di miele se vince il sì, mentre Mordor potrebbe dominare le terre di mezzo in caso di catastrofico no.
È stato schierato un esperto USA da 400.000€, un ex comico e regista è stato trasformato in lacchè di partito, senza dimenticare Jovanotti e Buffon arruolati per convincere la gente a votare per il SI’, perché è importante affidarsi ad un cantante con la zeppola o ad un portiere dalla bestemmia facile per capire cosa votare in una riforma costituzionale.
Il problema è che il dibattito politico sta inquinando le acque, confondendo le idee, e l’unico sistema per capirci qualcosa è andarsi a leggere la riforma, punto per punto; un lavoraccio, ma ne vale la pena.
Dalla lettura delle modifiche, emerge un tentativo oggettivo di snellire il procedimento legislativo, sensato e mirato nella giusta direzione. Il passaggio dalle due Camere rallenta l’iter delle leggi, mentre la nuova Costituzione permetterebbe una maggiore agilità, è indubbio. L’articolo 70, per quanto complicato da una matassa di parole davvero notevole, appare indirizzato a rendere più precise le regole del gioco e dunque meno interpretabili, il che è positivo.
L’autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari e senatori, sarebbe più veloce, passando solo da una votazione anziché due.
La Costituzione più bella del mondo, appare perfettibile proprio leggendo le modifiche proposte.
Il vero problema è la “deriva autoritaria” paventata da Zagrebelsky. È scritto nero su bianco che lo statuto delle opposizioni sarà disciplinato dalla Camera dei Deputati, il che significa che la maggioranza deciderebbe le regole con cui deve giocare l’opposizione. Si può obbiettare che la correttezza di queste regole sarebbe garantita dalla Corte Costituzionale, che supervisiona e ha veto su tutto, ma da chi è costituita tale Corte? È un organo politico anch’esso, inutile prendersi in giro. E se non è un rischio di “deriva autoritaria” questo, quale lo è?
Irrilevante, in questi termini, il fatto che le leggi di iniziativa popolare richiederanno il triplo delle firme, ciò non è necessariamente un danno ma può dare un’indicazione relativamente alla direzione verso cui è orientata tutta questa riforma. Va tenuto conto, però, che a differenza di prima il testo dovrà essere obbligatoriamente discusso in Parlamento, una novità non da poco.
Insomma ci sono valide motivazioni per votare il sì ma anche legittime paure per chi sostiene il no.
Da italiano, prima che da elettore, avrei preferito una riforma scritta da tutti, condivisa da tutti. Non credo fosse impossibile, solo, non è ciò che si desidera, ragion per cui quello che dovrebbe essere un voto dettato da senso civico, finirà per essere un voto politico. Non do consigli, io stesso ho maturato la mia scelta dopo forti tentennamenti, consiglio soltanto di dare una lettura a ciò che si andrà a votare.
Qui trovate un testo con le variazioni:
http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/AC0500N.Pdf
di Marco Camillieri

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